Casa dolce casa

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Louis' s pov

Dopo aver fatto colazione con Emily mi feci una doccia, avevo bisogno di riprendermi.
Sotto la doccia calda pensai, pensai parecchio.

Che casino che ha fatto ieri, non avrei dovuto bere così tanto.
Menomale che c'era Emily con me, non so come avrei fatto.
E con Harry? Ora che faccio?

Le domande mi rimbombavano in testa come non mai, non sapevo veramente che fare.
Poi sentii una voce, Emily mi stava chiamando.
"Louis pranzi con noi?" Mi chiese. Io accennai un si.
"Che c'è Louis?" Mi chiese il mio amico vedendomi uscire dal bagno con il volto completamente bianco.
"Niente niente tranquillo. Stavo pensando che dopo domani partirò per Doncaster, voglio stare un po' con la mia famiglia, poi il prossimo weekend ci sarà il compleanno delle gemelle." Spiegai.

Due giorni dopo, appunto, partii per tornare a casa. Non distava molto da Londra, così andai in macchina.
Appena arrivato mi sembrava di essere tornato al passato, la città era identica e dopo tutto quel tempo mi era mancata.
Come prima cosa andai a casa a salutare tutti, le gemelle furono così contente della sorpresa che non mi lasciarono un attimo.
Mangiammo tutti insieme, non lo facevamo da tanto, e provai una sensazione di malinconia enorme.

Nei giorni successivi mi rilassai per bene, niente più canta di qua e di là, niente litigate e, finalmente, nessuna Eleonor che mi dava ordini e rompeva le scatole.
Feci più giri per la città e tornai anche nel vecchio cinema in cui avevo lavorato da piccolo e al teatro in cui avevo recitato una parte in Grease.
Stare lì mi piaceva, ma mi resi presto conto che un senso di vuoto mi stava nascendo in petto con il passare dei giorni.
Parlare con Emily è stato liberatorio, avevo capito veramente cosa volevo. Così feci un giro di telefonate.
Prima chiamai Eleonor.
"Amoree." Disse per rispondere al telefono.
"Ciao El, scusa la chiamata, ma dobbiamo parlare. Sarò veloce." Dissi freddo.
"Tutto ok?"
"No, Eleonor. Ho bisogno di una pausa, devo stare da solo per un po'. Mi spiace ho bisogno di pensare."

Non la feci neanche rispondere che chiusi la telefonata. Mi si era tolto un peso.
Poco dopo chiami Emily.
"Ciao Lou! Tutto ok?" Chiese subito.
"Tutto alla grande. Ci ho pensato su, avevi ragione. Io e lui.. beh ecco." Non sapevo come dirglielo.
"Tranquillo. Ho capito. Beh allora?"
"Allora mi servirà una mano e sarai tu a darmela in tour." Spiegai.
Lei accettò e chiuse la telefonata.

L'ultima persona da chiamare era lui. Il ragazzo che mi aveva fatto impazzire per 10 anni senza darmi pace.
Il problema, però, era trovare il coraggio, non ne avevo abbastanza. Così aspettai un paio di giorni ancora.
Poi decisi di trovare una scusa, il compleanno di Daisy e Phoebe. Lo chiamai.
"Ciao Harry."
"Ciao Louis, te lo dico subito, se vuoi parlare di concerti e canzoni non è il momento. Siamo in vacanza."
Non sembrava molto contento di sentirmi.
"Oh, no no tranquillo. Volevo chiederti se ti andava di passare di qui, a Doncaster ecco, sai domani..."
"Si è il compleanno delle gemelle, me lo ricordo." Mi interruppe.
"Eh si ecco, sai sarebbero molto contente di vederti. Tutti a dire il vero." Dissi timoroso.
"Va bene, cercherò di essere lì nel pomeriggio."
"Oh, perfetto! Beh allora a domani." Stavo facendo i salti di gioia, menomale che non mi vedeva nessuno.
"Ciao Louis." E chiuse.

Arrivò il giorno del compleanno, le due sorelline organizzarono tutto fin dalla mattina, dolcetti, addobbi, musica e tutto il resto. Non avevo detto niente di Harry, volevo fosse una sorpresa per tutti. La mia famiglia era molto legata a lui ed era da anni che non lo vedevano, dal funerale di mamma a dire il vero.
Pranzammo tutti insieme, fish and cips, il piatto preferito delle piccoline, appena ci alzammo da tavola suonarono alla porta.

Oddio è già qui, cosa faccio? Che gli dico?
Ok Louis, calmati. Calmo.

Mi avvicinai alla porta e aprii. Lui era lì con i capelli più lunghi dell'ultima volta, una delle sue camicie colorate, gialla quel giorno, e giacca e skinny jeans neri. Come mi piaceva vederlo vestito così.
Non feci in tempo a salutarlo che lo videro le due gemelle e iniziarono a urlare. Entrò e le abbracciò entrambe, poi mostrò il loro regalo, due borse della Mulberry, una grigia e l'altra gialla, Daisy e Phoebe lo ringraziarono e lo fecero entrare.
"Non dovevi." Gli sussurrai. Lui mi accennò un sorriso.
Andò avanti a salutare tutti, poi ci sedemmo in soggiorno per la mangiare torta e fare due chiacchiere.
Mio padre continuava a fare domande sulla carriera, la sua vita privata e la famiglia, stava diventando imbarazzante.
"Vado a fumare una sigaretta." Dissi per fermarlo un attimo.
"Harry?" Chiesi come per invitarlo ad uscire con me.
Si alzò e mi segui in giardino, ci sedemmo su un'altalena sotto un albero e mi accesi una sigaretta.
Non riuscivo a smettere di fissarlo. Lui invece si guardò le mani per tutto il tempo.
Il sole stava calando e il cielo azzurro stava pian piano diventando sempre più rosato, rimanemmo in silenzio per un po' poi esplosi.
"Ho lasciato Eleonor sai?" Dissi velocemente.
"Ah si? Perché?" Mi chiese guardandomi storto.
"Eravate tutti amore di qua e amore di là." Continuò senza farmi rispondere.
In quelle parole sentii un mix tra disgusto e gelosia.
"Boh, non era proprio il mio tipo ecco." Spiegai.
Il suo sguardo era sempre più confuso, così per farglielo capire meglio gli misi una mano sulla gamba e lo guardai dritto negli occhi.
Lui scattò in piedi di colpo.
"Ah non prendermi in giro Louis! Mi hai illuso per anni e anni, non ci casco di nuovo! Non con te!" Mi urlò contro.
Era incazzato, molto incazzato.
"Non sto scherzando e non ti sto certo prendendo in giro. Mi sono reso conto di varie cose in questo periodo."
"Ah si certo, dopo anni cambi idea così, una cosa normale."
Non lo avevo ancora convinto.
"Harry, ti prego, credimi. Ho notato i tuoi sguardi. Poi non sei stupido! Pensi veramente che il mio intero album sia dedicato a lei?" Iniziai a urlare anch'io. Mi doveva ascoltare, mi doveva credere.
A quella domanda però non rispose. Distolse lo sguardo da me, si girò verso il bosco e si sedette per terra, con le mani davanti al volto. Mi avvicinai e mi sedetti di fianco a lui.
"Come faccio a fidarmi?" Chiese continuando a guardare il vuoto.
Gli girai la testa delicatamente e lo guardai negli occhi.
"Te lo dimostrerò." Risposi accennando un sorriso.

It will not be easy Where stories live. Discover now