Parigi

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"Ei, Boo Bear! Siamo arrivati tesoro."
Arrivammo all'albergo e Harry cercò di svegliarmi.
"Altri 5 minuti dai, per favore." Chiesi senza nemmeno aprire gli occhi.
Non rispose, ma visto che mi tirò su di forza lo presi per un no.
Mi portò in camera, tenendomi per mano, io avevo ancora gli occhi chiusi e a mala pena sentivo quello che stava succedendo in torno a me.
Entrammo in camera, mi fece sedere sul letto e iniziò a togliermi i vestiti.
"Cosa stai cercando di fare?" Sussurrai in modo malizioso.
"Niente di quello a cui stai pensando Lou, sto solo cercando di metterti a letto."
Mi fece sdraiare, mi coprì con il lenzuolo e si allontanò verso la porta.
"Non andare via." Chiesi.
Lo sentii smettere di camminare.
"Stai qui con me Harold."
"Non posso Lou, lo sai." Spiegò.
"Dai per favore solo per sta notte, almeno mi fai compagnia." Insistetti.
Accettò e tornò verso il letto, si sdraiò di fianco a me mettendomi un braccio sotto la testa in modo da abbracciarmi.
Appoggiai la testa sul suo petto e mi strinsi forte a lui, mi addormentai all'istante, protetto tra le sue braccia.

Mi svegliai poco prima di mezzogiorno, Harry stava ancora dormendo, mi alzai silenziosamente e andai in bagno per prepararmi e farmi una doccia; fortunatamente, essendo appena arrivati, avevamo la giornata libera, in modo da rilassarci un po'.
Appena entrato in bagno accessi il telefono, ero pieno di messaggi da parte dei ragazzi.
"Noi andiamo a farci un giro."
"Ginny vuole vedere Parigi, ci vediamo sta sera."
"Noi usciamo, fate i bravi!"
Spensi di nuovo il telefono e mi buttai sotto l'acqua, uscii poco dopo, mi asciugai un po', mi misi un asciugamano in torno alla vita e uscii dal bagno.
"Buongiorno." Disse Harry con la sua voce profonda di uno che si è appena svegliato.
Aprì gli occhi e mi guardò per qualche secondo.
"Mi ci potrei abituare." Disse squadrandomi come si deve dalla testa ai piedi prima di fare un sorrisino maliziosi.
Presi i miei vestiti e mi cambiai, nel frattempo lui si alzò e mi diede un grande bacio sulla guancia prima di andare in bagno.
Senza farmi sentire chiamai il servizio in camera e ordinai il pranzo: tacos, uno dei suoi piatti preferiti, patatine e torta al cioccolato.
Uscì dal bagno e si sedette di fianco a me sul letto.
"Ho fame." Mi disse. In quell'istante suonarono alla porta, andai ad aprire e a presi il cibo.
Tornai verso il letto con il vassoio in mano e un gran sorriso, appoggiai le cose e mi sedetti di nuovo.
"Bon appétit!" Dissi in un francese un po' storpiato.
Ci fiondammo sul pranzo e mangiammo tutto in pochi minuti.
"Che facciamo oggi?" Chiesi sdraiandomi di nuovo sul letto.
"Adesso quello che vuoi, ma alle 18 pronto che ti porto fuori." Rispose.
"Dove andiamo?"
"Vedrai." Mi disse sdraiandosi di fianco a me.

Alle 18 eravamo pronti fuori dall'albergo, che si trovava proprio nel centro della città.
"Pronto?"   Io annuii.
Mi prese per mano e iniziammo a camminare.
Visitammo tutto il centro, mano nella mano, proprio come una coppia di ragazzini.
"Allora ti piace?" Mi domandò.
"Tantissimo, non l'avevo mai vista prima." Risposi contento.
"Manca ancora il meglio."
Mi trascinò su un taxi e andammo a Montmartre, una piccola collina nella periferia della città. Era la zona degli artisti, ho sempre desiderato di vederla.
Facemmo un giro tra i vari negozi, le strade erano piene di pittori e musicisti che suonavano qualsiasi tipo di musica.

Amo questo posto. Amo Harry.
Dio l'ho pensato veramente? Beh forse è così.
Amo follemente questo ragazzo.

Nonostante i miei pensieri non gli dissi niente, era ancora troppo presto.
Ci fermammo in un piccolo ristorante a mangiare, tutti i piatti erano deliziosi e lo spettacolo di ragazzo di fronte a me completava al meglio la serata.
"È tutto perfetto." Gli sussurrai. Mi sorrise e mi prese di nuovo la mano.
Finimmo il vino e ci alzammo.
"Andiamo dai o faremo tardi." Disse prima di ributtarmi sul taxi.
Arrivammo sotto il vero simbolo di Parigi, la Torre Eiffel.
Stupenda, era completamente illuminata e risplendeva su tutta la città, ci avvicinammo sempre di più.
Harry salutò un signore della sicurezza che ci fece salire su uno degli ascensori.
Arrivammo in cima, sul terrazzo più in alto, c'eravamo solo noi.
"Wow. È bellissimo, ma come hai fatto?" Chiesi stupito.
"Trucchi del mestiere." Rispose strizzando l'occhio.
Ci avvicinammo alla ringhiera e mi abbracciò da dietro per poi darmi tanti piccoli baci sul volto.
Mi girai verso di lui e lo guardai negli occhi. Pian piano si avvicinò a me sempre di più, i miei occhi continuavano a spostarsi dai suoi splendidi occhi verdi alle sue labbra perfette. Mi baciò. Un bacio perfetto. Lo desideravo da tanto, anni a dire il vero.
Si allontanò da me e mi guardò di nuovo, sorridendo.
Appoggiò la sua fronte alla mia e fece sfregare dolcemente le punte dei nostri nasi.
Mi baciò di nuovo.
Poi le sentii. Non pensavo fosse possibile. Avevo le farfalle nello stomaco, mai successo prima, mai durante un bacio soprattutto.
"Torniamo in albergo dai." Disse prendendomi per mano e riportandomi in ascensore.
Scendemmo, salimmo sul taxi e tornammo in albergo.
Entrammo in camera, sta volta non glielo dovetti nemmeno chiedere, rimase in camera con me anche quella notte.
Ci spogliammo e ci sdraiammo sotto le coperte.
"Ti è piaciuta la sorpresa?" Chiese mettendomi il braccio sotto la testa come la sera prima.
"Certo! Stupenda." Risposi avvinghiandomi a lui.
Mi baciò di nuovo e ci addormentammo insieme.

La mattina dopo ci svegliammo presto, avevamo appuntamento alle 9 per far colazione tutti insieme e poi andare a fare le prove per il concerto della sera.
Scendemmo nella sala ristorante, insieme, gli altri erano già tutti a tavola.
"Buongiorno!" Ci salutò Liam.
"Allora? Piaciuta Parigi?" Chiese Niall sogghignando.
Io annuii imbarazzato. Mangiammo e andammo a provare.

Il concerto della sera andò alla grande, così come quelli dei due giorni successivi.
Il pubblico fu fantastico, forse anche più urlante e disperato di quello di Londra.
Io e Harry facemmo uno dei nostri soliti giochi di parole, Niall lanciò i suoi plettri alle fan, Zayn toccò note mai sentite prima e Liam mi lavò di nuovo dalla testa ai piedi.
Un nostro classico concerto diciamo.

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