10 - In moto con la mummia

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[20 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

Mentre sfrecciava tra le case con Dazai seduto dietro Chuuya non spinse tanto con l'acceleratore anche perché non voleva rischiare troppo il primo giorno. Quando arrivò su uno stradone largo e senza curve, quasi vuoto a quell'ora della notte, aumentò la velocità, sollevando schizzi d'acqua dal cemento bagnato a causa della pioggia.
Sentiva Dazai dietro di sè, si chiese a cosa stava pensando e che espressione aveva in quel momento. Non poteva saperlo, accelerò ancora di più con un ghigno divertito.
In quel momento sentì Dazai aggrapparsi alla sua vita trattenendo un mezzo grido, Chuuya ridendo aumentò la velocità un altro po'.

- Allora, com'è bastardo? Te la stai facendo sotto per la velocità?

Il vento si portò via la risposta di Dazai e Chuuya non riuscì a sentirla però si immaginò il ghigno sulla faccia del ragazzo dietro di lui. Le braccia di Dazai attorno al suo petto erano stranamente calde e aveva un presa salda, come se avesse seriamente paura di cadere giù dal mezzo di trasporto.
All'improvviso lo colpì un pensiero strano: quella era la prima volta che lui e Dazai si toccavano da quando si erano conosciuti, escludendo ovviamente il primo scontro in quella grigia mattina di un venerdì di una ventina di giorni prima.
Chuuya girò un'altro po' per le vie deserte della città godendosi il vento tra i capelli e quello strano senso di libertà che gli stava nascendo dentro, ignorando completamente Dazai dietro di lui, che ad ogni curva si stringeva sempre di più a lui probabilmente cercando di nascondere la paura.
Arrivato in una zona deserta e abbandonata nella zona portuale Chuuya si fermò sgommando:

- Ehi, Sei vivo Dazai?

Il ragazzo ancora stretto a lui mugugnò qualcosa poi si riprese e saltò giù dalla moto e si tolse il casco.

- Chuuya-Kun, sei sicuro di avere la patente per guidare una moto?

- Tsk. Sta un po' zitto.

Dazai infilò le mani in tasca e si guardò attorno con sguardo circospetto e indagatore.

- Dove siamo?

- In una zona abbandonata vicino al porto.

- Perché?

- Non sapevo dove andare. - Fece spallucce Chuuya estraendo un pacchetto di sigarette e una accendiamo dalla tasca e ne offrì una a Dazai che la prese e lo guardò incuriosito.

- Non pensavo fumassi Chuuya-Kun.

- Infatti non sono un fumatore incallito. Fumo una sigaretta ogni tanto, quando sono stressato o nervoso, o quando come adesso voglio festeggiare qualcosa...

Si accese la sigaretta indicando la moto.

- A proposito come ti è sembrato il mio "catorcio"?

- Non male, non male. Però è scomodo muoversi in moto... Ora ho tutta la schiena dolorante.

- Ma dai hai sedici anni, idiota.

- Sono molto più atletico di te.

Disse, per poi arrampicarsi su un container abbandonato e sedersi lì sopra a fissare il mare inquinato del porto far ondeggiare dolcemente le barche ormeggiate poco lontano. Chuuya lo raggiunse con la sigaretta tra i denti e si sedette accanto a lui.

- Questo è tutto da vedere. In più le bende ti fanno sembrare tutto fragilino e debole.

- Mi sottovaluti.

- Perché metti le bende?

- Così, hanno stile.

- Ma non mi dire.

Chuuya si portò le gambe al petto e le abbracciò cercando di recuperare un po' del colore che il giro in moto gli aveva sottratto, alzò gli occhi verso al cielo, come faceva tutte le notti che era in giro solo per rimanere deluso come ogni volta. Nemmeno sta sera si vedono le stelle. Pensò con tristezza giocherellando con una ciocca un po' lunga che gli cadeva a lato del viso pizzicandogli la guancia.
Il rumore del mare e delle lontane auto di passaggio erano gli unici suoni che riempivano il silenzio di quel momento.
Chuuya era così immerso nei suoi pensieri che non si era reso conto dello sguardo indagatore, e da predatore che Dazai aveva posato da un po' su di lui. Chuuya finì la sigaretta e gettò il mozzicone giù dal container continuando a fissare il cielo con sguardo vuoto e triste quasi dimenticandosi di non essere solo.

- Non si vedono le stelle.

Disse ad un certo punto Dazai, dando voce a tutti i pensieri del ragazzo seduto accanto a lui.

- Non si vedono mai.

Aggiunse Chuuya cercando di mascherare l'amarezza che gli appesantiva la voce.

- No, è vero qui a Yokohama non le ho mai viste.

- Nemmeno io le ho mai viste.

- Però sai Chuuya-Kun, non mi mancano per niente. Non ho mai amato i cieli stellati, mi hanno sempre fatto sentire impotente, patetico e inutile più di quanto non mi sentissi già. Non riuscire a vedere le stelle mi da un certa sicurezza.

Chuuya non rispose, non la pensava così, ma non trovava le parole giuste per ribattere, in più era stupito che Dazai si fosse aperto con lui in quel modo.

Chuuya si sdraiò all'indietro, non curandosi della polvere e dello sporco sulla superficie di quel container arrugginito, appoggiò la testa sulle mani e guardò il cielo sopra di lui.
Il nero che lo sovrastava sembrava di un'oscurità quasi materiale e sembrava risucchiare tutti gli altri colori, anche il blu luminoso dei suoi occhi. Si chiese quale dolore dovesse nascondere Dazai dentro di sè per preferire un cielo come quello ad un cielo pieno di stelle.

- È tardi, tua nonna non si preoccupa a non vederti tonare?

Gli chiese Dazai a un certo punto guardando l'ora, Chuuya rispose con un gesto stanco:

- A volte torno ancora più tardi, probabilmente sarà già a letto. E tu?

- Il mio tutore fa il medico e sta sera ha il turno di notte.

Rispose dopo un attimo di silenzio Dazai. Chuuya scoprì così che neanche l'amico viveva con i genitori, chissà cosa era successo? Erano entrambi morti come i suoi? Chuuya non se la sentì di approfondire il discorso.

- Direi che ora di andare, poi domani abbiamo scuola, ti serve un passaggio?

- Se me lo chiedi così non posso di certo rifiutare.

- Lo faccio solo perché mi fai pena... Dove ti porto?

Dazai gli diede l'indirizzo di casa sua e le varie indicazioni per arrivarci, Chuuya intanto, ascoltandolo memorizzava mentalmente la strada da fare.

- Okay, capito! Andiamo!

Saltò giù dal container e salì in sella alla moto, poi, anche quando Dazai lo ebbe seguito, sistemandosi dietro di lui partì a tutta birra, non curandosi della quiete notturna che stava disturbando. Dopo dieci minuti e prendendo varie scorciatoie arrivò davanti a casa di Dazai e non riuscì a contenere lo stupore. Quella casa era semplicemente enorme, era una splendida villetta moderna.

- Quindi sei un riccone, Dazai!?

Dazai alzò le spalle e scese dalla moto togliendosi il casco e porgendolo a Chuuya.

- Grazie del passaggio e della serata, Chuuya-Kun, farmi scarrozzare in giro da te piuttosto che dal mio autista e parecchio divertente, ci vediamo domani a scuola.

Detto ciò si voltò ed entrò nel cortile della casa, incamminandosi lungo il vialetto, prima di ripartire con una sgommata Chuuya non poté fare a meno di chiedersi se con quell'ultima frese Dazai gli aveva appena fatto un complimento o lo stava semplicemente prendendo per il culo o tutte e due le cose insieme.


A. A.
Guardate che brava, due capitoli in un giorno... In realtà perché questo e quello di prima in realtà in principio erano un unico capitolo che poi ho diviso perché se no era un po' troppo lungo.
Sinceramente questo capitolo è uno dei miei preferiti, anche perché i nostri due protagonisti cominciano a conoscersi e a parlare sempre seriamente e sempre un po' di più...
Se vi piace vi ricordo la solita stellina e grazie a voi che leggete e votate ogni capitolo! Byeee.

We are falling like the stars - SoukokuWhere stories live. Discover now