39 - Spoiler: sono sfigato

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[105 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

La sera il centro di Yokohama era uno spettacolo. Mille luci, mille colori in contrasto con il buio del cielo, migliaia di suoni. Le vecchie canzoni piene di nostalgia cantate a squarciagola dagli ubriachi risuonavano per le vie mischiandosi alle note di un anonimo musicista di strada che suonava la chitarra o un violino o a sua volta cantava.

Chuuya si stava allontanando da tutto quello, stranamente quella sera un impellente bisogno di silenzio si era impadronito di lui, così era sgattaiolato fuori da casa sua, il giorno prima era tornata sua zia per fermarsi un paio di giorni, e ora stava camminando per le vie della città.
La bellezza e la modernità del centro offuscava la puzza, la povertà e il degrado dell'intrico di vie che gli si snodavano intorno.

Chuuya respirò a pieni polmoni l'aria pesante e putrida della piccolo e scura via che aveva appena imboccato rimpiangendo l'aria libera dall'inquinamento del prato dove lui e Dazai avevano visto le stelle, dove lui e Dazai si erano trovati per davvero.

Scosse la testa e provò ad allontanare il pensiero rimproverandosi: devo smetterla di pensare a lui, non può impadronirsi dei miei pensieri, nella mia vita non c'è solo lui non può diventarne il centro...

O sì...

Chuuya si stiracchiò prendendo un grande sbadiglio, era sempre più tardi, ma non aveva per nulla voglia di tornare a casa.

È questo che vuol dire amare qualcuno? Farlo diventare il centro di tutto?

Mise forzatamente a tacere quei pensieri: non era assolutamente il caso di cominciare ad arrovellarsi su domande che non prevedevano alcuna risposta.
Si infilò le mani sempre più fredde in tasca e continuò a camminare senza una meta, solo per il gusto di farlo e godersi il fresco della sera e la tranquillità silenziosa di quelle zone semideserte.

Forse perché era troppo perso nei suoi pensieri che non se ne accorse.

Ad un certo punto girò l'angolo e si trovò di colpo per terra, qualcuno lo immobilizzava a terra stringendo con forza la sua gola.

- Ma... Che... Cazzo?

Ansimò mentre i suoi polmoni cercavano un po' d'aria.

Chuuya alzò gli occhi verso il suo aggressore, era buio e ne distingueva a mala pena i contorni, ma poteva intuire dal collo taurino, dalle spalle robuste e dalla mascella squadrata che si trattava di un uomo.

- Sei sola, piccola bastarda?

L'uomo parlò con voce rauca e secca e gli sputò in faccia, stringendo la sua gola con ancora più forza.
Un altro po' e Chuuya non sarebbe più riuscito a respirare.

Cosa doveva fare?

Perché in quel momento l'unica cosa che gli riempiva la mente allontanando tutti gli altri pensieri era un ricordo? Il ricordo di Dazai, cinque giorni prima che diceva di aver un brutto presentimento. Intendeva quello, forse? Se lo sentiva?

Cose devo fare?

Prima che la mente potesse pensare il corpo Chuuya agì d'istinto, le sue mani si mossero da sole in direzione del ventre dell'agressore. Colpì con forza all'altezza dell'ombelico, lì sapeva esserci un punto delicato.
L'uomo con un gemito mollò la presa reggendosi la pancia e Chuuya con un colpo di bacino se lo tolse di dosso.

L'uomo rotolò nella polvere, ma dopo un secondo fu un piedi. Chuuya decise che non era il caso di restare a fissare l'uomo riprendersi e cominciò a correre in direzione dell'incrocio più vicino, lì, se non si sbagliava passava una strada abbastanza frequentata, se aveva fortuna poteva cavarsela.

We are falling like the stars - SoukokuTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang