25 - Tecniche di suicidio e matematica

1.8K 224 213
                                    

[66 giorni dall'arrivo di Osamu Dazai]

- Vieni Chuuya-Kun... Ti faccio fare il giro della casa.

Gli disse Dazai mentre uscivano dal salone. Cominciarono a girare tra scale, stanze vuote, corridoi, intanto Dazai gli spiegava. Di qui c'è la cucina, la infondo la sala da pranzo, su da questa scala c'è la stanza di Mori, qui dorme la nostra cuoca, lì il maggiordomo, questa è una specie di libreria, il salotto di là, da lì si esce in terrazza, da là invece nella parte ovest del giardino.

Chuuya ascoltava e per quanto si era impegnato a memorizzare nomi e luoghi aveva già dimenticato metà delle cosa che Dazai gli aveva appena detto.
Ad un certo punto Dazai accese una luce su una scala buia che scendeva da qualche parte:

- Di qui c'è il garage, vuoi vederlo?

Chuuya annuì e scesero nel seminterrato dove c'era un garage enorme, in un angolo erano accatastati una serie di ferri vecchi coperti alla meglio da un telo e da uno spesso strato di polvere, in un angolo era parcheggiata una Porsche nera costosissima, Chuuya dopo un secondo riconobbe una delle tante auto che lui è Tachihara avevano riparto insieme non troppo tempo prima.

- Ecco qui puoi mettere la moto, il garage si apre con questo tasto.

Chuuya lo ascoltava attentamente e guardandosi attorno:

- Però... Siete dei ricconi...

Dazai rispose con un'alzata di spalle:

- Il mio tutore era già un riccone di suo, in più i miei lo pagano e gli forniscono tutti i soldi "necessari" per occuparsi di me.

- I tuoi?

Chuuya non poté fare a meno di trattenere la curiosità.

- Lascia stare, Chuuya-Kun... E meglio che tu non sappia nulla, fidati.

Chuuya lo guardò perplesso, ancora la stessa storia? Dazai lo stava guardando esattamente come quando gli aveva chiesto spiegazioni dopo averlo aiutato a fuggire dai quei tizi.

- Cazzo, quanto sei strano. Ti comporti come se i tuoi fossero una specie di criminali o agenti segreti.

Dazai fece un passo avanti e lo fissò negli occhi, con uno sguardo sempre più gelido.

- Ti ho detto di lasciare stare.

I due si guardarono negli occhi in silenzio per un attimo, la differenza di altezza si stava accentuando sempre di più. Chuuya lo fissava seccato, in cerca di risposte con le braccia incrociate e il mento rivolto leggermente verso l'alto. Dazai immobile, gelido e distaccato ricambiava lo sguardo.
Poi Dazai si voltò e si incamminò fuori dal garage:

- Vieni e quasi ora di pranzo... Sta mattina Mori è in ospedale, quindi siamo solo noi due...

Chuuya roteò gli occhi ancora arrabbiato per la litigata appena lasciata in sospeso:

- Che fortuna, proprio.

Dazai si girò a guardarlo con un mezzo sorriso un po' triste con il piede sollevato da terra pronto a salire sul primo gradino della scala:

- Per me sì che è una fortuna, Chuuya-kun... Di solito mangio sempre da solo.



Chuuya fissò l'espressione per l'ennesima volta, perché doveva fare così schifo in materie come la matematica?

Dopo pranzo Dazai era andato nella sua stanza a fare chissà cosa e lui stava provando a fare i compiti per il giorno dopo. Appoggiò sconfortato la fronte sul libro aperto sulla scrivania e dopo qualche secondo di esitazione si alzò per andare a bussare alla porta di Dazai e chiedergli aiuto.

We are falling like the stars - SoukokuWhere stories live. Discover now