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Lili's pov

Mi buttai a peso morto sul mio letto, coprendomi il volto con le mani. Anche dopo il modo in cui mi aveva trattata non riuscivo ad odiarlo. Cole Sprouse era l'unica persona che è sempre "stata al mio fianco", anche quando i miei genitori erano stati arrestati e io ero rimasta da sola. Anche se non lo avevo mai conosciuto di persona prima di quel giorno, mi sentivo come se lo conoscessi da una vita, ma dopo ciò che era successo quel giorno non ne ero più molto certa. Adesso ero rimasta completamente sola: avevo tagliato i contatti con il mio migliore amico e la mia migliore amica dopo quello che era successo. Cole è stata un'ennesima delusione, ma era l'unica cosa che mi aiutava a stare bene oltre alle mie poesie. Mi addormentai dopo poco.

Bussarono alla porta ed andai ad aprire. Mi trovai davanti Cole.

L:- Cole, come... come...

Mi mise un dito sulle labbra, zittendomi.

C:- Shh, non è importante. Mi dispiace per come ti ho trattato, Lili. Sono qui per chiederti di uscire con me stasera, che ne dici?

Ero senza parole. Stavo per rispondere quando mi accorsi che qualcuno continuava a bussare anche se la porta era aperta.

Mi svegliai di soprassalto e mi accorsi che qualcuno stava davvero bussando alla porta. Controvoglia, mi alzai ed andai ad aprire. Davanti a me c'era un uomo di mezza età con un foglio in mano che mi diede subito dopo, prima di voltarsi ed andarsene. Lessi il foglio: era un avviso di sfratto?! Rincorsi l'uomo, pregandolo di ripensarci, ma non mi diede ascolto. Ritornai a casa mia, iniziando a piangere. Dove sarei andata? Non avevo più nessuno. Mi venne un'idea in mente, ma non era proprio il massimo. Non avevo altra scelta quindi uscii di casa e camminai verso Pop's. Entrai e Pop mi accolse subito con un gran sorriso, che però si spense subito. Penso avesse capito che qualcosa non andava dai segni delle lacrime sul mio viso e dagli occhi rossi.

P:- Hey, Lili, che c'è che non va?

Sorrisi tristemente, trattenendo a stento le lacrime.

L:- Mi hanno sfrattato. Ho bisogno di un lavoro, Pop. 

Mi abbracciò e mi condusse verso il retro del bancone. Mi diede un grembiule, sorridendo, anche se si vedeva che era dispiaciuto per me.

P:- Puoi lavorare qui. E puoi rimanere qui a dormire. So che non è il posto migliore del mondo, ma per ora penso sia buono. Almeno non dormirai per strada.

Lo guardai con le lacrime agli occhi, sia per la gioia che per la tristezza, e lo abbracciai forte, ringraziandolo un milione di volte. Indossai il grembiule e legai i capelli in una crocchia. Pop iniziò a spiegarmi alcune cose e lo seguii mentre serviva i primi tavoli, prima di iniziare a servire dei tavoli da sola. 

A fine serata, tornai dietro al bancone e lasciai il grembiule appoggiato sopra ad esso. Presi le mance e le misi in tasca, dato che Pop mi aveva detto che avrei potuto prendere le mance che lasciavano i clienti oltre ai soldi che mi doveva (come caspita se dice?!), e uscii. Tornai a casa mia e preparai le valigie. Mi dispiaceva lasciare la casa, ma non potevo permetterla. Mi ero ripromessa che appena avrei avuto abbastanza soldi l'avrei ricomprata. Uscii di casa e tornai al Pop's. Scesi giù nel seminterrato e mi sistemai in un punto della stanza, posizionando un cuscino, un paio di coperte e tutte le mie cose.

***

Pop venne a svegliarmi molto presto, mi preparai ed andai di sopra, iniziando a lavorare. Quel giorno c'erano molte persone e non avevo neanche tempo per fare una pausa per mangiare. Fortunatamente Pop sapeva come gestire il tutto e mi lasciò qualche minuto per mangiare un hamburger che mi aveva preparato. Appena finito di mangiare, mi rimisi subito al lavoro. Molti clienti significava anche molte mance, se fossi riuscita a servire tutti velocemente e a non ricevere lamentele. Quando iniziò a fare buio, la gente diminuì così potei rallentare un po'. All'ora di cena c'erano stranamente poche persone. Servii tutti quanti e quando anche l'ultimo cliente lasciò il diner, mi misi seduta al bancone, voltata verso la porta in modo da appoggiare un solo braccio, e mi sciolsi i capelli in modo da lasciarli ricadere liberamente sulle mie spalle. Chiusi gli occhi appoggiando il mento sulla mano e il gomito sul bancone. Ero stanchissima e riuscivo a pensare solamente al momento in cui finalmente sarei andata a dormire.

Sentii la campanella del locale suonare, ciò significava che qualcuno era appena entrato. Aprii lentamente gli occhi e guardai verso la porta. Cole Sprouse era in piedi poco distante da quest'ultima e mi fissava, rosso in viso. Mi alzai e andai a prendere un menu dietro al bancone. Tornai da lui, che nel frattempo si era ripreso dal suo stato di trance e si era andato a sedere, e gli porsi il menu. Lo guardò a mala pena prima di porgermelo di nuovo.

C:- Dì a Pop di farmi il solito. 

Presi il menu e lo rimisi dietro al bancone, mentre andavo verso la cucina e comunicavo l'ordine a Pop. Mi rimisi seduta al posto di prima e mi guardai le unghie dato che non avevo nient'altro da fare. Sentivo il suo sguardo addosso e provai ad ignorarlo, ma fallii miseramente. Mi girai verso di lui e, come avevo immaginato, mi stava fissando.

L:- Ti serve qualcosa?

Chiesi cercando di sembrare il più calma possibile anche se dentro stavo urlando: insomma, era Cole! Mi fece cenno di avvicinarmi a lui e così feci. Camminai verso il suo tavolo e, una volta arrivata, mi prese il polso e mi fece sedere di fronte a lui.

C:- Scusami.

L:- Per cosa?

Chiesi con un sopracciglio alzato. Lui si sporse un po' verso di me e io lo imitai.

C:- Per come mi sono comportato l'ultima volta. So tutto.

Disse riappoggiando la schiena allo schienale, con aria tranquilla. Io mi ero congelata appena avevo sentito quello parole. Avevo gli occhi sgranati e sperai che stesse solo scherzando o che si riferisse a qualcos'altro.

L:- S-sai tutto di co-cosa?

Chiesi balbettando.

C:- Di te. Di quello che hai passato. 

Mi alzai di scatto.

L:- Tu non sai niente di me, ti sarai sbagliato.

Dissi senza degnarlo di uno sguardo. Mi voltai e iniziai a camminare verso il bancone.

C:- Ti chiami Lili Reinhart vero? Sei quella Lili.

Mi bloccai sul posto. Le lacrime minacciavano di uscire quindi me ne andai.

L:- Non osare parlarmi così mai più! Tu non sai niente di me! Fai finta che io non esista!

Sbraitai prima di scendere le scale per rifugiarmi in "camera" mia. Le lacrime stavano già rigando il mio volto e non potevo fare niente per fermarle. 

Ti amavo ancora prima di conoscertiWhere stories live. Discover now