Decisioni sbagliate

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Esco da lavoro dopo un estenuante turno di 8 ore. La gravidanza mi stanca molto velocemente, per quanto tempo potrò ancora lavorare? Prima o poi dovrò fermarmi e mettermi a riposo.
Metto piede fuori dal bar quando noto la macchina di Daniel parcheggiata.
Appena mi vede esce dall'auto con in mano un fascio di rose rosse.
-Mi dispiace Allison, sono stato un idiota.
Mi manchi, mi manca Cloe, ti prego tornate da me e cresciamo insieme il nostro bambino.-
Mi lancio tra le sue braccia senza pensarci due volte.

Mi sveglio in un bagno di sudore, avevo fatto lo stesso sogno per il terzo giorno consecutivo. Non ne potevo più, le sue parole mi avevano ferita molto ma nonostante ciò desideravo parlare con lui e chiarire tutto.
Sapevo che eravamo legati dal famoso filo rosso, quello che può allungarsi, tirarsi, ingabugliarsi ma non potrebbe mai spezzarsi. Sapevo che prima o poi ci saremmo ritrovati, le cose accadono sempre per un motivo e la nostra storia non poteva essere stata insignificante.
La mia ansia era palpabile, mancavano due giorni alla prima visita ginecologica e andarci da sola mi metteva malinconia.
Scrivo un messaggio ad Edward per chiedergli di accompagnarmi, avevo bisogno di supporto morale ed economico e non lo avrei mai chiesto a Daniel dopo le accuse che mi aveva mosso.

"Pensi sia una buona idea?" Mi chiede Edward.
In realtà no, non lo era. Ma non avevo scelta. Non potevo chiederlo a nessuno dei miei amici, nessuno di loro avrebbe potuto darmi l'aiuto economico che mi serviva in quel momento.

Mentre sono a lavoro, immersa nei miei pensieri, arriva la mia amica Keycee al bar.
Il suo arrivo mi stravolge, non è solita frequentare il locale in cui lavoro.

-Keycee, va tutto bene? Cosa ci fai qui?-

-Allison, devo dirti una cosa, non potevo aspettare il tuo rientro.-

-Che succede?-

-Guarda!- mi mostra il suo cellulare con un articolo di giornale.
"Daniel James annuncia le sue nozze con Tasha Beldmont"

Poggio il cellulari sul bancone, stringo forte la testa fra le mani. Provo a trattenere le lacrime ma non ci riesco.
Si sposerà con lei e io sono stata una qualsiasi servita a raggiungere i suoi scopi.

-Allison, devi fare qualcosa.-

-Non posso Key, ci ho provato. Mi ha accusata di portare in grembo un bimbo non suo. Ha fatto la sua scelta. È ora che io faccia la mia.-

-Cosa vuoi dire Allison?-

-Ho deciso di abortire Key... non posso portare avanti questa gravidanza, non posso chiedere soldi ad altri per crescere nostro figlio. Non ci riesco, non ne ho le forze.-

-Pensaci bene Allison... lui potrebbe cambiare idea...-

-Il problema non è solo lui, ho sempre giurato a me stessa che avrei dato ai miei figli l'amore che non ho avuto io da mio padre, non me la sento. Non sono pronta.-

Keycee smette di persuadermi, mi accarezza il viso asciugandomi le lacrime e va via.
Domani vedrò Edward e parlerò con lui.
Voglio capire se c'è altro sotto questa storia.

Corro a prendere Cloe a scuola, e ci fermiamo a prendere un gelato.
La guardo e non riesco a smettere di pensare che se non fosse stato per lui lei ora non sarebbe qui con me.
Lui mi ha salvata in un certo senso, mi ha ridato l'amore di mi sorella quello che credevo di non poter più recuperare. A volte avevo l'impressione di essere in debito con lui, ma poi mi ricordo di quanto io lo abbia amato nel tempo che abbiamo trascorso insieme.

-Allison facciamo l'albero di Natale? Ne hanno tutti uno- mi chiede Cloe

-Certo tesoro, allora corriamo subito a casa a farlo!-
Da quando mi sono trasferita a New York non avevo mai fatto l'albero, ero sempre sola alle feste e non sentivo più la magia del Natale.
Kevin mi aveva regalato un albero con degli addobbi bianchi e rossi, ma non lo avevo mai fatto.
Io e Cloe trascorriamo il pomeriggio ad addobbare tutta la casa e ci divertiamo un mondo fino a crollare sul mio letto.
Lei mi dava una pace, una gioia appagante.

Il giorno della visita è arrivato, e come da accordi trovo Edward sotto casa mia alle 11 in punto.
-Ciao Allison, come stai?- mi chiede appena salgo in auto.

-Sono stata meglio. Tu?-

-Sono stato meglio.- mi risponde con un sorriso accennato.

-Cos'è questa storia del matrimonio Edward?-

-Non so cosa dirti... Daniel non parla molto con me ultimamente. Ma dimmi tu come stai, davvero.-

-Ho deciso che non terrò il bambino.-

Edward frena bruscamente facendomi sobbalzare.

-Allison sei impazzita?- mi urla

-Non sono impazzita, sono razionale. Non ho la possibilità, non ho la forza fisica e psicologica. Non sono pronta!-

-Sai Allison pensavo fossi diversa, non pensavo che un uomo potesse cambiarti così tanto.-

-Non è questo- gli rispondo

-E allora dimmi cos'è se non questo.
Non lasciare che un uomo che non ti apprezza ti faccia prendere decisioni sbagliate. Ti aiuterò io, io ci sono, sono qui per te e per il tuo bambino.-

-Tu non sei suo padre.-

-Allison, suo padre non vuole neanche ammettere che è suo figlio.
Quindi smettila, i figli sono di chi li cresce. Fidati, te lo dico io che sono stato adottato.-

Le sue parole mi gelano il sangue nelle vene, non riesco più a parlare a pensare a respirare.

-Ferma la macchina Edward-

-Allison faremo tardi all'appuntamento-

-Ti ho detto accosta!-
Avevo fame d'aria, tremavo come una foglia.
Scendo dall'auto poggiandomi al muro, cercando di contare i battiti del mio cuore.
Edward mi raggiunge all'istante.
-Allison guardami, va tutto bene.
Guardami e respira, Allison segui il mio respiro, va tutto bene.-

Riprendo a respirare normalmente, inizio a sentire i battiti del mio cuore rallentare.
Edward mi stringe in un abbraccio talmente affettuoso che mi abbandono totalmente alla sua protezione.
-Ci sono io Allison, non ti lascerò affrontare tutto questo da sola.-
I nostri occhi si incontrano in uno sguardo fisso, in quel momento non penso ad altro.
Edward avvicina il suo volto al mio, mi aggiusta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi asciuga le lacrime.
Perdiamo la ragione, non pensiamo a quelle che possano essere le conseguenze del nostro gesto. Prendiamo una decisione senza dirla ad alta voce in quel momento, ci sciogliamo in un morbido e tenero bacio.

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