Tutto un sogno

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Da quel giorno Caleb visse le sue giornate come se fosse in un sogno. Le cose con Jude andavano alla grande, anche fin troppo per gli standard pessimi a cui era abituato.

Durante la giornata i due ragazzi chiacchieravano spesso, mandandosi messaggini imbarazzanti che, se Caleb li avesse dovuti rileggere, non sapeva se sarebbe morto più per la vergogna o per il troppo ridere. Inoltre uscivano ogni giorno, tenendosi per mano quando nessuno li notava e finendo, spesso e volentieri, a rotolarsi nell'erba alta del parco abbandonato vicino casa di Caleb.

C'erano volte in cui rimanevano sdraiati per minuti interi a baciarsi, donarsi carezze e farsi gli occhi dolci, almeno fin quando Caleb realizzava che si stava comportando come un malato d'amore. A quel punto si alzava e decideva di tornarsene a casa, urlando i peggio improperi che gli venivano in mente e lasciandosi alle spalle la risata allegra di Jude.

La cosa bella di tutto questo però era che, una volta iniziata la scuola, la situazione non cambiò affatto. Continuavano a vedersi ogni giorno, subito dopo la fine delle lezioni o quando Jude finiva i suoi allenamenti di calcio, e passeggiavano per le strade della città, parlando del più e del meno, fin quando non era ora di rientrare a casa.

Ed era in questi momenti che Caleb si rendeva conto di come gli mancasse essere sull'isola di Liocott, dove poteva vedere Jude quando gli pareva e piaceva, poteva dormire nello stesso letto insieme a lui e non doveva preoccuparsi della scuola.

Caleb sbadigliò e si strofinò una mano sugli occhi, cercando di cancellare gli ultimi barlumi di sonno che ancora si intravedevano sul suo viso. Ormai era diventata una sua abitudine addormentarsi durante l'ultima ora di lezione, venendo così lasciato da solo dai suoi compagni di classe, i quali neanche si scomodavano per svegliarlo.

Con un sbuffo infastidito si alzò in piedi, trascinando la sedia lungo il pavimento e producendo un fastidioso rumore acuto, che si disperse con un rimbombo nell'aula vuota, poi lasciò ricadere lo sguardo sul succo di frutta poggiato sul suo banco.

Corrugò la fronte e lo afferrò, mentre sospirava. Era da poco più di una settimana che qualcuno approfittava dei suoi momenti di sonno per lasciargli quei "simboli di pace", come li chiamava lui, senza che un giorno venisse saltato o la persona si facesse scoprire. Aveva provato a chiedere ai suoi compagni, ma nessuno era riuscito a dargli una risposta concreta.

Così aveva dovuto fare tutto il lavoro da solo, fingendo di addormentarsi durante l'ultima ora di lezione. Aveva quasi rischiato di farsi scoprire, ma poi, dalla porta della classe, entrò Joe con quel dannato succo in mano e una faccia decisamente poco convinta.

Da quando lo aveva scoperto, circa tre giorni prima, aveva provato a parlargli, pensando che il ragazzo fosse propenso al dialogo, ma Joe non faceva che evitarlo, cambiando strada quando lo vedeva e sviando lo sguardo ogni volta che i loro occhi si incontravano. Voleva davvero parlargli, dirgli che gli dispiaceva per come lo aveva trattato e che quel viaggio, e soprattutto Jude, lo avevano cambiato molto, ma forse doveva solo dargli del tempo.

Caleb si rigirò il succo tra le dita e fissò per un attimo il banco vuoto di Joe, poi si mise la cartella a tracollo e uscì dalla classe. Mentre beveva il suo succo, indossò meccanicamente le sue scarpe e infilò le ciabatte nel suo armadietto, per poi uscire dall'edificio e attraversare il vialetto.

Superò il cancello della scuola e buttò il succo ormai finito nella spazzatura, avviandosi poi verso la Raimon. Fece appena pochi passi, poi una voce chiamò il suo nome e lui si voltò. Joe era di fronte a lui, con le labbra contratte in una smorfia e le sopracciglia corrugate.

- Joe.-

Joe lo osservò, poi mosse un passo verso di lui.

- Ti vedo meglio.-

Promesse ~ FudouKidouWhere stories live. Discover now