Ritorno

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3 anni dopo

Driiin driiin

Jude socchiuse con pigrizia gli occhi e allungò una mano per spegnere la sveglia posta sul comodino, dopo di che si sedette sul letto e si strofinò gli occhi con un sospiro stanco. Osservò con occhio critico la sveglia, che segnava le 7:15 del mattino, poi si alzò in piedi e si infilò in bagno.

Osservò il suo riflesso nello specchio e contrasse le labbra in una smorfia. Erano già alcuni anni che lo specchio rifletteva una figura a lui completamente sconosciuta, un ombra del se stesso del passato. I suoi occhi erano spenti, privi della determinazione che un tempo li caratterizzava, e i suoi sorrisi erano falsi, quasi volesse far credere agli altri che andava tutto bene quando invece non era vero.

Quel giorno però era diverso, anzi poteva essere diverso. Era il suo primo giorno di università e doveva essere un punto di partenza, una svolta, per riuscire a riprendere in mano la sua vita, dalla quale ormai si lasciava trascinare docilmente.

Prese il cellulare dalla scrivania, sbloccandolo, e notò, per prima cosa, la notifica di due messaggi. Li aprì, senza pensarci, notando che erano della sorella.

"Tanti auguri fratellone!!"

"Ti va se alle 7:45 ci vediamo al solito posto per prendere un caffè insieme? So che devi andare all'università, ma mi andava di vederti per farti gli auguri di presenza e per darti il tuo regalo di compleanno."

Le sue labbra si aprirono in un piccolo sorriso scuotendo la testa, poi digitò poche parole in risposta.

"Grazie Celia."

"Accetto volentieri, ma sai che non sei costretta a farmi un regalo. Ne abbiamo già parlato."

Non è che Jude non volesse regali o non gli piacessero, anzi lo faceva quasi commuovere il fatto che gli altri pensassero a lui fino al punto da sacrificare il loro tempo libero per comprare un regalo per lui. Il problema stava nel senso di debito che sentiva ogni volta che li riceveva, quasi sentisse l'esigenza di dover ricambiare il favore, con gli interessi.

"Lo so, ma mi auguro che lo accetterai quando lo vedrai."

Jude sospirò ed inviò un messaggio affermativo di risposta alla sorella, decidendo di lasciar perdere per il momento quella questione. Lanciò il cellulare sul letto e si infilò i pantaloni, per poi indossare la camicia bianca precedentemente sistemata ai piedi del letto.

Mentre era intento ad abbottonarla, i suoi occhi caddero su una foto incorniciata, tenuta sulla sua scrivania, e le sue labbra si incurvarono inevitabilmente all'ingiù. La foto raffigurava lui e Caleb, immortalati in un giorno d'inizio Gennaio, con i volti sorridenti, i corpi uniti in un abbraccio e imbacuccati di vestiti pesanti.

I primi tempi, quando la ferita del suo abbandono era ancora aperta e pulsava, aveva tenuto la foto a faccia in giù, perchè vedere il suo volto faceva male. Fu dopo mesi e mesi di tristezza e depressione che, in un giorno di pioggia, decise di risollevarla e rivedere il suo volto sorridente.

Inizialmente gli era venuto da sorridere, forse perchè nella foto Caleb aveva il naso arricciato in quel modo carino che lui tanto amava o forse per quel suo raro sorriso spensierato che, quasi per miracolo, era stato immortalato nella foto; poi però le lacrime avevano iniziate a scendere e lui si era infilato sotto le coperte, con la foto stretta tra le braccia e un vuoto incolmabile all'altezza del cuore.

Anche a distanza di tre anni la situazione non era cambiata. Faceva ancora male, ma era il dolore era diventato quasi sopportabile. Sentiva una stretta al petto ed il fiato mancare ogni volta che ripensava a Caleb e ai momenti felici passati con lui, ma si ripeteva che un giorno lo avrebbe rivisto e il dolore al petto si affievoliva. Forse così facendo si stava solo illudendo, ma a lui non importava. Non poteva impedirsi di sperare.

Promesse ~ FudouKidouWo Geschichten leben. Entdecke jetzt