Cambiamenti drastici

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A Caleb mancava tantissimo Jude. Gli mancava rifugiarsi con lui in quel capannone vecchio e polveroso, i suoi sorrisi gentili che rivolgeva solo e soltanto a lui, i suoi interminabili discorsi sul calcio e i suoi occhi luminosi quando ne parlava. In sostanza gli mancava tutto di lui.

Da quel giorno era diventato più chiuso e silenzioso di quanto non lo fosse già; a scuola non parlava e a casa non si confidava con i genitori. L'unica cosa che lo rendeva felice e lo faceva sentire vivo era giocare a calcio.

Non gli era mai interessato quello sport e di certo non lo amava; in qualche modo però, quando calciava quel pallone, riusciva a sentire la presenza di Jude al suo fianco che gli diceva quanto fosse scarso e quanto lui in realtà fosse migliore. Lo odiava così tanto quando si comportava in quel modo, deridendolo fino al punto da farlo arrabbiare. Adesso però gli mancava così tanto.

Nei primi giorni cercava di non pensare all'amico, illudendosi che presto lo avrebbe rivisto, con i suoi bellissimo occhi rossi e il suo sorriso dolce. Ma i giorni passavano e anche quella mera illusione presto sparì lasciando il piccolo Caleb preda dei suoi incubi peggiori; ogni volta che il pensiero di Jude gli sfiorava la mente un forte senso di malessere lo colpiva al petto insieme a una gran voglia di piangere a dirotto. Lui però si era promesso di essere forte, non si sarebbe messo a piangere come l'ultima volta.

In un modo o nell'altro però la vita ti riservava sempre delle sorprese, belle o brutte che fossero; ultimamente gli aveva riservato solo cose brutte e anche quella volta non si era risparmiata.

Quel giorno poteva essere un giorno di marzo qualsiasi per tutti, anche per Caleb, ma forse si doveva ricredere; probabilmente sarebbe stato il giorno in cui tutto sarebbe cambiato, in peggio.

Era nella sua cameretta a fare gli ultimi compiti per il giorno dopo e distrattamente registrò il suono del campanello. Era curioso di capire chi fosse dato che solitamente non veniva nessuno a visitarli, ma mise da parte la curiosità. Al momento la sua priorità era finire al più presto i compiti per poi correre in giardino per esercitarsi col pallone da calcio.

Dopo una manciata di minuti però si alzò di scatto, disturbato dalle forti voci che provenivano dal piano di sotto, e decise di scendere per capire cosa stesse succedendo. Quello che vide però servì solo ad allarmarlo: la porta di casa era spalancata e sua madre era accasciata a terra con il volto singhiozzante coperto da una mano.

- Mamma, che succede?-

Il tono di Caleb era preoccupato mentre le si faceva vicino e gli poggiava una mano sulla spalla. Cercò di guardarla in viso e incontrare il suo sguardo rassicurante ma lei scosse la testa affranta rifiutando di incontrare i suoi occhi.

Le labbra tremarono leggermente ma si fece forza e si voltò verso la porta d'ingresso decidendo di capire da solo cosa stava succedendo. Si affacciò alla porta e spalancò gli occhi di fronte alla scena che gli si presentò davanti.

Suo padre, solitamente così fiero e orgoglioso, adesso era chinato di fronte a una decina di uomini in giacca e cravatta che lo guardavano dall'alto in basso, quasi si trovassero dinnanzi alla peggiore feccia sulla faccia della terra.

Caleb lanciò un'occhiata alla madre alle sue spalle e poi la sua attenzione tornò al padre. Per quanto si sforzasse non riusciva a capire cosa stesse succedendo; sicuramente non era niente di buono.

Gli uomini se ne andarono una decina di minuti dopo ma suo padre non volle rientrare in casa. Caleb dovette accettare la mano che la madre gli porgeva mentre osservava la porta di casa chiudersi con suo padre fuori. Alzò lo sguardo e osservò il viso al momento privo di lacrime della madre, contorto però in un profondo cipiglio. Si inginocchiò di fronte a lui e poi lo abbracciò.

Promesse ~ FudouKidouWhere stories live. Discover now