Epilogo

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Un uomo imponente, grasso e alto, seguiva in coda il corteo, dietro tutti gli altri. Vestiva di nero, con una giacca dal tessuto pesante, una camicia così lucente da sembrare di seta (sebbene non lo fosse) e persino i suoi capelli, accuratamente pettinati e impomatati, avevano il colore delle ali di un corvo, e splendevano cupamente sotto i raggi solari. Per contro, la sua faccia era pallida come se fosse di gesso, butterata e opaca.

Era stato lui ad organizzare quel funerale. Classico, sobrio, solenne, proprio come piacevano a lui.

Non gli piacevano i rinati come quell'Hawk Storm, gli ricordavano troppo sé stesso... e un'altra cosa che gli piaceva, oltre ai funerali sobri e solenni, era essere unico.

Il cellulare nella sua tasca vibrò.

Bzzzz.

Che peccato, dover allontanarsi un attimo per rispondere! Si stava divertendo, ad osservare le facce cupe dei partecipanti alla processione, la rabbia mal repressa nelle lacrime, la tristezza celata male dietro i pugni stretti, le facce basse, i denti stretti. C'era nell'aria una sorta di fermento, come quelli che preannunciavano una grande rivoluzione, come lo sdegno dei rivoluzionari al funerale di un martire. Che bell'atmosfera, per un funerale classico, sobrio, solenne!

Bzzzz.

L'uomo imponente estrasse il telefono dalla tasca e guardò il nome sullo schermo.

"Laboratorio 1 – ragazzino rosso".

Avrebbe anche potuto fare a meno di rispondere, ma era troppo interessato agli sviluppi della questione per farlo, così, zitto zitto, si defilò per nascondersi dietro un edificio in fase di ristrutturazione, circondati di reti e ponteggi.

Su uno degli impalcati, una pericolante trave di legno da cui un paio di giorni dopo sarebbe caduto un operaio ignaro (morendo in seguito alle ferite riportate) sedeva un grosso gatto bianco dagli occhi gialli, di nome Bringo.

Bringo non aveva idea del perché gli umani portassero in giro una grossa cassetta di legno (così simile alla sua lettiera, poi) tutti arrabbiati e tristi, ma gli sembrava che stessero facendo davvero un gran casino per niente. C'era persino musica, ma nessuno stava ballando e nessuno si stava rilassando o stiracchiando.

No, Bringo non capiva gli esseri umani, ma c'era da perdonarlo: era solo un gatto. Appiattì le orecchie contro la testa, annusando l'aria solo per un istante ancora, prima di girare su sé stesso e scomparire.

Di solito, nessuno si accorgeva di Bringo. Lui osservava, poi spariva, e gli umani, con i loro sensi limitati e con le loro conoscenze superficiali, lo ignoravano.

Era un gatto quasi invisibile, Bringo, come lo sono tanti randagi che vivono ai margini delle città, di cui ci si accorge appena solo quando saltano fuori dai cassonetti della spazzatura o quando si infilano d'inverno nelle automobili per scaldarsi.

Ma questa volta qualcuno lo vide, nascosto giù, dietro i ponteggi, con un telefono appoggiato all'orecchio. L'uomo imponente tutto vestito di nero, mentre ascoltava le parole del suo interlocutore, si accorse che un grosso gatto bianco era appena sparito nell'aria, come se fosse stato fatto di fumo. Sorrise.

«La magia sta tornando» Sussurrò.

La musica tetra della marcia funebre, il terzo movimento della Sonata numero 2, opera 35 di Chopin, pareva saturare l'aria. Era una splendida giornata.

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon