25. La grande, immensa, fantastica Cherry

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Cherry non lasciò a sé stessa il tempo di capire cosa fosse quell'oggetto, perché si lanciò contro il supercattivo. Se non avesse pensato, credeva, lui non avrebbe potuto prevederla: ecco perché doveva combattere con l'istinto, come un animale in trappola. Bloodhound avrebbe potuto capire le sue intenzioni solo un millesimo di secondo di anticipo e così non sarebbe riuscito a fare proprio niente per fermarla.

Cherry lo colpì con un pugno alla costola, poi si avvinghiò a lui e lo spinse. Entrambi rotolarono a terra. Bloodhound non sembrava intenzionato a combattere con tutta la sua forza, o forse era solo sorpreso, perché lasciò che lei si rialzasse e scappasse via a tutta velocità.

La ragazza correva, sforzandosi di non pensare. O meglio, tutti i suoi pensieri erano concentrati sul non-pensare e perciò non davano alcuna informazione su di lei e sulle sue intenzioni. Il suo corpo si muoveva da solo, guidato dalla memoria muscolare, elaborando gli stimoli catturati dai suoi sensi per non sbattere contro la mobilia e le pareti, continuando ad avanzare a caso, senza una meta, cercando semplicemente di allontanarsi il più possibile.

Scese al piano di sotto, si infilò nel dedalo dei corridoi, imboccò la scala per il sotterraneo e arrivò fino al cubicolo del guardiano. Allora si fermò.

Non c'era nessuno lì, il giornaletto del sudoku di Oliver giaceva abbandonato sopra il tavolino di metallo. Cherry si guardò intorno, poi si avvicinò al pannello di controllo a parete e cercò di capire come si faceva ad aprire il cancello per entrare nel corridoio delle celle. Era una ragazza intelligente e le ci vollero pochi istanti per fare scattare la serratura elettronica, entrare e richiudersi il cancelletto alle spalle.

«QUANTI ALBERI? QUANTI ALBERI?!» Gridò una voce

«Hey, bambolina!» urlò qualcun altro «Che ci fai qui da sola? Ti sei persa? Come mai non sei con le altre? Vuoi venire a farmi compagnia, bambolina?».

Cherry ebbe un'idea, una di quelle grosse e rivoluzionarie, e fu certa che poteva funzionare; si avvicinò alla cella del tizio che la aveva invitata, ignorando invece l'altro che continuava a chiederle quanti alberi c'erano. Vide un uomo con i capelli e la barba rasati cortissimi, pallido come un cencio, basso e dalla struttura ossea robusta, che se ne stava nella penombra del fondo della sua squallida cameretta.

«Hey» Gli disse «Volevi la mia compagnia?».

L'uomo rise: aveva i denti gialli con macchiette brune, da fumatore incallito, e persino da quella distanza Cherry poteva iniziare a percepire il suo alito disgustoso. Altre voci chiamarono la ragazza, ma lei le ignorò, per il momento.

«Avvicinati» Disse Cherry al detenuto

«No» rispose quello, a sorpresa «È un trucco di qualche tipo, il tuo»

«Un trucco?» Cherry inclinò la testa da un lato «Mi hai detto che vuoi compagnia»

«Non mi aspettavo che ci abboccassi»
«Allora sei un vigliacco» lo accusò lei «Come tutti quegli idioti che mi stanno chiamando adesso. Pensate di farmi paura. Vi piace fare paura a chi si spaventa facilmente, ma in realtà siete voi ad avere paura di me»

«Io non ho paura di una ragazzina come te!»
«Sì invece, e hai paura di tutte le ragazzine, non solo di me. Altrimenti non te ne staresti laggiù. Ma che parlo a fare con te...» Cherry si voltò e fece per andarsene, ma il detenuto uscì dalla penombra e con la furia di un falco si aggrappò alle sbarre.

L'uomo ansimava, le narici dilatate. I suoi occhietti, infossati e circondati da rughe, erano di colori diversi: uno di un castano banale, leggermente sfumato di grigio, l'altro rosso.

«Ragazzina» Ringhiò «Non sono un vigliacco»
«Certo» Cherry sorrise e lo guardò caricando la voce di potere «Sei molto coraggioso, però da oggi in poi sei il mio schiavo. Il mio servetto. Farai tutto quello che ti dirò, tutto. E mi proteggerai a costo della vita, perché io sono l'unica cosa per cui vivi».

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaWhere stories live. Discover now