10. Vuoi morire, Ryan?

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Era incredibile vederli in carne ed ossa. Se solo avesse deciso di raggiungerli, avrebbe potuto arrivare a toccarli con una corsetta che non le avrebbe preso neppure un minuto.

Le sembrava allo stesso tempo di averli già visti decine di volte e di trovarsi davanti a qualcosa del tutto estraneo. "Sono uguali a come sono nelle foto" Pensò Cherry, senza rendersi conto di quanto fosse ovvia la sua constatazione.

Werhunter indossava un paio di occhiali tondi come nell'ultima foto in cui era stato ripreso, quella in cui per la prima volta tutta l'America aveva visto il suo viso, ed era vestito pesante con un cappotto imbottito di buona fattura e un paio di guanti. Le sarebbe potuto sembrare semplicemente uno qualunque dei genitori dei suoi compagni di classe se non fosse stato che aveva guardato reportage su di lui per quasi tutta la settimana, e per qualcosa nei suoi lineamenti. Aveva zigomi alti e orbite un po' incavate che ricordavano un teschio, ma il tutto era addolcito dagli occhi castani e luminosi, dal taglio un po' a mandorla, e dalle labbra piene atteggiate ad un sorriso benevolo.

Bloodhound era di una bellezza aristocratica, con la mascella forte coperta di barba fitta e curata e riccioli rinascimentali che gli incorniciavano il volto. Indossava vestiti più leggeri, ma, al contrario la sua espressione era più seria e concentrata, e i suoi occhi azzurro-verdi erano gelidi, affilando l'impressione del suo viso altrimenti gentile.

Cherry cercò di rimanere più ferma che poteva, frastornata.

La parte razionale di lei le urlava di spostarsi da lì, che più rimaneva lì più possibilità c'era che la scoprissero, ma si sentiva incollata alla corteccia dell'albero. Il gracchiare lontano dei corvi si confuse per un attimo col suono ritmico del suo cuore.

La flebile sensazione di sentirsi al sicuro lì dov'era la paralizzava; cercò di respirare lentamente dal naso, per rimanere calma e fare meno rumore possibile.

Ryan stava ansimando, poteva scorgere il suo intero corpo che tremava. L'ultima corsa che aveva spiccato era stato l'atto disperato di qualcuno che era già stremato: non aveva più una briciola di energia in corpo.

Cherry smise di osservare il ragazzo, poggiando la testa alla corteccia e serrando le palpebre.

«Ehi, ragazzone. Ryan, giusto?» Disse uno dei due. Cherry non aveva mai sentito l'audio nei video del telegiornale (in biblioteca era vietato, per via di una stupida regola), perciò, per quanto conoscesse il loro aspetto a memoria, non era sicura di a chi appartenesse quella voce. Era calda e affabile, piena di piccole tonalità nascoste, quasi musicale.

Cherry sentì qualcuno che inspirava in fretta, boccheggiando – Ryan – poi qualcosa di bisbigliato, a volume così basso che le riuscì difficile decifrare cosa stesse succedendo. Riuscì solo a percepire il tono, rassicurante, e il respiro di Ryan.

Lottando contro il proprio corpo, che sentiva di ghiaccio, Cherry tornò nuovamente a sbirciare da dietro la corteccia. Non era abituata alla paura. In tutta la sua vita agiata e coccolata non ne aveva mai provata una autentica, convinta com'era di poter fare quello che voleva, e adesso che si trovava faccia a faccia con essa non aveva idea di come confrontarcisi. La paura la paralizzava, le impediva di ragionare lucidamente, di fare quello che andava fatto; in quel momento, non riusciva a capire se cercare di fuggire e lasciare lì Ryan sarebbe stata la cosa giusta o no.

«Non vogliamo farti del male. Sai chi sono io, sì?» Proseguì la stessa voce, rassicurante

«B-bloodhound» disse Ryan in un soffio

«Sì. Bravo, Ryan. Adesso, uhm...»

«Sapevo che si sarebbe sparso in fretta anche tra la popolazione» disse una seconda voce, con timbro più allegro. Era viziata da un accento straniero che Cherry non riuscì minimamente ad identificare, che pronunciava le parole in modo chiaro, ma distorte rispetto alla loro versione più familiare.

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaWhere stories live. Discover now