30. Mille anni di nulla

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Pentole e marmitte di motocicletta, maniche di maglioni decorate con perline, pile di giornali e giornaletti scoloriti che odoravano di muffa, maschere di ceramica screpolata, guanti di maglia metallica, spade arrugginite, crocefissi di plastica e di metallo, flauti d'osso, corna di cervo, libri di epica senza copertina, scatoloni pieni di perline e filo da pesca, ossa di seppia, stelle marine e cavallucci marini essiccati, esuvie di cicale, statuine di cavalli fatte di legno, scarpe da ginnastica di taglia minuscola, coltelli di ossidiana, la pelle di un'enorme canide dai peli biondi solcata da decine di cicatrici, sacchetti di erbe officinali secche e una file di mute di serpente erano solo alcune delle cose che Cherry riuscì a distinguere nel sotterraneo.

Le parve che, a parte un paio di oggetti, fosse tutta robaccia.

«Che cos'è?» Domandò

«È il mio tesoro!» Teo allargò le braccia e girò lentamente su sé stesso

«Queste cose non hanno niente a che fare le une con le altre... o sì?»
«Tutto ha a che fare con tutto, Ciliegina. Io e te siamo fatti di elementi simili, siamo entrambi umani, siamo entrambi pazienti dell'ospedale Drago Bianco, e siamo entrambi sopravvissuti alla sua esplosione. Se guardassimo più a fondo, potremmo scoprire di avere ancora di più in comune! Magari abbiamo lo stesso gruppo sanguigno oppure siamo nati nella stessa città. Magari ci piace lo stesso gusto di yogurt e gli stessi scrittori di fiabe per bambini. Tutto è collegato. Le cose che colleziono sono anche loro tutte collegate»

«E come? Per esempio, quella lì» Cherry indicò una spada rugginosa, posata su un mucchio di barattoli che sembravano pieni di insetti morti o di fagioli sgonfi «E quell'altra cosa lì» indicò una pelle di serpente che penzolava dalla parete, a cui era stata attaccata con un chiodo «Che cosa hanno in comune?»

«La stessa cosa che hanno in comune tutti i miei oggetti» disse Teo fiero

«E cioè?»

«Sono tutti misteriosi. E come tali, racchiudono la spiegazione a quel mistero. La domanda e la risposta si trovano sempre nello stesso luogo, sta a noi vederle entrambe nello stesso momento»

«La domanda e la riposta... si trovano nello stesso luogo» Cherry rise «Non credo. Insomma... in che senso?»
«Facciamo che prendo questo» Teo afferrò un piccolo flauto abbandonato fra le perline, dentro una scatola di cartone

«Ah ah»

«È un flauto, giusto? Allora potrei domandarmi tante, tantissime cose su questo flauto. Per esempio, potrei chiedermi di cosa è fatto. Ed ecco, se fossi un esperto potrei semplicemente guardarlo, studiarlo, e capire che è stato fatto con l'osso di un animale. Potrei persino capire di che animale si tratta! E poi potrei chiedermi chi lo ha costruito, e a giudicare dalla fattura deve averlo fatto un umano occidentale. Cos'altro potrei chiedermi, Ciliegina?»

«Ehm... che tipo di melodie hanno suonato con quel flauto?»
«Ecco, sì! Potrei chiedermi che tipo di melodie hanno suonato con questo flauto! E allora noterei, se osservassi molto ma molto attentamente, che intorno ad alcuni fori l'osso è leggermente più consumato e saprei quali note sono state usate di più»

«Wow. Non ci avevo pensato» ammise Cherry, che per qualche motivo adesso aveva i brividi

«E poi, Ciliegina? Che altre domande ci possiamo fare?»
«Possiamo chiederci a chi apparteneva questo flauto»

«Esatto! Sul flauto ci saranno di certo impronte digitali che sono state lasciate dal suo precedente proprietario: attraverso quelle potremmo scoprire a chi è appartenuto. Vedi? La risposta e la domanda sono nello stesso posto, entrambe sul flauto!»

«E se mi chiedessi, per esempio, quando è stato creato?» domandò Cherry, in tono di sfida

«Tutto si deteriora con il tempo, anche le ossa. Soprattutto le ossa. Dallo stato di deterioramento, noi possiamo scoprire quanto tempo ha questo flauto. Ed è proprio questo quello che è interessante! Vedi, questo flauto è diventato sottilissimo. Guarda» con delicatezza, Teo si chinò e allungò le mani per fare vedere lo strumento musicale a Cherry.

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