23. Colloquio con l'assicuratore

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Cherry andò a sciacquarsi la faccia e si ravviò i capelli con le mani. Non riusciva a trovare un pettine e si chiese se in effetti ne avesse uno, ma dopo aver guardato un po' in giro trovò una spazzola nascosta in un sacchetto di stoffa e decise di usarla, anche se non sapeva a chi appartenesse. Si preparò come meglio poté, poi ritornò alla propria camera e attese che qualcuno la chiamasse. Non passò molto tempo che sentì bussare alla porta.

«Avanti!» Disse ad alta voce

«Ciao, Cherry» la dottoressa Cosmos si affacciò dalla porta «È arrivato l'agente assicurativo. Ti sta aspettando al piano di sotto, sei pronta per vederlo?»

«Sì»

«Ok. Allora vado a dirgli che stai arrivando?»

«Sì, per favore»

«Quando sei pronta raggiungici nella sala d'attesa per i parenti, va bene?»

«Sì».

La dottoressa richiuse la porta e si allontanò rapidamente. Cherry controllò di avere tutti i bottoni e le cerniere chiusi e uscì anche lei per scendere al piano di sotto.

L'agente assicurativo era un uomo basso, ma squadrato, vestito con un completo su misura e che reggeva una valigetta di pelle in mano. A Cherry piaceva la sua cravatta di seta a strisce blu e viola, e le sembrava in qualche modo familiare, anche se non riusciva a ricordare dove avesse potuto vedere qualcosa di simile.

La dottoressa Cosmos era in piedi accanto all'uomo e aspettò che Cherry fosse a pochi passi di distanza prima di parlare

«Questo è il signor Albert Cicalone, della Ermes Assicurazioni»
«Salve» salutò Cherry, tendendo una mano «Molto piacere».

La stretta di Albert era vigorosa, ma leggermente umida anche se non faceva caldo. Sembrava nervoso.

«Allora vi lascio soli» Disse la dottoressa «Avrete molto di cui parlare»

«Sì, va benissimo, grazie» Albert fece segno di sì con la testa e Rosie uscì dalla stanza.

Cherry squadrò dalla testa ai piedi l'assicuratore. Ora che lo guardava meglio, pensava di trovarlo tutto familiare, non solo la cravatta. Forse l'aveva visto in televisione? O quando era piccola?

«Ci conosciamo?» Domandò

«Non credo» l'uomo si strinse nelle spalle «Vogliamo sederci?»

«Io ti ho visto già da qualche parte...» insistette Cherry, prendendo posto su una delle poltroncine rigide

«Sono originario di New York. Dubito che possiamo esserci mai visti: sono qui solo da pochi mesi»

«New York?»
«Sì. Da Manhattan. Abitavo in Little Italy»
«Il quartiere italiano?»

«Sì. I miei nonni erano italiani»

«Ah. Ecco perché quel cognome...»

«È buffo, vero?» l'uomo sorrise e si mise la valigetta sulle ginocchia, iniziando ad aprirla «Si potrebbe tradurre come "grossa cicala maschio". Allora, signorina Cherry, ho qui tutte le informazioni riguardo all'indennizzo che riceverai»

«Come mai mia madre l'ha fatto?»
«Come scusa?» l'uomo la guardò allarmato

«Come mai mia madre ha stipulato questo tipo di contratto?»

«Oh. Non lo so, a dire il vero. L'agente che ha parlato con lei ai tempi della creazione del contratto è morto due anni fa» sospirò «E io sono piuttosto nuovo qui. Quindi non saprei dirtelo, ma se devo tirare a indovinare... forse lei temeva di morire assalita da un animale pericoloso? Ho letto che faceva un lavoro rischiosissimo»

Shadowfawn - La Ragazza IpnoticaWhere stories live. Discover now