1 - Taliha

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Quattro mesi fa

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Quattro mesi fa

Tutti mi fissano. Mi guardo intorno e vedo solo occhi puntati su di me.

«Ma che stai dicendo Philip?» Dico all'uomo davanti a me.

Ho perso sei chili per entrare in questo vestito; sono andata dal parrucchiere, cosa che non faccio mai; mi sono fatta le unghie; ho pagato qualcuno affinché mi truccasse in maniera impeccabile per quello che sarebbe dovuto essere il più bel giorno della mia vita e...

«Scusa Tal. Non credo di amarti più, non ce la faccio a sposarti.»

E se ne va. Lo stronzo se ne va e mi lascia sola all'altare! Guardo il prete che mi fissa con occhi sgranati; poi i parenti del mio quasi futuro marito che mi osservano con pietà ed infine mia madre. C'è delusione nei suoi occhi. La sua figlia imperfetta, goffa e cicciottella ha appena subito quello che lei aveva predetto.

Rimango immobile. Dovrei scappare come fanno nei film? Perché se dipendesse da me, rincorrerei Philip per picchiarlo a sangue con il mio bouquet di fiori che neanche mi piace. Lo ha scelto mia suocera per me, anzi ex suocera per la precisione. Almeno una cosa buona...

«Mi scusi Signorina.» Il prete mi chiama con voce delicata. «Visto che non si sposa più, dovrei chiedervi di sgomberare al più presto. Tra qualche ora ho un altro matrimonio.»

Fa sul serio? - Quasi quasi il mazzo di fiori lo do in testa lui.

«Oh mi dispiace se le sto facendo perdere tempo!» Gli rispondo acida e sarcastica. Per fortuna arriva mio padre a salvarmi.

«Andiamocene di qui, tesoro.»

Adesso sono a casa dei miei, seduta sull'enorme divano con ancora il vestito addosso. Mia madre cammina avanti e indietro per il salotto. Credo di vedere del fumo uscire dalle sue orecchie.

«Ti rendi conto? Ci hai fatto fare una pessima figura.» Come al solito lei si preoccupa solo delle apparenze.

«Sarebbe colpa mia? Perché se non ricordo male, non sono io ad essermene andata il giorno del matrimonio. Non sono io ad aver abbandonato Philip all'altare!»

«Te l'avevo detto che sarebbe accaduto, te lo ricordi?» Mia madre sembra furiosa. «Ti avevo detto di tenertelo stretto! Quando ti ricapita un partito del genere?»

Uno così meglio perderlo che trovarlo. Avevo conosciuto Philip durante una delle feste aziendali di mio padre. Lui si occupa di finanziamenti ed aveva appena stretto un importante accordo con una società negli emirati arabi. Quella che si occupa di tutto il resto: feste, ricevimenti, banchetti è mia madre. Proprio a quella festa conobbi Philip. Era dannatamente bello, alto, muscoloso ma non troppo. All'epoca aveva i capelli leggermente lunghi e ondulati. Me ne ero innamorata all'istante, ma non avevo il coraggio di approcciarlo perché io ero l'esatto opposto: timida, con gli occhiali dalla montatura spessa, piuttosto in carne e completamente fuori posto. Philip era considerato uno degli scapoli d'oro della città e io ero l'unica figlia a non essere sposata. Ho tre fratelli: due sorelle più grandi e un fratello più piccolo. Le mie sorelle si erano già sposate e la più grande aveva già un figlio. Mia madre avrebbe voluto che tutte le sue figlie fossero ben sistemate con uomini di buona famiglia che potessero mantenerle. Non sono mai stata in linea con questo pensiero. A me piace lavorare e adoro il mio lavoro. Qui a New York lavoro in una libreria part-time; non guadagno molto, ma abbastanza da vivere dignitosamente senza dover chiedere nulla ai miei. Quando mia madre ha saputo che Philip era ancora sul mercato, ha fatto di tutto per far sì che mi notasse. Mi ha iscritta ad un corso di spinning in palestra; ha pagato un personal trainer che mi allenasse e aiutasse a perdere peso e un dietologo che curasse la mia alimentazione. Ammetto di non averci messo troppo impegno, ma ehi... io adoro le torte. C'è chi fa uso di sostanze stupefacenti, chi di alcol, io mi limito a mangiare. Gli unici che in questa famiglia non mi hanno mai fatto pesare per ciò che sono realmente, sono mio padre, mio nonno e il mio fratellino. Dicono sempre che sono bella, intelligente e che potrei avere il mondo ai piedi. Lo so che sono di parte, ma ogni tanto è bello sentirselo dire.

«Che figura tuo padre potrà tornare al lavoro?» Guarda mio padre. «Come faremo caro?» Mio padre va da lei e le dà un bacio sulla guancia che la calma all'istante.

«Si sistemerà tutto. Non è colpa di Tal.» Adesso mio padre guarda me. «Hai bisogno di una vacanza tesoro.»

Già... Mi ci vorrebbe proprio.

«Ehi!» Urla mio nonno che pensavo dormisse sulla poltrona. «Io ho quello che ci vuole.»

«Se è un'altra lezione sugli antichi miti del Nord America, non ne voglio sapere nulla.»

«Questa ti piacerà!» Lui si alza, o quantomeno tenta di alzarsi e poi sparisce nel corridoio. Dopo la morte di mia nonna, lui è venuto a vivere qui con i miei genitori. Ha deciso di andare a vivere nella mansarda perché si sente più isolato e al sicuro. È fissato con i miti e le leggende. Quando io le mie sorelle eravamo piccole, ci raccontava sempre storie sui lupi, sulle streghe, su ogni mito esistente e tramandato dai nativi americani. Dopo una ventina di minuti, torna con una scatola verde smeraldo in mano. Si siede sul divano accanto a me e mi prende la mano.

«Tua nonna avrebbe tanto voluto che te la dessi il giorno del tuo matrimonio. Sarebbe fiera della donna che sei diventata e detto tra noi...» Si volta per controllare che nessuno lo guardi e lo ascolti. «Ho sempre sperato che tu e quel coglione vi lasciaste.» Mi sussurra all'orecchio.

«Nonno...» Lo ammonisco.

«Che c'è? Non era degno nemmeno di lucidarti le scarpe. Ti è andata bene piccola mia, dai retta a nonno.»

Guardo la scatolina. «Allora, vuoi dirmi che c'è qui dentro?»

Apre la scatola e tira fuori una splendida collana con ciondolo tra il blu e il viola a forma di zanna. È molto bello, sembra quasi un oggetto tribale.

«Questa collana viene tramandata di generazione in generazione alle figlie femmine della nostra famiglia. Prima che tu me lo chieda, non l'ho data alle tue sorelle perché loro non hanno quello che hai tu...» Mi mette una mano sul cuore. «Indossala sempre. Tu sei speciale Taliha e un giorno te ne accorgerai.»

Mi da un tenero bacio sulla guancia. «Ti voglio bene, piccola mia.»

«Ti voglio bene anch'io nonno.E grazie per la collana; è bellissima.»


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