8 - Gene

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Quando ho spiegato il mio piano agli altri, Adrian e Jax non l'hanno presa benissimo

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Quando ho spiegato il mio piano agli altri, Adrian e Jax non l'hanno presa benissimo. Dicono che non ci si comporti così con una femmina, ma a me non interessa cosa pensano. Io sono l'alpha e io decido. Me ne sto sdraiato a letto, troppo eccitato per prendere sonno. Quando oggi l'ho costretta a rifarmi il caffè, ho visto la sua rabbia esploderle in testa. Credo che mi divertirò un mondo. Mi ritrovo a pensare a lei più spesso di quanto vorrei e lo sto facendo anche adesso. È una sensazione strana, è come se avvertissi la necessità di chiamarla, come se il mio lupo sentisse il suo disagio. È ridicolo... lo penso, ma nonostante ciò afferro il telefono in mano. Ho preso il suo numero di telefono quando era di sopra. So che probabilmente dorme, ma ho bisogno di sapere cos'è questa sensazione che mi attanaglia. Quando risponde le dico: «Non so perché, ma ho sentito l'esigenza di chiamarti.»

«AVEVI DETTO CHE NON MI AVRESTI FATTO DEL MALE! L'AVEVI GIURATO, GENE!» Lo dice tutto d'un fiato. La voce è forte ma tremante. Scatto in piedi perché oltre alle sue grida e ai suoi tremori, sento anche qualcos'altro... nemici.

«Chi cazzo c'è lì con te?» Sento dei botti e inizio a vestirmi. Ci impiego un minuto, poi afferro le chiavi della moto. Il mio corpo in realtà si sta muovendo in automatico, ma la mia mente è ben concentrata su di lei. Devo sapere dov'è. «Taliha! Dove sei?»

«Bagno!» Ho due opzioni: o intende il bagno della casa o quello della biblioteca. Poco importa, per trovarla mi basterà sentire il suo odore. «Non ti muovere da lì! È un ordine, chiaro!» In quest'ordine metto tutta la mia carica di alpha. Voglio che esegua i miei comandi senza esitazione perché da questi potrebbe dipendere la sua vita.

«Resta con me...» Ha paura, lo posso sentire persino attraverso il telefono. «Stanno per entrare, Gene... aiutami!»

Sta respirando troppo velocemente. Se continua così, collasserà.

«Respira Taliha... respira.»

«N...on ci ri...e...sco.» Non riesce a parlare. Sono quasi arrivato da lei; sto infrangendo ogni limite di velocità possibile. Provo a dirle altre cose, ma non mi risponde. Quando arrivo da lei, sento il suo odore provenire dalla biblioteca. Entro senza esitazione e rimango senza fiato. Punto i miei occhi sul bagno e vedo un uomo venire sbalzato qua e la per poi essere scaraventato per terra.

«Che cazzo hai fatto?» Dice l'altro uomo. Sono umani, riesco a sentirlo distintamente. Perché hanno mandato dei semplici umani qui? Che cosa stanno cercando e perché Taliha è sempre in mezzo a tutto questo? Tante domande alle quali non otterrò risposta. L'uomo sta per dire qualcos'altro e sta per estrarre l'arma ben sistemata nella fondina ed io reagisco semplicemente distinto. Muto in parte e sulle mie mani cominciano a spuntare unghie terribilmente appuntite e affilate e con un solo colpo gli stacco la testa. L'afferro per i capelli e la tengo forte in mano. Guardo il corpo rannicchiato di Taliha. Se prima mi sembrava essersi calmata, adesso torna a respirare pesantemente. Lascio cadere la testa perché sento l'esigenza di avvicinarmi a lei. Peccato che in questo modo la testa mozzata vado a finire proprio vicino alle sue gambe, scatenandole una paura folle. Mi avvicino per tranquillizzarla, ottenendo l'esatto contrario. Vorrei dirle qualcosa per calmarla, ma sviene. La prendo prima che sbatta la testa da qualche parte e la tiro su. Mi guardo intorno... Altri due cadaveri. Se non faccio sparire i corpi, la polizia si insospettirà ancora di più. Per ben due volte Taliha si trova in mezzo a dei morti. Credo che la polizia ne trarrebbe le sbagliate conclusioni. La prendo in braccio e mi dirigo verso la scrivania dove l'adagio delicatamente. Prendo il mio cellulare e mando un messaggio ai miei.

Sottomessa a teWhere stories live. Discover now