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Capitolo 2.
Desiderio.

"Mia sperava davvero di far morire alla festa la conversazione avuta con lui, ma non riusciva. Lo desiderava troppo, nonostante avrebbe voluto il contrario. Avrebbe voluto disperatamente saper controllare quella situazione."

Sbuffo nervosamente e inizio a battere il piede per terra a causa della tensione. Sono passati più di dieci minuti da quando ho chiamato il taxi, mi hanno assicurato che sarebbero arrivati in pochi minuti, ma ancora non si vede nessuno. Qui fuori sto iniziando a sentire freddo e non mi piace nemmeno tanto aspettare per strada a quest'ora di notte, non è per niente sicuro. Spero solo di non dover attendere ancora tanto, soprattutto perché questi tacchi mi stanno uccidendo. Appena arriverò a casa li butterò nell'immondizia.

Improvvisamente il rombo di una macchina sportiva attira la mia attenzione e riconosco immediatamente chi è il proprietario, ancora prima di aspettare che si fermi davanti a me e abbassi il finestrino, rivelando così la sua figura. Ormai è da mesi che vedo i ragazzi arrivare all'allenamento, ho imparato a riconoscerli anche solo dall'auto.

"Mia, che ci fai ancora qua?" l'italo-brasiliano abbassa il volume della radio, mentre si sporge leggermente verso il sedile del passeggero per potermi osservare in faccia "Pensavo fossi andata via da un pezzo."

"Lo speravo, ma il taxi ha deciso di fare tardi. Maledizione" lancio uno sguardo alla strada, per capire se stia arrivando, ma ancora non c'è nemmeno l'ombra "Dio, sto gelando qua."

"Gelando?" ride divertito, mentre scuote la testa "Ma se parli di gelo ora, d'inverno che farai?" non attende nemmeno che gli risponda e fa scattare la sicura dello sportello "Avanti, sali, ti accompagno io."

Sussulto davanti alla sua proposta e per un attimo mi torna in mente ciò che ci siamo detti prima durante la festa, così scuoto immediatamente la testa in segno di negazione, declinando il suo invito. "Non ti preoccupare, non voglio darti fastidio"

"Sali, non farti pregare. Giuro che non ho secondi fini" si porta una mano sul petto, a mo' di giuramento, mentre sorride in modo sbilenco "Su, non mi costa nulla."

Ci penso per qualche secondo, valutando mentalmente i pro e contro, poi decido di accettare. Se rifiutassi sarei io l'unica a perderci, visto che il taxi potrebbe arrivare chissà quando e io continuerei ad attendere qua come una deficiente, perciò. Sospiro profondamente, sperando di non pentirmene, poi apro lo sportello e mi accomodo accanto a lui, ringraziandolo.

Immediatamente il tepore dell'auto mi ristora un po', ma la tranquillità dura poco, ossia finché il profumo di Jorginho non mi si insinua nelle narici e mi fa quasi girare la testa. È così intenso e buono... scuoto il capo e, per la seconda volta nella serata, riprendo i miei pensieri che hanno preso un sentiero completamente proibito.

"Inserisci la via di casa tua nel navigatore." indica un computerino che è sopra a una piccola radio "Stai meglio ora? Sembravi agitata"

Mi lancia uno sguardo e mi sistemo meglio il vestito, rendendomi conto che lo spacco che arrivava fino alla coscia lascia intravedere un po' troppo ai suoi occhi verdi.

"Sto bene, ma starò meglio una volta che sarò a casa, comoda nel mio letto senza questi vestiti ingombranti."

Ascolta la voce del navigatore satellitare, poi risponde alle mie parole, imboccando la prima strada a destra "E io che pensavo che la mia compagnia ti piacesse parecchio, invece non vedi l'ora di arrivare a casa." il suo accento brasiliano gli dà un'aria ancora più particolare. "Vorrà dire che oggi è la seconda volta che mi illudi"

Fa riferimento alla conversazione che abbiamo avuto prima e arrossisco di botto. Ero convinta che non ne avrebbe più parlato, ma evidentemente mi sbagliavo. "Non so a cosa ti stai riferendo, visto che non ho illuso nessuno." sono stata chiara fin da subito, no?

Cosa mi manchi a fare|| JorginhoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin