𝘾𝙖𝙥𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 14

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«Dimmi», i suoi occhi speranzosi mi chiedevano di sapere, aveva bisogno che io gli raccontassi tutta la verità, ed io sentivo la necessità di togliermi questo peso che mi portavo sulle spalle da quando lo vidi.

Lo guardai negli occhi e senza pensarci due volte, buttai giù tutto quello che dovesse sapere;
«Okay, so che può sembrare assurdo e probabilmente, a primo impatto, non mi crederai, ma vengo da un'altra dimensione.»

Alzò un sopracciglio, il suo sguardo si faceva sempre più scettico ad ogni parola che pronunciavo. Gli spiegai tutto, dallo shifting al multiuniverso. Gli raccontai anche del modo in cui io lo conoscessi e che fosse soltanto il personaggio di una saga, ma che l'attore che lo aveva interpretato esisteva, aveva 34 anni e abitava dall'altra parte del mondo.

«Ed ecco, questo è il mio segreto, quel segreto che bramavi tanto di sapere», emisi un sospiro e attesi dicesse qualcosa, ma il suo sguardo diffidente si trasformò in una risata.

«Aspetta, aspetta», continuò a ridere con gusto, «quindi mi stai dicendo che io nella tua realtà non esisto, e che tu tramite una sottospecie di sogno riesci a viaggiare in altre dimensioni?»

Sospirai, «so che può sembrare assurdo, ma è così, e ti prego di non dirlo a nessuno, Draco»

«Assurdo?», domandò retoricamente, «t/n, mi sembra un po' eccessivo, sul serio credi a queste leggende, a tal punto da crearti una storia simile dentro la tua testa?»

«Ma è le verità!», esclamai con la speranza che mi credesse, «come credi che sappia tutte quelle cose di te e del tuo carattere?!»

Continuava a guardarmi scettico, come se non riuscisse a prendermi sul serio;
«Visto?», esordii, «ecco perché cui non volevo dirtelo. Sapevo che avresti reagito così.», guardai davanti a me seccata, pentendomi amaramente di avergli raccontato tutto.

«T/n», disse, «capisci che non è una cosa facile da credere? Cazzo, dai», accennò un'altra risatina, «se io ti dicessi che provengo da "un'altra dimensione in cui tu sei solo un personaggio di un libro", come la prenderesti?»

Strinsi i denti, «bene.», mi voltai decisa verso di lui, «allora ti darò tutte le prove di cui hai bisogno. Ti dirò delle cose che io non potrei mai essere in grado di sapere, su di te.»

Fece roteare la lingua attorno alla guancia e alzò le sopracciglia, «sentiamo», disse con un sorrisetto beffardo stampato sul viso.

«Provieni da una famiglia purosangue, tuo padre si chiama Lucius e tua madre Narcissa, tua zia è Bellatrix Lestrange. Avevate un elfo domestico, Dobby, finchè Harry non gli ha donato uno dei calzini di tuo padre.», enunciai.

«Pff», ruotò gli occhi al cielo il biondino, «queste sono le cose che sanno quasi tutta la scuola, le voci si spargono in giro, tutti sanno che sono un purosangue»

«Aspetta», lo interruppi, «non ho ancora finito», alzai le sopracciglia con un sorrisetto di sfida, e lui ricambiò il mio sguardo.

Mi schiarii la gola, pronta a far uscire fuori tutto quello che sapevo di lui, «sei un mangiamorte, come tutta la tua famiglia.», quando pronunciai quella frase vidi il suo volto cambiare interamente espressione, come se fosse incredulo da quello che avessi appena detto.

Ma io non avevo intenzione di fermarmi.

«Il signore Oscuro in persona, ti ha dato un compito di cui tu non sei molto sicuro di portare a termine, ma non hai altra scelta, o ti ucciderà. Con un armadio svanitore che stai testando in questi giorni farai entrare i mangiamorte nel castello e porterai a termine il compito di uccidere Silente, il tutto accadrà proprio sulla torre di astronomia.», dissi senza fermarmi un attimo, «o almeno, ci proverai, dato che non avrai il coraggio di farlo, motivo per cui dopo vari tentativi di avvelenamenti o maledizioni non sei ancora riuscito ad ucciderlo.»,

Lo guardai con un sorrisetto compiaciuto, «devo continuare?»

Il suo volto era più bianco del solito ed i suoi occhi mi guardavano come se avessero appena visto un fantasma. Deglutì, «come...»

«Adesso mi credi?», lo guardai intensamente negli occhi e presi la sua mano, ma lui la retrasse subito. Lo guardai con espressione interrogativa, come se gli stessi chiedendo il motivo di quel suo comportamento.

«Tu non-...non-..», scosse la testa ed il suo viso divenne improvvisamente serio, «io non so chi cazzo sei davvero e come faccia a sapere tutte queste cose, ma devi starmi lontana.», pronunciò con fermezza.

Lo fissavo incredula, i miei occhi divennero lentamente lucidi, mentre sentii come se il mio cuore venisse ripetutamente preso a pugni, «Draco, ma che dici...», dissi con un filo di voce che uscii appena dalle mie corde vocali.

«Non mi hai sentito? Stammi lontano, cazzo!», bruscamente si voltò, allontanandosi scosso, mentre allargava con entrambe le mani la sua cravatta.

Rimasi immobile a guardare lui che si allontanava sempre di più, facendo scricchiolare le travi in legno di quel ponte. Ero pietrificata, mentre nella mia testa sfrecciavano da tutte le parti mille pensieri confusi e mille domande.

Strinsi i pugni tentando di trattenere le urla che volevano fuoriuscire dalla gola, i miei occhi si umidificarono ed il petto bruciava come quando una lama bollente lo perfora dritto al cuore.

Dopo poche ore mi ritrovai stesa a pancia in giù sul letto del dormitorio, tenevo il braccialetto fra le dita, osservandone ogni particolarità ed i minimi dettagli su ogni incisione. Gli angoli delle mie labbra si incurvarono leggermente quando mi strisciò in mente, cauto come una biscia, il pensiero di Draco e del suo viso mentre mi porgeva quella piccola scatola.

Lo indossai al polso e abbracciai il cuscino, chiusi gli occhi nutrendo la speranza che quel suo comportamento fosse dovuto solo ad un attimo di confusione. Tentai di comprendere quella sua reazione, continuando a ripetermi sempre la stessa frase nella mente, -gli passerà-.

Ma più i giorni passavano, più Draco si faceva sempre più lontano;

Cambiava strada ogni volta che mi incrociava in lontananza lungo i corridoi, durante i pasti non mi rivolgeva neanche uno sguardo ed ogni volta che tentavo di parlargli, mi evitava come peste.

Eppure, un giorno lo stavo osservando da sotto al portico del giardino comune, non si era accorto della mia presenza, ma mentre lo scrutavo scrivere qualcosa a matita sul suo quaderno, mi rimbombava in mente quella frase: "non so chi cazzo sei davvero e come faccia a sapere tutte queste cose, ma devi starmi lontana"

Ho coltivato da sempre l'amore per te e l'ho colmato navigando tra l'inchiostro delle pagine dei libri;
Ma adesso mi ritrovo qui, ad osservarti da lontano.

Proprio come fa la luna, che nonostante il giorno non va mai a riposare e resta ad osservare il sole in un angolo nascosto del cielo, senza avvicinarsi, perché è solo in quel lasso di tempo che può guardarlo.

Ma lei lo ama, nonostante si tratti di un amore impossibile e nonostante la consapevolezza che rischi di scottarsi, continua ad amarlo incondizionatamente.
E anche se nei suoi momenti più bui lui l'abbandona, lei continua a stargli accanto, dimenticando tutte quelle volte in cui l'ha lasciata da sola, ad illuminare la notte.

Ma quando la luna si avvicina per parlare, il sole fugge da lei, come se non la volesse tra i raggi.
E nel frattempo, la luna piange lacrime che brillano della sua stessa luce;

E mentre lei pensa che il sole la detesti,
il sole continua a fuggire da lei per proteggerla;
Perché infondo sa, che lei, gli sarebbe stata accanto anche a costo di scottarsi.

Ma è crescendo che si colgono tutti i significati più profondi delle favole per bambini. E ammetto che mi ci è voluto molto per capirlo, ma sono riuscita a trarre una conclusione:

Io, sto vivendo la favola della luna;
E tu, stai ricreando la favola del sole.

You saved my life | Draco Malfoy (+16)Where stories live. Discover now