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Roma, 8 Agosto 2033

Prospettiva dell'autore

(ascoltate Lovely di Billie Eilish in loop, fino alla fine del capitolo)

Il sole era più bollente che mai, batteva ardentemente sulla famosa capitale dell'Antico Romano Impero, era tutto così monotono, eppure così caotico, sembrava che il tempo si fosse fermato per due anni e più.

Il sudore emergeva dalle camicie degli impiegati in ritardo che correvano al lavoro; i foulard, appena acquistati dai venditori ambulanti, usati per coprirsi in chiesa, svolazzavano di persona in persona, la quale cercava di non morire di caldo con quelle pezze sulle spalle o sulle cosce; il dolore lancinante ai piedi, già di prima mattina, non tardava a percepirsi sui volti dei turisti in visita di una delle città più belle del mondo; erano tutti così indaffarati a fare qualcosa, perfino Roma era indaffarata a farsi vivere.

L'unica cosa che accomunava chiunque in quel preciso istante a Roma era la direzione che prendevano per dirigersi in qualsiasi posto ognuno di loro stesse andando, la Fontana di Trevi. Nessuno e dico, nessuno, avrebbe rinunciato a sviare la vista della fontana, nonostante il ritardo, il sudore, il caldo, i foulard ingombranti, il dolore ai piedi, tutti passavano da lì, era come un principio di scaramanzia che tutti facevano per migliorarsi la giornata, quasi come una tradizione intramontabile.

La Fontana di Trevi era per molti un punto di ritrovo, per altri un luogo di passaggio, per i turisti era una meta obbligatoria con annessa la monetina lanciata all'interno, con la speranza di tornare di nuovo in quella splendida città.

Quel giorno, però, il ruolo che aveva la Fontana era diverso, era unico, il suo ruolo era quella di un'opportunità, una speranza di amore per due anime perse e condannate a separarsi per una colpa che non era loro. Uno dei due si trovava già lì, dalle otto e un quarto, proprio come la prima volta che si erano visti, in cui aveva sperato di incontrarla, in quell'azienda che la ragazza tanto amava. I lettori più temerari e coraggiosi avranno desiderato si trattasse di Melany, seduta, magari accanto alla farmacia con una brioche calda tra le dita e un caffè al caramello freddo appoggiato sul cemento accanto a lei, con un libro tra le cosce, la quale avrebbe potuto aspettare il cantante dei suoi sogni camminare a passo svelto verso di lei, proprio come la prima volta.

I lettori più romantici avranno sperato fosse lui la persona in anticipo, con una rosa rossa stretta nella sua mano sinistra, rossa perché lui regalava rose rosse solo quando era certo di voler passare il resto della sua vita con quella persona, anche lui avrebbe tenuto un caffè macchiato al caramello freddo nell'altra mano, così da far sapere a lei che lui non aveva dimenticato niente di lei e che per lui era come se non si fosse mai separato dalla sua dolce anima.

Ahimè, dovrò dare ragione ai lettori romantici, per stavolta, poiché quell'uomo era davvero lì come ve l'eravate immaginato, non era tranquillo, anzi, non era mai stato così in ansia in tutta la sua vita e si sentiva morire dentro al solo pensiero che lei potesse non arrivare.

Vi starete chiedendo, adesso, se lei si presenterà o se si sia dimenticata, ma lasciate che ve lo racconti in modo più poetico.

Erano passati due anni da quel giorno, ormai "quel giorno" era l'innominabile giorno, era la fine e l'inizio di tutto, era semplicemente la polvere di un destino andato in frantumi. Dopo due anni, Melany credeva di potersi risparmiare un viaggio così lungo che la riportasse nel suo Stato nativo, pensava di aver di nuovo la vita che meritava, ma c'era sempre quel qualcosa che mancava in quella vita perfetta, era sempre quel sogno infranto che avrebbe meritato più di questa vita apparentemente "perfetta".

In questi due anni si era nuovamente innamorata, lui era un uomo di successo, aveva tre anni in più di lei, possedeva un azienda di auto sportive di ultima generazione, era bello, capelli ricci e occhi verdi, quasi come se si fosse scelta una copia di colui che aveva sempre cercato di dimenticare, perfino il nome glielo ricordava, in un certo senso; si chiamava Ray e lui sembrava molto innamorato di lei, anche Melany ricambiava, ma non l'avrebbe mai potuto amare come aveva amato Harry, era fuori discussione in tutti i sensi, nessuno poteva parlare di Harry davanti a lei, neanche solo nominarlo, anche se, molto spesso, aveva ascoltato di nascosto qualche conversazione tra sua sorella e Louis al riguardo. Inoltre, era solita, quando era da sola, indossare le cuffiette e ascoltare alcuni vecchi audio o podcast della sua voce, giusto per evitare che si dimenticasse come fosse sentire la sua voce che non sentiva da molto tempo. Aveva ascoltato l'intero nuovo album una sera, dopo qualche mese dalla sua uscita, aveva pianto tutta la notte ascoltando le parole dedicate a lei, successivamente, la mattina seguente, aveva assegnato di terminare l'intero progetto pubblicitario a tutto lo staff e di mostrare dettagli o dubbi ad Ella, lei non ne avrebbe voluto sentir parlare fino al termine del contratto. Quando, finalmente, il contratto si era chiuso, aveva incontrato Jeff per esporre il progetto che lei aveva evitato di guardare per troppo tempo, si preoccupava soltanto dello sguardo di quell'uomo posato su di lei come se le avesse tagliato in due il cuore, l'uomo malvagio aveva cercato di avere una conversazione civile con la direttrice della Rockefeller Agency, ma lei le aveva detto soltanto «Dal momento che non sono più obbligata in nessun modo a vedere la sua faccia, ora può sparire per sempre dalla mia vista, le auguro soltanto che tutto il male che ha fatto a me non gli ritorni indietro, o altrimenti sarebbe sotto terra dal dolore.»

The dawn of destiny. H.S.Where stories live. Discover now