3 - Back from the Dead

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Arrivò con largo anticipo alla successiva lezione di letteratura, e con uno scopo ben preciso. Non aveva riferito a Sara dell'allucinazione che aveva funestato il suo rientro in classe, non voleva darle pensieri. L'angoscia generata da quello spiacevole episodio era svanita; tuttavia, gli era rimasta addosso un'inspiegabile – e probabilmente malsana – curiosità nei confronti dell'oggetto di quell'infelice malinteso.

Lo individuò senza sforzo: occupava lo stesso posto della volta precedente. Le spalle larghe, strette nel giubbotto di jeans, erano curve su una dispensa sulla quale prendeva appunti. Una ciocca biondo scuro cadeva sul suo viso assorto, la fronte era corrugata e il labbro inferiore stretto tra i denti per la concentrazione.

Jem si fermò a un paio di sedie di distanza e si schiarì la voce. «Excuse me, is this seat free?» s'informò, indicandone una. Due grandi occhi azzurri si staccarono dalle pagine: videro un ragazzo longilineo in camicia bianca e pantaloni scuri, zaino in spalla e libri sottobraccio; i capelli lisci e lunghi quasi fino alle spalle erano scuri come i suoi occhi, in netto contrasto con l'incarnato pallido; i contorni del viso erano squadrati e taglienti, come incisi con uno scalpello sul marmo. Aveva uno sguardo fiero e distaccato come quello di una scultura greca.

«Yeah, it's free» confermò il ragazzo dagli occhi blu con un cenno distratto del capo che fece oscillare i due cerchietti argentei che pendevano da ciascuno dei suoi lobi.

«Thanks.»

Jem si accomodò e gli lanciò un'occhiata fugace, prima di mettere mano al suo quaderno. «Scusa, tu non c'eri ai corsi precedenti, vero? Sei arrivato quest'anno?» azzardò, sperando di non suonare troppo invadente.

«In realtà, sono a Londra dal primo anno,» spiegò lui senza scomporsi «ma mi sono lasciato prendere da lavoro e amici e non ho frequentato granché.»

«Capisco. Pensi di rifarti quest'anno?»

«Per forza. Devo anche sostenere un paio di esami dell'anno scorso. Se entrare in contatto diretto con prof e colleghi può farmi recuperare qualche informazione utile, beh... motivo in più per frequentare.»

«Quali esami ti mancano?»

«Storia della lingua inglese e letteratura rinascimentale.»

Jem si lisciò il mento con le dita sottili, sovrappensiero.

«Ho degli appunti di storia a casa. Quelli di letteratura dovrebbe averceli un amico.»

Sempre che non se li sia persi o, peggio, venduti.

«Posso prestarteli, se vuoi.»

Il ragazzo sgranò gli occhi incredulo.

«Sul serio? Guarda, te ne sarei grato! Questa roba fa schifo» disse, chiudendo con un colpo secco la dispensa evidenziata e fitta di note.

«Non c'è problema. Sono abituato ad aiutare i colleghi.»

«Cosa sei, uno spacciatore di appunti?» scherzò il biondo.

«Potrei esserlo, in effetti. Ma non ti ricatterò, promesso.»

«Uno spacciatore filantropo? Dev'essere il mio giorno fortunato!» Le labbra piene del biondo si distesero in un sorriso smagliante, di quelli che avrebbero fatto sciogliere i cuori come ghiaccioli al sole. Era un tipo niente male, pensò Jem sbirciandone il profilo regolare e il fisico muscoloso. Magari era pure simpatico, ma da lì a scambiarlo per Will... Avrebbe potuto farne almeno due di Will.

«Comunque piacere: Daniel O'Connor. Puoi chiamarmi Dan» disse il ragazzone, corredando la sua presentazione con una presa stritola ossa.

«O'Connor, O'Connor... Mmm» rimuginò Jem massaggiandosi la mano dolente sotto al banco. «È un cognome irlandese, per caso?»

Imperfect DreamsWhere stories live. Discover now