25 - Saints and Goblins

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Londra appariva grigia e umida in ogni sua superficie, una selva di palazzi attorno e dentro ai quali formichine laboriose brulicavano febbrili e indolenti scarafaggi metallici battevano neri sentieri di bitume. Il suo cielo plumbeo e gli sbalzi climatici andavano di pari passo con l'umore altalenante di Jem.

In pausa dalle lezioni, lui e Sara si erano accomodati su una panchina della Wilkins Terrace. Lei gli stava raccontando del seminario su virtual learning e comunicazione digitale a cui aveva partecipato di recente con Emily, le gambe rivestite di jeans e culminanti in un paio di stivaletti accavallate su una delle sue e un Montgomery grigio aperto su un lungo maglione nocciola a trecce.

Mentre l'ascoltava assorto, una mano sulla sua gamba, Jem alzò gli occhi sui banchi di nubi che avevano appena coperto l'ultimo, debole raggio di sole invernale e si addensavano minacciosi sopra alle loro teste. Il fitto chiacchiericcio degli studenti che attraversavano il cortile saturava l'aria come l'umidità elettrica che precedeva l'arrivo della pioggia.

Erano già passati più di due mesi dall'inizio del term two dell'anno accademico 2021-22, tra lezioni, sfiancanti sessioni di studio ed essays da consegnare. Anche le scadenze legate alla realizzazione del nuovo videogioco e i preparativi per il lancio e l'anniversario di luglio si facevano più pressanti, così come i controlli di Mark e Stan.

Jem sentiva addosso tutta la pesantezza di quel periodo, ma non se ne lamentava più di tanto. Si era riconciliato con Sara e buttato a capofitto nella sua agenda densa di impegni per impedirsi di pensare alla visita fatta a Dan al rientro dalle vacanze di Natale. Ogni volta che ci pensava, sentiva di aver fatto una cazzata colossale.

Come aveva potuto presentarsi in casa di un ragazzo che conosceva da così poco, sfidando il freddo e il gelo senza motivo? Cosa gli era saltato in testa?

Dentro di sé sospettava di conoscere la risposta a quelle domande, la ragione di quell'iniziativa all'apparenza folle.

La verità era che non riusciva più a vedere Dan solo come un compagno di studi. Era come se i successi e le sconfitte, le risate e le lacrime, le reciproche confessioni... tutto ciò che avevano condiviso li avesse avvicinati e resi in un certo senso complici.

Ma complici di che, poi?

Da quella visita a casa sua gli incubi su Will erano svaniti, vero; ma erano stati rimpiazzati da sogni non meno perturbanti. Sogni che avevano per protagonista un biondo e muscoloso anglo-irlandese dagli occhi azzurrissimi e un sorriso mozzafiato.

Se era vero che i sogni rivelavano le pulsioni più profonde dell'animo umano, aveva motivo di preoccuparsi, dal momento che Dan pareva essere diventata la sua nuova e inattesa fonte di desiderio.

Senza rendersene conto, si era trovato a fantasticare sulle sue foto pubblicate su Instagram. A registrare ogni variante espressiva del suo viso, a tracciare con gli occhi le curve definite delle braccia e i contorni delle sue labbra piene, finché i movimenti scomposti di una Sara dormiente al suo fianco non lo riportavano alla realtà.

Allora lo assaliva un terribile senso di colpa per quei pensieri molesti. Temeva di star tradendo la sua ragazza.

Ma che fai? Hai dimenticato di essere fidanzato?!, non mancava di bacchettarlo la sua coscienza. Piantala per una buona volta con queste idee assurde. Perché devi per forza rovinarti la vita? Sta andando tutto così bene...

Bene?! Non va bene un cazzo!, insorgeva allora il suo io più istintivo. Il tuo cuore parla chiaro attraverso i sogni. Per quanto ancora continuerai a ignorarlo? Ammettilo che ti stai semplicemente accomodando su una routine che non ti soddisfa e che vorresti cambiare, ma non ne hai il coraggio!

Imperfect DreamsWhere stories live. Discover now