Capitolo 33

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OCEAN POV

<Non so perché te l'ho raccontato> ringhia, alzandosi dal telo.

Il suo tono è duro e arrabbiato. Eppure posso notare un velo di triste pentimento, o meglio, di triste delusione. Probabilmente perché sono rimasta in silenzio.

Non so cosa dire. Non trovo nessuna parola da poter usare. Nessuna riflessione. Nessuna approvazione. Nessuno disapprovazione. Nessun commento.

Nessun conforto.

Il ragazzo ha la mascella serrata e i pugni rigidi. Comincia a muoversi per andare via.

Ma io non voglio che lui se ne vada. Non voglio lasciarlo. Non voglio che mi lasci.

'No, fermo...aspetta!' Urlo nella mia testa, ma come posso pretendere che mi ascolti se io neanche ho parlato?

Gli prendo il braccio e lo tiro a me: l'unica cosa che sono in grado di fare per trattenerlo. Si sbilancia e si sorregge prontamente sulle braccia per evitare di schiacciarmi con il suo peso.

Nonostante sia così vicino a me, io non riesco a guardarlo negli occhi. Forse per paura. Paura di perdermi nella sua rabbia, nella sua sofferenza, nel suo dolore. Paura di perdermi nei suoi occhi.

Ma so che l'unico modo per trattenerlo è fargli capire che io, a differenza delle altre persone, ci sarò, sarò lì per lui. L'unico modo per farlo rimanere è mostrargli più coraggio della sua paura. Ha bisogno di coraggio.

E io glielo voglio dare.

<So perché lo hai fatto. Perché ne avevi bisogno, Benjamin. Avevi bisogno di parlarne con qualcuno>. La mia voce è tremolante e indecisa, così come il mio respiro, irregolare e spezzato.

E della cosa che sto per fare non so quanto me ne potrò pentire.

Alzo una mano e lascio scorrere le dita sul suo addome in modo più delicato possibile. Non si scompone sotto il gesto, eppure quando riesco ad alzare lo sguardo nel suo, i suoi occhi sono chiusi dolcemente.

Non capisco se gli piace oppure no. Dopo ciò crederà che io sia come le altre, ma non lo sono.

Fermo il movimento per un millesimo di secondo, poi riprendo.

Bloccarmi significherebbe non mostrargli il coraggio che cerca. Io devo continuare, voglio farlo.

Le dita sfiorano i pettorali, poi il pomo d'Adamo, arrivando sotto al mento. Ripassando il profilo della mascella, ancora contratta. Posso giurare di averla sentita rilassarsi.

Apre gli occhi e le sue pupille si dilatano nelle mie. Avvicina cautamente la sua mano alla mia, che è rimasta sul suo viso, e stringe il polso, poi in uno scatto brusco me la blocca sul telo. È arrabbiato e io sto sbagliando tutto.

Sussulto. Guardo il suo braccio teso fa pressione sul mio polso.

Con l'altra mano sfiora il mio braccio libero, fermandosi al palmo, mentre osserva ciò che sta facendo. Un brivido parte da quel punto e si diffonde in tutto il corpo. E di nuovo afferra il polso e lo porta vicino all'altro. Sposta il suo fitto sul mio viso, nei miei occhi.

Lo sguardo in cui ho paura di affogare.

Le sue braccia si flettono e il suo viso si avvicina. Sento il fiato perdere regolarità. È affannato e scoordinato. La gabbia toracica si gonfia a ogni respiro e tocca la sua. Si avvicina ancora di più e in nostri nasi si accarezzano delicatamente. Schiudo le labbra d'istinto e lui le sfiora con le sue.

Mi si spezza il fiato. Mi si spezzano i pensieri. Mi si spezzano le ultime forze che mi erano rimaste. Mi si spezza tutto.

Avverto che apre la bocca e poi sento la sua voce confusa in un soffio <Le persone ti pugnalano solo alle spalle>. Nonostante la sua voce non è ben definita ho captato tutta la freddezza di quelle parole. Gelide.

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⏰ Last updated: Jan 20, 2022 ⏰

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