Capitolo 9

93 7 0
                                    

Sono alcuni giorni ormai, che sto in qualche modo cercando di evitare Benji e le sue manovre mentali. Non posso proprio definirlo 'evitare', dal momento che abitiamo nella stessa casa, andiamo e torniamo da scuola assieme, pranziamo insieme, ceniamo insieme e abbiamo un gruppo di amici in comune (che per me è anche l'unico), per non parlare delle volte in cui vorrei uscire a fare una semplice passeggiata da sola e sono costretta a portarmi dietro la scorta, che guarda caso, è sempre Benjamin, quindi è impossibile evitarlo completamente, però si può dire che lo stia trattando con più freddezza e indifferenza, eppure questo cambiamento pare non l'abbia notato o turbato...o semplicemente, non gli interessa.

Sto girando a zonzo per i corridoi della scuola, perché, da ragazza, sto in quel periodo del mese e non mi va di fare palestra. Giro l'angolo e in lontananza vedo la figura del ragazzo corvino che esce da un'aula. Proprio in quell'istante si volta nella mia direzione... ma avverte la mia presenza!? Come se non ne avessi mai abbastanza, decide di venire verso di me. Così, con molta nonchalance, ruoto sui talloni e faccio ritirata, sperando che lui non mi fermi e mi lascia vivere in pace.

<Ocean!>. Come non detto. Mi fermo all'udire della sua voce e quando posso accertarmi che è a pochi passi da me, mi giro alquanto scocciata.

<Oh ma ciao Benjamin... non ti avevo visto> mento.

<Per caso stai provando ad evitarmi?> chiede spigliato il ragazzo.

<No, assolutamente! Perché dovrei?!> rispondo di rimando.

<Mmh, non sono convinto> esprime.

<Perché sei qui?>  cambio rapidamente discorso.

<Sono stato cacciato dalla classe, sai...al professore non mi piaceva molto... e invece tu?>

Beh...come glielo spiego?

<Ora di scienze motorie...> lascio la frase in sospeso.

<Ah capisco... hai le tue cose, giusto?> chiede con naturalezza. Io faccio tutti i colori dell'arcobaleno. Si avvicina a me e appoggia la mano sul muro, faccio istintivamente un passo indietro, finendo con la schiena contro parete. Sono imprigionata.

<Non devi vergognartene... è una cosa normale> mi sussurra vicino alle labbra, i nostri nasi quasi si toccano. E di nuovo il fremito... il suo fiato caldo sul mio viso, il suo odore alla menta e al muschio bianco. Mantiene lo sguardo fisso sui miei occhi, quindi li chiudo e volto la testa.

<Stammi lontano, ho bisogno di spazio personale, GRAZIE> lo respingo.

<Spazio personale... interessante> replica.

<Non fare il cazzone, cazzone!> ribatto ricomponendomi.

<Devo andare> vado dritta alla biblioteca.

Ma come si può essere così irritanti!! E' tornato il Benji di prima, con la differenza che ha preso familiarità e cerca di fare il simpatico. Mi viene voglia di prenderlo a schiaffi. Sa come comportarsi con le ragazze. E io vorrei sapere come compottarmi con gli stronzi. Non lo so spiegare, mi fa sentire speciale quando fa quel suo trucchetto, eppure sono consapevole che io per lui non sono nulla.

Raggiungo la grande stanza dei libri e mi siedo affannata su uno dei tavoli.

<Ciao> pronuncia stranito un ragazzo alto e castano seduto al tavolo dove mi sono precipitata con la delicatezza di un ippopotamo.

<Ciao> lo saluto <Ci conosciamo?> aggiungo dubbiosa.

<Beh, non proprio...a parte qualche corso che frequentiamo insieme, frequenti Benjamin Jones. Questo ti rende piuttosto nota> spiega.

<Non me lo ricordare!> esclamo stringendo la testa tra le mani.

<E perché mai non desideri stare col  ragazzo più affascinante e conosciuto della scuola?> domanda cinico.

<Così me lo fai ricordare> la mia voce assume un tono scherzoso. <Perché sto scappando da lui per...vabbè storia complicata> mi fermo .

<...perché è bellissimo, ma allo stesso tempo un stronzo arrogante, presuntuoso e fastidioso, con manie di narcisismo ed egocentrismo?> continua lui al posto mio.

<Palese, non è vero??> chiedo conoscendo la risposta. Cosa ti vuoi aspettare da uno come lui.

<Comunque, sono Logan> mi porge la mano, che io stringo senza esitare.

<Ocean, sono Ocean> mi presento anche se a quanto pare conosce già il mio nome.

<Il tuo nome rispecchia i tuoi bellissimi occhi> riflette, fissandoli incantato. Una frase a cui sono abituata.

<Me lo dicono in parecchi> parlo con noncuranza, mentre sfoglio le pagine di un libro preso alla cieca, dagli scaffali alle mie spalle. 

Guardo l'orario sul telefono e sono le 10:14...cacchio!

<Devo andare in classe, come te d'altronde> affermo frettolosa. Lui fa spallucce.

Scappo via e sento urlare Logan fin fuori la biblioteca, <Non correre per i corridoi>. Mi spunta un sorrisino sulle labbra. Sono davvero prevedibile.

Entro in classe e siedo al banco, occupando anche il posto affianco con il mio zaino.

La professoressa fa la sua entrata, portando con sé alcuni ragazzi. Ci informa che manca un insegnante e la classe è stata divisa.

Oh no...no, no, no! Non può essere. Mi perseguita! Benjamin cammina disinvolto verso il mio banco, con un sorrisino bello quanto odiabile... e io che cercavo di evitarlo!

<We biondina!> dice sedendosi. Odio questo soprannome.

<E' occupato> chiarisco subito, al che il ragazzo mi fa una smorfia dispregiativa e io ancora più contrariata gli offro lo spazio. Non si mette bene.

<Oggi non hai proprio voglia di studiare, non è così?> lui si stringe nelle spalle.

La professoressa ci fornisce dei quiz da svolgere e io, senza voglia, inizio a leggerli e a completarli. Ad un certo punto un insopportabile ticchettio mi distrae.

<Benjamin puoi finirla?> mi volto seccata verso di lui. Mi sorride antipatico e smette di tamburellare le dita sul banco.

Io riprendo il questionario, ma il tempo di dimenticarsi ciò che avevo detto, che di nuovo vengo distratta da un formicolio sul braccio, causato dalla penna che Benji sta usando per solleticarmi... che poi da dove è uscita?? Non si è portato lo zaino.

<La finisci di rompere il cazzo, smettila!Devo concentrarmi> dico a denti stretti per evitare di farmi sentire da tutti. Il ragazzo corvino posa la penna sul tavolo e inizia a scrutarmi, ma io non ci do peso. Ho una fantasia incontrollabile di picchiarlo.

Leggo e rileggo ininterrottamente l'ultima domanda rimasta, ma non riesco a darle una risposta a scegliere la risposta più sensata tra le presenti. Sento un fiato caldo sul collo.

<A, la risposta giusta è la A> bisbiglia al mio orecchio, provocando un fremito lungo tutta la schiena, io lo guardo di sottecchi.

<Che dici, la finisci?!>  scuoto la testa, come a scacciare i pensieri, e ritorno al mio benedettissimo questionario.

<Scusa, volevo solo aiutare> dice e mi appoggia una mano sulla coscia, guardandomi compiaciuto. Mi paralizzo a quel gesto, che oltre al brivido e le guance rosse, mi ha arrecato una voglia ancora più grande di prenderlo a calci.

<Levami immediatamente le tue luride mani di dosso, brutto verme parassita> urlo sdeganta, attirando l'attenzione della classe.

La campanella suona, salvandomi da quella situazione. Esco velocemente dall'aula, facendomi spazio tra la gente. Cammino frettolosamente e visibilmente irritata. Non capisco cosa cerca di ottenere sinceramente. La mano sulla coscia, tutte quelle attenzioni...dove vuole arrivare? A cosa gli serve fare questo? Ha tante ragazze, perché prende di mira me. Perché sono un povero agnellino da macello? Sono una sfida, un gioco?

All'improvviso sento una pressione sul polso, afferrato da qualcuno. Nella mia testa si materializzano mille pensieri davvero preoccupanti. Mi giro impulsivamente, un po' inquietata.

Dal Dolore Alla FelicitàWhere stories live. Discover now