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[🎵 Now playing » Ep

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[🎵 Now playing » Ep. 00 - Pilot — Don't Listen To Me]

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"Vi è mai capitato di sentirvi fuori posto, estranei in un mondo a cui non appartenete, catapultati in una dimensione parallela, oppure degli intrusi proprio in quel luogo che vi hanno insegnato a chiamare 'casa'?

A me capita spesso di camminare in posti familiari e avvertire solo freddo. Mi capita spesso di osservare gli altri e chiedermi se si sentono a proprio agio, se si sentono meno soli con delle etichette dai nomi diversi che continuano disperatamente ad appiccicarsi addosso.

La verità è che le etichette non fanno altro che intrappolare le persone in delle scatole.
Scatole in cui a volte ci ficchiamo a fatica pur di sentirci parte di qualcosa, intrappolati in un mondo che continua ad andare avanti senza tregua, lasciandoci indietro.

Per anni ho provato anch'io a incastrare la mia identità in contenitori diversi, pieni di personalità preconfezionate come caramelle dai gusti più disparati, sputate poi fuori a valanga da un distributore guasto.

Ma c'è sempre stata una parte di me che non riusciva ad adattarsi, che saltellava di continuo da un posto all'altro per trovare quello giusto.

Beh... dopo tanto tempo, sono giunto alla conclusione di non appartenere ad alcuna definizione in particolare. La società ci assegna etichette fin dalla nascita.
Le mie, per quanto mi sforzi, non riesco a staccarmele di dosso.

Ma so di essere molto più di un nome, genere, etnia, orientamento sessuale, nazionalità o professione. So di contenere moltitudini, di essere tante cose insieme e nulla allo stesso tempo.

So anche che si tratta di un concetto difficile da spiegare, questo senso di non appartenenza esclusivo che paradossalmente mi appartiene. Dopo una nottata insonne passata a fare ricerche su internet, però, mi sono imbattuto nel 'Dizionario Dei Dolori Oscuri' di John Koenig, ed è lì che ho trovato la parola che stavo cercando.

Lutalica: quella parte della tua identità che non appartiene ad alcuna categoria.

Perchè mi sono reso conto che non sempre le parole esistenti sono adatte a descrivere ciò che provo.

Quando sembra che il mondo vada troppo veloce da riuscire a stare al passo, è rassicurante essere in grado di aggrapparsi a parole mancanti.
E io non sono di certo un tipo a cui piace parlare, ma se proprio devo farlo voglio essere in controllo.

Ecco perché mi trovo qui, adesso, nella solitudine della mia stanza alle due di notte.
L'orario perfetto per snocciolare perle di dubbia saggezza davanti a uno schermo e a un microfono – anche questo di dubbia qualità – mentre mi ingozzo di Doritos al formaggio...

E pensare che, tutto questo discorso non sarebbe neppure iniziato se Netflix non avesse interrotto i miei piani notturni con il suo solito messaggio di shock: sì, amico, ho intenzione di continuare a guardare.

Lascio quindi che sia 'Somewhere I Belong' dei Linkin Park a concludere questa prima puntata: la dedico a tutti coloro che si sentono tagliati fuori, abituati a guardare il mondo dal finestrino degli esclusi.

Se non conoscete questa canzone vi consiglio di rifarvi una cultura. E se siete arrivati ad ascoltarmi fino a qui... vi consiglio anche di rifarvi una vita!  

Questo podcast è probabilmente l'unico che non pretende ascoltatori, perché nato come un flusso di coscienza scoordinato. Non ci sono scalette predefinite né contenuti altamente illuminanti.

Ci sono solo io, le mie riflessioni filosofiche del tutto casuali, le mie lamentele su ciò che mi accade nella vita, e l'unica cosa di cui vado fiero: i miei preziosissimi consigli musicali.

Quindi, non vi ringrazio per avermi ascoltato né vi prego di seguirmi o condividere questo podcast in giro (per favore, non fatelo).

Mi chiamo Psycho e questo è 'Don't Listen To Me."

[🎵 Closing » Somewhere I Belong - Linkin Park]

FracturedWhere stories live. Discover now