6. Gentilezze inaspettate

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[🎵 Now playing » Monster - dodie]

"Tutte le tue cicatrici assomigliano più a delle squame.
Due creature orribili, due predicatori inquietanti,
accecati dal passato come una coppia di mostri.
Quindi, forse ti parlerò
nell'unico modo che conosco."


Aaron non era un amante del freddo.

Non sopportava il modo in cui, a causa della bassa temperatura, iniziava a perdere sensibilità sia alle dita delle mani sia a quelle dei piedi. Il gelo si insinuava nelle ossa, si stringeva intorno ai muscoli come una banda elastica, rilasciando un'esplosione di dolore nelle giunture a ogni movimento.

Eppure, l'aria fredda e pungente di quel mattino presto di novembre, che provocava sulla pelle la stessa reazione allergica alle foglie d'ortica, offriva sollievo dal conforto di un letto troppo caldo, dove i brutti sogni erano rimasti appiccicati alle lenzuola.

Aaron continuò a correre tra le strade desolate intorno alle schiere di case nel quartiere residenziale, sorseggiava l'aria fresca come acqua mentre la suola delle scarpe batteva il marciapiede. Il suono delle foglie che si sbriciolavano sotto i piedi era più soddisfacente di una canzone ascoltata a tutto volume nelle orecchie, al pari del silenzio ancora intatto di un giorno appena iniziato, protetto da un leggero strato di nebbia che aleggiava tutt'intorno.

Quando rientrò, sudato e senza fiato, trovò Landon seduto sul bancone della cucina intento a fare colazione, con una tanica di latte ancora aperta al suo fianco da un lato e una scatola di cereali dall'altro.

«Buongiorno,» lo salutò per essere cortese mentre si avvicinava al frigo per prendere qualcosa da bere.

Com'era prevedibile, l'altro lo ignorò e continuò a girare il cucchiaio nella tazza che reggeva in una mano. Quella volta la stampa sulla ceramica era diversa: una scritta "va' all'inferno" circondata da stelle e arcobaleni. Si domandò quante altre tazze particolari ci fossero in giro e se le avesse scelte tutte Nyle. Dopo essere andato con lui in giro per negozi aveva appreso la passione del ragazzo per qualunque cosa fosse colorata e divertente. I vestiti che indossava ne erano la testimonianza.

Anche i calzini di Landon non erano da meno, l'unico capo d'abbigliamento a contrastare il nero dominante. Non fece in tempo a soffermarsi sul motivo che li decorava quella volta – forse dei donuts – poiché venne distratto dalla vista dei Cheerios all'interno della sua tazza che diventavano sempre più mollicci, affondando nel latte.

«Disgustoso,» si lasciò scappare lanciando un'occhiata mentre beveva acqua.

«Potrei dire la stessa cosa della tua maglia» ribatté Landon, indicando con il capo l'alone di sudore sul torace.

«Lo sai che non c'è bisogno di lasciare i cereali in ammollo per così tanto tempo? Non è pasta, non deve cuocere.»

In tutta risposta, Landon fece ruotare il cucchiaio un paio di volte, poi lo ritrasse e cominciò a bere con gusto l'intero contenuto. Aaron ebbe l'impressione che stesse deglutendo con più vigore del solito; osservò il suo pomo d'Adamo alzarsi e abbassarsi in successioni rapide. La conferma che lo stesse provocando arrivò quando Landon esagerò un respiro soddisfatto subito dopo aver finito di bere.

Per provare un punto – anche se non sapeva nemmeno lui quale – Aaron afferrò a sua volta una tazza e la riempì di latte. Versò i cereali poco alla volta, facendoli bagnare solo il giusto necessario prima di raccoglierli col cucchiaio. Mentre masticava, prestò attenzione a fare rumore per sottolinearne la croccantezza.

Landon tollerò quell'affronto per pochi secondi. Saltò a terra con un balzo e sparì silenzioso al piano superiore.

Una volta solo, Aaron si appoggiò con i gomiti al bancone e si rilassò.

FracturedWhere stories live. Discover now