3. Inizi sbagliati

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[🎵 Now playing » Welcome To Paradise - Green Day]

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"Presta attenzione alle strade dissestate e le case in rovina.
Qualcuno le chiama baracche, qualcuno pensa che siano carine.
Vi voglio portare attraverso una terra desolata che mi piace chiamare casa.
Benvenuti in Paradiso."


Da quella serata finita male, Aaron non aveva più avuto il coraggio né di tornare a casa dagli zii né di restare da Cliff. Il dolore alla schiena che avvertì al risveglio fu lo spiacevole promemoria di una serie di notti passate a fare couchsurfing su divani sempre più scomodi.

«Buenos días» lo salutò il proprietario di casa appena mise piede in salotto. «Dormito bene?»

Aaron – Diego per il proprietario –  annuì e si tirò su per sgranchire le gambe intorpidite. «Sì, muy bien

«Perfetto. Estoy contento» il ragazzo cercò ancora di parlare in uno spagnolo stentato per essere cordiale mentre si avviava in cucina. «Ti auguro una buona vacanza qui a Londra!»

Aaron gli rivolse un sorriso di circostanza, intento a continuare a fingersi il turista che aveva detto di essere, per poi dirigersi in bagno. L'acqua ghiacciata con cui si sciacquò il viso lo aiutò a svegliarsi del tutto e a riportarlo alla realtà: non ci sarebbe stata alcuna vacanza ad aspettarlo, ma una giornata di lavoro indesiderato.

La festa di Halloween gli era costata molto più della semplice noia. Nel giro di poco tempo si era ritrovato con centinaia di sterline in meno sul conto bancario, un ex amico arrabbiato, e un biglietto di sola andata ormai scaduto e inutilizzabile. Non era servito a nulla tempestare la compagnia aerea di chiamate e messaggi per convincerli a cambiare la data o ad avere un rimborso. Il suo viaggio era andato perso insieme ai risparmi accumulati per renderlo possibile.

Inoltre, insieme alla multa per possesso di droga, aveva ricevuto una condanna da scontare prestando cento ore di volontariato distribuite in quattro mesi. Il giudice era apparso anche fin troppo entusiasta di aggiungere lui e Cliff nel programma di reinserimento sociale, come se non stesse aspettando altro che ricevere nuove reclute.

Avrebbe dovuto quindi aspettare di terminare le ore stabilite prima di poter ritentare il suo viaggio dall'altra parte dell'emisfero. Se non altro, aveva tempo per cercare di racimolare i soldi necessari a comprare un altro biglietto ed evitare di usare quelli che gli sarebbero dovuti servire una volta giunto a destinazione.

Dopo essersi dato una veloce rinfrescata, si guardò allo specchio giusto il tempo necessario per mettere in ordine i capelli arruffati, poi si affrettò a uscire lasciando dietro il suo riflesso che tollerava a malapena. Ci pensava già la maggior parte della gente a fissarlo con insistenza, non aveva bisogno di aggiungere anche il suo stesso sguardo.

Prima di andar via ringraziò il ragazzo che lo aveva ospitato, poi infilò la tracolla della borsa che si stava portando appresso da giorni e si precipitò controvoglia a prendere la metropolitana.

FracturedWhere stories live. Discover now