20. Nel parco dei sogni spezzati

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[🎵 Now playing » Apocalypse - Cigarettes After Sex]

"Le tue labbra, le mie labbra.
Apocalisse."


Aaron passò un dito sullo schermo del telefono per tracciare i lineamenti del viso di Tori. Nello scatto che li ritraeva insieme, la ragazza aveva gli occhi spalancati e un'espressione arrabbiata, mentre lui rideva di gusto.

Fu contento di non aver cancellato la foto nonostante le minacce ricevute. Tori si lamentava spesso di non essere fotogenica e lo pregava sempre di non immortalarla. Ovviamente lui l'aveva presa come una sfida personale, divertendosi a fare l'esatto opposto nei momenti in cui lei meno se lo aspettava.

Ed era proprio grazie a ciò che poteva vantare una vasta collezione di video e immagini della ragazza, l'unica prova della sua esistenza. Sospirò mentre chiudeva l'album e apriva la lista delle chiamate recenti. Nonostante faticasse ad ammetterlo, stava rischiando di dimenticare sia il suo volto sia la sua voce con il passare del tempo.

Accostò il telefono all'orecchio e aspettò la fine del messaggio registrato per parlare. «Ehi, sono ancora io. Spero tu stia bene, ovunque tu sia, e che abbia trovato il tuo pensiero felice.» Guardò fuori dalla finestra e ammirò la calma di quel giorno festivo, che costringeva la gente a starsene a casa a mangiare. Non c'era un'anima per strada. «Lo sai che sto per fare un pranzo di Natale insieme a Nyle, Landon, e Luzanne? Sembra assurdo. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi a passare il Natale così. E invece eccomi qui, in compagnia di persone con cui non pensavo nemmeno di andare d'accordo. Manchi solo tu. Buon Natale, Tori.»

Subito dopo aver staccato la chiamata, lo scricchiolio del pavimento lo fece voltare verso la porta aperta della sua stanza.

Landon si fermò sulla soglia con le braccia conserte e le gambe incrociate. I calzini natalizi che indossava erano un pugno nell'occhio persino per lui che era daltonico.

«Chi è Tori?» gli chiese con voce pacata.

Aaron rabbrividì e si strofinò le braccia. Era la prima volta che sentiva quel nome pronunciato da qualcun altro che non fosse la zia.

«Se non vuoi dirmelo, non fa nulla. Ma ti ho sentito spesso lasciarle dei messaggi.»

«Tori è mia sorella.» Aaron smise di accarezzarsi e mosse qualche passo verso di lui. «O meglio, era mia sorella.»

Landon sciolse l'intreccio delle braccia e rilassò la postura. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono.

«Lei è la persona a cui ho fatto la promessa,» proseguì Aaron. «Fin da bambini, Tori è sempre stata fissata con l'Australia. Una volta mi ha fatto vedere un libro con immagini di luoghi che avrebbe voluto visitare, ne era innamorata. Soprattutto, le piacevano i koala.» Sorrise al ricordo di lei che non perdeva mai l'occasione per fargli conoscere una curiosità a proposito di quegli animaletti carini e coccolosi. «Lo sai che i koala profumano di eucalipto? O che dormono fino a venti ore al giorno?»

Il sopracciglio di Landon si inarcò. «No, ma adesso che lo so, posso dire che hai dato una svolta alla mia giornata.»

Aaron ridacchiò, poi si toccò la catenina che portava al collo e l'umore mutò in modo drastico. «Era il suo sogno trasferirsi a Sydney, ed era quasi riuscita a realizzarlo prima di... prima che...» Si bloccò con il ciondolo stretto tra le dita. Non era in grado di articolare la frase.

«L'incidente d'auto?»

Mugolò con un suono strozzato. Poi si schiarì la voce per aggiungere altro, ma Landon lo precedette.

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