22. Mostri sotto il letto

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[🎵 Now playing » Small Hands - Radical Face]

"E se ti ritroverai di nuovo al buio,
ti basterà voltarti e pronunciare il mio nome.
E se il fuoco nel tuo petto uscirà,
beh, ti stringerò in ogni caso.
E se avrai bisogno di prendertela con me per questo,
beh, lo sai che non mi lamenterò."





Aaron si rigirò nel letto morbido e annusò la fodera fresca e incustodita del cuscino accanto al suo. L'odore del letto di Landon era un po' come la musica che il ragazzo gli faceva ascoltare: familiare. E come il ritornello di una canzone ascoltata a ripetizione, non credeva di poterlo dimenticare.

Durante una visita obbligatoria da una terapista dopo l'incidente d'auto, gli era stato detto che l'olfatto è un senso potente, in grado di risvegliare memorie perdute e sbloccare momenti significativi.

Era per quello che aveva iniziato ad annusare la menta: gli ricordava di Tori, dei pomeriggi passati insieme a bere tè e mangiare biscotti. L'odore di sigaretta e cocco, invece, per quanto meno gradevole, ormai gli portava alla mente Landon.

Con lentezza inaudita, Aaron si alzò e indossò una delle tante felpe appallottolate sulla sedia di fronte alla scrivania. Faceva più freddo nella stanza da quando Landon lo aveva abbandonato per andare a preparare la colazione. Si strinse nel calore dell'indumento e sorrise al ricordo della nottata trascorsa insieme.

Lui e Landon non avevano più provato a fare sesso. Alla fine del primo film si erano addormentati uno accanto all'altro, mantenendo una certa distanza tra loro com'era già accaduto in precedenza.

Ed era stata la notte migliore della sua vita.

Si sentiva rilassato, rinvigorito. Non aveva neppure avvertito il bisogno di andare fuori per la solita corsa mattutina.

La vibrazione del telefono sulla scrivania lo riportò alla realtà. Era da un po' che continuava a suonare con insistenza.

Quando lo afferrò trovò una sfilza di chiamate senza risposta da parte della zia. Era strano che lo cercasse così tanto, soprattutto dopo essersi parlati e salutati a Natale. Sapeva che avrebbe dovuto risponderle per scoprire cosa volesse, ma in quel momento, con l'aria assonnata e la voce impastata, dubitava di riuscire a mentire.

Mise da parte il telefono e si diresse in bagno a lavare faccia e denti. Allo specchio il suo riflesso lo disgustò meno del solito; le occhiaie si erano attenuate. Le cicatrici, invece, erano sempre lì. Ci passò sopra le dita e ripensò alla delicatezza dei polpastrelli di Landon. Nessuno lo aveva mai toccato così.

Quando uscì dalla stanza scese in fretta i gradini fino all'ultimo, ma si bloccò nel corridoio al suono della voce squillante di Nyle. Restò in silenzio dietro l'angolo e attese con pazienza di vedere il ragazzo andare via. Non aveva voglia di affrontare il suo sarcasmo di primo mattino.

Nyle, però, sembrava intenzionato a voler conversare con il cugino.

Non era sua intenzione origliare, ma la menzione del proprio nome gli fece rizzare le orecchie.

«Non è un "friend with benefits", vero? Ti piace sul serio,» affermò Nyle.

«Si tratta solo di una situazione conveniente per tutti e due,» replicò Landon con tono meno energico.

«Non prendermi per il culo, Lanny. Sono tuo cugino e ti conosco. Non ti ho mai visto così con nessun altro. Anzi, non ti ho mai visto con qualcuno, punto. Da quando vivi in questa casa, lui è la prima persona in assoluto che ti ho visto portare in camera. Dovrei sentirmi offeso, e invece sai che ti dico? Non lasciartelo scappare.»

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