L'origine delle mie paure

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 Notte tra il 22 ed il 23/03/2022

Caro Dario,
come stai? Io sto un po' giù, sia come forma fisica, sia emotivamente. Oggi vorrei parlarti di alcune delle mie paure che in questi giorni stanno risalendo, per iniziare a poterle lasciare andare ed affrontarle definitivamente. 

Mi ricordo di un giorno alle elementari in cui i miei compagni mi hanno provocato tantissimo. Io ero il loro passatempo preferito, farmi arrabbiare era il loro passatempo preferito. Quel pomeriggio ero tranquillo in classe e ad un certo punto loro hanno iniziato a provocarmi, a prendermi in giro. Nel frattempo la supplente stava sull'uscio della porta a chiacchierare con un'altra maestra. Ero così furioso che volevo fargliela pagare. Così vidi sulla cattedra delle forbici ed istintivamente le presi e le lanciai. Subito dopo però iniziai a realizzare che non era stata proprio una buona idea. La forbice passò di striscio sopra la testa di un mio compagno, Giuseppe, e al fianco destro di un altro mio compagno, Alberto. 

Venni dunque portato in presidenza. Il preside era visibilmente scosso, non sapeva cosa fare. Poco dopo arrivarono i genitori di Giuseppe. Sua madre era in lacrime, mentre suo padre era rosso di rabbia. Dopo aver parlato con il preside, il padre di Giuseppe si rivolse a me urlandomi:" Prima ammazzo tua madre, poi ammazzo tuo padre e poi, se vuoi, puoi pure denunciarmi!" 

Possiamo solo immaginare gli effetti di una simile frase per un bambino di nove anni, no? In quel momento mi sono sentito minacciato. Non bastava il sorgere del mio senso di colpa, anche la minaccia di uccidere i miei genitori. 

Poco dopo arrivò la madre di Alberto che ebbe un confronto più diplomatico con il preside e poi si rivolse a me dicendomi di controllare le mie reazioni e che sarebbero stati presi dei provvedimenti.

Infine arrivò mia madre. Era in ansia. Il preside riferì l'accaduto a mia madre e poi ci lasciò un attimo da soli. Ero psicologicamente distrutto. E cosa fa un bambino quando sta così? Generalmente cerca il supporto dei genitori, no? E fu quello che feci. Tremante, corsi verso mia madre, ma lei mi spintonò indietro, allontanandomi. "Vergognati! Fai schifo! Non sei mio figlio quando fai così!" ed altre belle parole d'affetto uscirono dalla sua bocca, senza un minimo di preoccupazione per come mi sentissi, o cercare di capire cosa aveva provocato una simile mia reazione. Tornò il preside e disse a mia madre che ero stato allontanato per quel giorno. Quindi tornai in classe, presi tutte le mie cose e tornai a casa con mia madre, la quale continuava a dirmi di quanto fosse delusa dai miei atteggiamenti, che quelle erano brutte figure, insomma altre parole d'affetto. (Ad ogni modo quei miei compagni si erano ripresi poco dopo) 

In un solo giorno avevo sperimentato il rifiuto, l'abbandono e l'essere minacciato per la mia reazione. In risposta a ciò ho maturato un comportamento del silenzio. Non parlavo per paura di una possibile reazione eccessiva, ho sviluppato una sorta di attaccamento a chi mi sta vicino, per paura di essere abbandonato, ed ho cercato di "conformarmi" per paura di essere rifiutato. Inoltre penso che da quel giorno devo aver iniziato a maturare, sia pure inconsciamente, i miei pensieri suicidi. Com'è cambiata la mia vita in un solo giorno, eh? 

Giorni dopo la mia maestra di italiano, dopo essere stata informata dell' accaduto, ha detto in classe che quello che avevo fatto era indubbiamente sbagliato, ma ha anche detto ai miei compagni: " Questo accade perchè voi provocate Filippo, perchè vi divertite a farlo arrabbiare. E quando poi Filippo reagisce, naturalmente è colpa sua, vero? Dovete rispettare il vostro compagno, ed anche lui rispetterà voi." Forse è stata la prima volta che qualcuno mi ha difeso, che qualcuno mi ha capito. 

Sempre alle elementari, oltre ad essere preso in giro, venivo escluso. Nessuno voleva giocare con me, nessuno voleva parlare con me, a meno che non si trattasse di prendermi in giro. Da lì ho iniziato a maturare una certa diffidenza quando qualcuno scherza con me. Se a volte non comprendo l'ironia, qualche battuta, o altro, è per questo motivo. In prima elementare però molti apprezzavano la mia mente: mi ricordo che riuscivo ad indovinare l'ora esatta semplicemente guardando il sole o anche che riuscivo a sapere che giorno fosse il 5 di un certo mese in un certo anno. (quest'ultimo poi non è così difficile, il calcolo da eseguire è molto semplice ed occhio ai bisestili!) Forse essere un po' più intelligente dei miei compagni deve averli spinti ad essere invidiosi di me, da qui le loro reazioni. Ah, e vivevo naturalmente in un mondo fatato eh! E Cure Black e Cure White erano le mie paladine preferite. Insieme alle Winx, naturalmente.

L'essere escluso dai miei compagni mi ha portato ad auto-escludermi, ad isolarmi. Anche se mi trovo nel bel mezzo di una festa ho bisogno di stare un po' da solo. Ed è successo anche al mio diciottesimo. Ma di questo te ne parlerò in seguito. Me ne stavo nel mio mondo fatato, ad osservare il cielo e studiare matematica. Mi sa che la mia passione per la Matematica deve essere iniziata proprio lì, o all'asilo. Il maestro mi metteva tutto il giorno a fissare l'orologio. Probabilmente la curiosità di comprendere quei meccanismi è stato quel che ha acceso la mia passione per la matematica. La mia curiosità è un dono che devo difendere anche a osto della vita. 

Mi chiudevo in me stesso piano piano, ed è per questo che ho serie difficoltà ad aprirmi, a confidarmi ed ogni volta che lo faccio sto più tranquillo, ma neanche tantissimo. Ho paura di ferire e di fare stare male chi mi sta vicino. Mi ricordo però che da bambino odiavo vedere le persone stare da sole. In particolare un giorno una mia cugina era in disparte a piangere perchè nessuno voleva giocare con lei. Allora corsi da lei e le dissi: "Dai vieni a giocare con noi."

E lei piangendo:" Nessuno vuole giocare con me"

Ed io coinvolgente:" Giocherò io con te", e le asciugai le lacrime sorridendole, la presi per mano ed andammo a giocare con gli altri bambini.

Comprendo molto bene chi si esclude e chi viene escluso. Provo molta rabbia nei confronti di chi esclude. 

Sempre alle elementari, un aneddoto positivo però. Quel pomeriggio stavamo facendo delle espressioni. A turno uno di noi veniva chiamato a risolvere un'espressione alla lavagna. Io me le risolvevo per conto mio, ma non mi riusciva nessuna espressione. Così mi agitavo e mi buttavo giù, credendo che non sarei mai riuscito a risolvere un'espressione. La maestra nota che io ero agitato ed io le dico il motivo. Mi chiamò alla lavagna. All'inizio mi rifiutai, ma poi andai. Presi il gessetto e cominciai a scrivere l'espressione che mi stava dettando. Iniziai a risolverla come stavo facendo fino a quel momento: ad ogni riga facevo a mente due-tre passaggi, ma la maestra mi riprese, dicendomi di cancellare tutto e di fare un passaggio alla volta. Seguii il consiglio. Risolsi l'espressione. Dopo averla risolta la maestra mi fece vedere il risultato di quell'espressione nel suo libro. Guardai quel risultato, poi guardai la lavagna. "Non ci  credo" dissi stupito. Tornai al mio posto carico per risolvere le altre espressioni. Da quest' esperienza credo sia nato il mio bisogno di essere rassicurato. Infatti la maestra credeva in me, mi ha fatto notare i miei errori e mi ha dato quella fiducia che poi si è tradotta nel mio stupore. 

Quando non so fare qualcosa mi butto sempre giù. Mi convinco di non essere all'altezza o di non essere abbastanza. Mi paralizzo e non so più quello che devo fare. Quell'esperienza evidentemente ha un ruolo chiave nella mia vita. Una volta notati i miei errori, posso rimediare ad essi e posso arrivare all'obiettivo, senza saltare alcun passaggio. Quando inizio a fare qualcosa che mi piace, vorrei fare un po' tutto e subito, magari saltando anche dei passaggi fondamentali per poter proseguire. Ad esempio, mi ricordo che il vecchio me diceva che non avrebbe mai trovato l'amore. Non è così. Per poterlo trovare devo evidentemete fare spazio per accoglierlo e per fare spazio devo rimuovere le mie paure. 

E come si rimuovono le paure? Affrontandole. 

Ed ho anche paura nell'amare qualcuno, nell'affezionarmi? Si. 

Ma di queste paure te ne parlerò la prossima volta.

Filippo

Caro diario ti scrivo ... pagine di sfogoWhere stories live. Discover now