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CHARLES

"Charles"

Vengo richiamato da George.

"Lando ha detto che vuole una mano per il rifornimento delle bibite, vai in cantina e prendi qualche cassa. Ah, quasi dimenticavo! Fai attenzione alla porta: è difettosa, si chiude da sola e può essere aperta solo dall'esterno quindi, se non vuoi essere rinchiuso nella cantina di Lando, usa il fermaporta."

Mi riferisce l'inglese.
Che palle! Perchè devo andare proprio io? 
Anche se privo di voglia, mi dirigo verso la cantina per fare quello che mi è stato chiesto.
Riempio la cassa prendendo bottiglie di diverso tipo qua e là, cercando di non fare danni tra gli scaffali.
Mi abbasso per raggiungere del prosecco quando sento un tonfo. Spero solo non sia quello che penso.
Per quanto sia invitante rimanere solo con questa collezione di Chardonnay, preferisco passare il resto della giornata ballando e bevendo con i miei amici di sopra. 
Sento dei passi di qualcuno farsi sempre più vicini. 

"Spero solo tu non abbia chiuso la porta"

Bofonchio andando in contro a quei rumori. 
Resto immobile, impietrito quando ci troviamo faccia a faccia.
Il battito cardiaco accelera involontariamente, il groppo alla gola si fa sempre più grande e il respiro diviene irregolare.
Dopo quasi un mese eccoci qui, l'uno di fronte a l'altro come due persone che hanno appena visto un fantasma.
Come due che hanno perso la facoltà di parlare e agire.
Come perfetti sconosciuti. 

Ritorno in me scansando Chiara, diretto verso la porta, l'unica via di fuga da questa situazione.
Come immaginavo, il fascio di luce che puntava sulla cantina, adesso non è altro che un semplice spiffero che proviene dal fondo della porta chiusa.
Salgo i pochi gradini e invano busso violentemente contro la porta metallica, sperando che qualcuno mi senta. 

Non ci credo che sia successo davvero. La Moira è una puttana.

CHIARA

Charles mi sorpassa fiondandosi sulla porta su cui inizia a sbattere di prepotenza i pugni.
Rimane lì per circa un minuto, poi, rassegnato, si va a sedere su una cassa.

"Mi spieghi perchè l'hai fatto? Non sapevi che la porta si apre solo dall'esterno?"

Mi accusa mettendosi le mani tra i capelli.

"No, non lo sapevo. E' stato un incidente, non l'ho fatto a posta"

Incrocio le braccia rimanendo nello stesso punto.

"Mi sembra il minimo che tu non l'abbia fatto a posta ma resta il fatto che adesso ci troviamo in questa situazione per colpa tua"

Alza lo sguardo, che fino ad ora era sempre riuscito a tenere altrove, e lo posa su di me.
Riesco a percepire da esso tutto il suo rancore e disprezzo nei miei confronti e ciò non mi fa sentire per niente a mio agio.
E pensare che una volta adoravo quando i nostri occhi si incrociavano, quando con un solo sguardo mi faceva venire i brividi su tutto il corpo.
Sentirci, guardarci, toccarci, lasciavamo che il fuoco bruciasse, ardendo in mezzo alle nostre anime.
Ma ci sono rapporti destinati a finire che non sarebbero mai dovuti iniziare, sentieri in cui sarebbe meglio non perdersi e persone che probabilmente, sarebbero dovute rimanere nel loro universo, restando lontano dalla tua vita.
Dentro di me lo so che resteremo sempre così, due che vivono nello stesso mondo ma che non si incontreranno mai davvero.

"Sappi che neanche a me fa piacere tutto questo, e poi non fanne un dramma, qualche modo per uscire lo troveremo"

Mi giro verso la porta e inizio a lanciare pugni e calci contro di essa, accompagnando il tutto con delle grida di aiuto.

Red is my skin  || CHARLES LECLERCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora