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E' quasi mezzanotte, manca poco a Natale ma l'unica cosa che me lo ricorda sono degli addobbi con ghirlande e varie lucette colorate sparse per lo yatch.
Non c'è una vera e propria atmosfera natalizia ma d'altronde mi trovo in mezzo al mare con indosso un vestitino bianco a bretelline.
Oggi non è la classica serata calda ed afosa ma neppure il calo di temperatura e il leggero venticello è paragonabile alle strade innevate di Maranello: al freddo secco che ti trapassa la pelle congelandoti le ossa, alle mani talmente intorpidite dalle basse temperature che temi possano staccarsi da un momento all'altro. A dicembre è tutta una sorpresa in Italia: passi da giorni in cui stai bene anche solo con il semplice giubbino ad altri che preferiresti restare in casa sotto le coperte tutto il giorno a non fare nulla perché fuori si gela o nevica.

Chiudo gli occhi ispirando profondamente ed un brivido improvviso mi percorre la schiena. Fa strano pensarlo ma credo che dovrei indossare una giacca.

"Come stai?"

Carlos si siede accanto a me accarezzando il mio braccio.
Gli tiro uno sguardo eloquente e non aspetta un secondo in più prima di spiegarsi meglio

"A temperatura intendo"

Ridacchia.

"Oh, non avrei mai pensato di dirlo ma un po' di freddo ce l'ho"

Strofino le mani tra di loro.

"Vado a prenderti qualcosa"

Si alza ma lo blocco per il polso rimettendolo a sedere.

"Non preoccuparti vado io"

Poggio le mani sulle sue ginocchia e gli lascio un bacio sulla punta del naso.
Scendo le scale che portano al piano inferiore dove questa sera abbiamo cenato ed entro dalla porta semitrasparente che conduce alle varie camere.
Apro la stanza ed infilo la prima cosa che trovo nella borsa, che ho preparato frettolosamente prima di lasciare il villaggio.
Ripercorro il corridoio più lentamente e nel mentre mi sistemo la giacca, quando sento dei rumori strani provenire dalla camera più avanti.
Mi soffermo davanti ad essa ed una risatina mi esce spontanea quando mi rendo conto che quei rumori non sono altro: il letto che cigola e gemiti mezzi strozzati. Proseguo nella mia direzione scuotendo la testa imbarazzata.
In effetti Max e Kelly mancano da un po' ed ora ho capito il perché.

Esco dalla medesima porta e guardo sulla sinistra, dove da lontano si vedono le luci soffuse del villaggio che fa sembrare quest'ultimo un piccolissimo paese sull'acqua.
Mi soffermo un attimo ad osservare quel miscuglio di colori che provengono da lontano e solo dopo qualche minuto mi rendo conto di non essere la sola che guarda in quella direzione.
Su un divanetto in pelle bianca poco più avanti, sul lato dello yacht, scorgo dei capelli castani ed il fatto che siano scompigliati mi fa capire chi ci sia sdraiato. Evidentemente era lì anche prima ma non mi sono resa conto della sua presenza fino ad ora.

Charles è misterioso, solitario, sorprendente e non mi capacito del fatto che sia completamente diverso da come l'ho conosciuto. Non riesco ad associare il ragazzo che ho difronte al ragazzo di qualche mese fa, è come se questa fosse la sua vera natura o è semplicemente una corazza che si è creato per difendersi dagli altri o meglio da sé stesso.
Non riesco a decifrare i miei sentimenti ma con quelli degli altri solitamente sono piuttosto brava. Tutto in quel ragazzo urla di solitudine e disincanto e quella sua desolazione stride talmente tanto con il volto angelico e niente affatto compromesso che sembra quasi impossibile che lui sia davvero così alla deriva.
Se avesse mostrato questo suo lato fin dall'inizio probabilmente non saremmo mai stati insieme e questo perché in fondo siamo più simili che diversi.
Con Carlos invece è tutto più semplice, forse troppo se ci penso. Charles aveva ragione quel giorno in cantina a casa di Lando, a me serviva una scappatoia, qualcuno che sapeva rendermi felice senza troppi sé o troppi ma.
Sono stata una vigliacca, ho scelto la strada più semplice perché mi spaventava l'idea di avere accanto una persona uguale a me.

Red is my skin  || CHARLES LECLERCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora