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CHIARA

Sono crollata sul letto di Charles o forse sono svenuta su quel cuscino fresco di ammorbidente, su cui è ancora impresso il suo odore dalla scorsa notte.
Uno spasmo ipnico mi colpisce la schiena con delle vertigini abissali e, alla fine ho trovato pace nell'ultimo posto del mondo dove avrebbe potuto esserci speranza, conforto, quando vengo abbracciata dalla sensazione della freschezza delle lenzuola pulite.

Sono sveglia da qualche minuto, non credo di essermi ripresa ancora del tutto da qualsiasi sostanza mi abbia fatto ingerire quello stronzo.
Il corpo formicola leggermente e la testa mi gira ma sono sicura del profumo dolce che circola nell'aria.
Mi tiro su con la schiena poggiandomi alla testiera del letto. Sento le gambe in fiamme, le mani di quest'ultimo sul mio seno ed un urlo spontaneo esce dalle mie labbra.
No, non voglio che succeda questo, non voglio vivere sapendo che la mia mente mi possa fare questi brutti scherzi. Non voglio ripercorrere infinite volte ciò che mi è successo trasformandolo in un trauma.
Respiro profondamente, socchiudendo gli occhi e convincendomi del fatto che sia la droga a farmi questo effetto, che sparirà non appena mi sarò del tutto ripresa.

"Hey, stai bene?"

La figura di Charles si materializza nella stanza, mi concentro su di lui e questa volta c'è davvero, non lo sto immaginando. 
I miei occhi vitrei si trasformano presto in occhi nuovamente accesi di vita e il respiro bloccato riprende a scorrere come il tempo che ci circonda.

"Io non lo so, mi sento strana"

Inizio a torturarmi le dita.

"Passerà e starai di nuovo bene ed io.."

S'interrompe ripensando a ciò che stava per dire.

"Noi ci assicureremo che ciò accada" 

Completa la frase correggendosi.

"Noi?"

Alzo lo sguardo su di lui.

"L'hai detto agli altri?"

"Sì Chiara, ho dovuto spiegare la situazione. Quel coglione merita di essere punito" 

"No, no, no, non dovevi dire niente, almeno non prima di aver parlato con me"

"Sei stata quasi violentata, ti ha messo le sue luride mani addosso e tu volevi che non dicessi nulla?"

"Sì Charles, non volevo che facessi preoccupare tutti. Volevo avere la possibilità di pensare a cosa fare o dire ma me l'hai tolta"

"IO NON-"

Alza il tono di voce infuriato. Stringe i denti facendo un lungo respiro e riprende a parlare.

"Hai dormito per ore, anche se avessi voluto aspettare una tua decisione, come avrei spiegato il fatto che stessi nel mio letto?"

Istintivamente le guance mi si colorano di rosso ed iniziano a bruciare sotto il suo sguardo pieno di imbarazzo.
Effettivamente ha ragione, nemmeno io avrei saputo inventare una scusa plausibile per giustificare la situazione. 

"Abbiamo davvero trovato il modo di discutere nuovamente anche in questa situazione?"

Cambio argomento accennando una lieve risata che, inaspettatamente, viene ricambiata.

"A quanto pare è quello che sappiamo fare meglio"

Si siede sul letto di fianco a me. Passa il suo sguardo sul mio corpo soffermandosi sul mio avambraccio.
E' livido, grande esattamente come il dorso di una mano.
Ricordo che ho provato a respingerlo un paio di volte ma in cambio ho ricevuto solo il suo palmo avvolto intorno al mio braccio. Stringeva violentemente la mia carne completamente sotto il suo controllo ed alla sua mercé. Charles mi sfiora la pelle massaggiando delicatamente la zona indolenzita.
Sobbalzo ugualmente serrando gli occhi in una smorfia di dolore.
Mi accarezza il viso spostandomi una ciocca dei capelli dietro l'orecchio.

Red is my skin  || CHARLES LECLERCDove le storie prendono vita. Scoprilo ora