Capitolo 1

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Ogni dannato giorno

Provo a invocare il suo nome, ho bisogno d'aiuto. È lei l'unica che può darmelo, visto che Dio sembra non ascoltare le mie preghiere.
Rivivo quell'attimo, perché così fu, un dannato attimo di presunzione. Presunzione di farcela, di essere potenti di fronte a tutti i pericoli della vita, in fondo avevamo solo diciott'anni. Il petto inizia a bruciare, sento che un imminente attacco di panico sta prendendo il sopravvento. Corro verso casa più veloce della luce. Ho bisogno di chiudermi nel mio mondo, dove posso essere me stesso, senza preoccuparmi delle chiacchiere di chi mi circonda. Salgo le due rampe di scale che conducono al mio appartamento, in un quartiere apparentemente tranquillo. Vado velocissimo, sto per esplodere. Ho l'adrenalina a mille e il cuore che pompa più del dovuto. Spalanco la porta di casa e la richiudo con un colpo secco, tanto da far tremare le ante del mobile d'ingresso. Mi dirigo nella mia camera, mi libero della giacca e dei pantaloni e mi fiondo sul letto ancora disfatto. Sfrego i palmi delle mani sul mio volto. Odio la mia pelle! Non sopporto quando la mattina devo lavare quel viso pieno di cicatrici e tantomeno vederlo e dover ricordare quel dolore vivo nel mio cuore. Fisso il soffitto, come se lui potesse darmi le risposte che cerco. Quel ticchettio insistente, si introduce nel mio cervello e lo martella fino allo sfinimento. Metto la testa sotto il cuscino per soffocare quel rumore incessante, mordo la mia lingua per non gridare, stringo i pugni e cerco di regolare il mio respiro.

Mi addormento.

Fasci di luce investono prepotenti il mio campo visivo. Sono immobile, non riesco a muovermi, il mio piede è incastrato. Cerco di tirare con forza la mia gamba; Elisa è a pochi passi da me inerme, con la testa china da un lato. Provo a gridare il suo nome, ma non ottengo risposta, ciò che ottengo è solo il riverbero della mia voce nell'oscurità della notte. Riesco a liberarmi. Uno stridio invade i miei timpani, è vicino, la sua corsa non si arresta, corro da lei, ma inciampo e un forte boato accompagnato da una nube rosso fuoco mi fa volare al di là del binario, facendomi atterrare rovinosamente su arbusti spinosi. Il mio viso brucia e più lo tocco e più la mia pelle si lacera, fino a consumarsi del tutto. Il mio viso si tramuta, la mia pelle scompare, assorbita da una nube di vapore e ciò che rimane di me è solo il mio scheletro.

No! Ti prego.... Elisa, svegliati ti prego, non abbandonarmi, ho bisogno di te. Aiuto! Aiutatemi vi prego. No! Il mio viso... la mia pelle... NOOOOOOOOO!

Sono seduto al centro del letto, grondante di sudore e con la lingua impastata, cerco la bottiglia d'acqua, la trovo e faccio un lungo sorso per cercare di recuperare salivazione e fiato, accendo l'abat-jour per non avere la sensazione di ombre oscure intorno a me. L'incubo mi perseguita di notte e di giorno. Non riesco a trovare pace, mi sembra d'impazzire. Ho bisogno d'aiuto, ma sono solo in questo mondo di stolti.

La Verità Che Uccide Kde žijí příběhy. Začni objevovat