Capitolo 7

44 12 20
                                    

Mi scoppia la testa

Mi scoppia la testa. Ormai convivo con questo chiodo conficcato nel cervello. Sembra una bomba a orologeria, o forse sono io a esserlo. Mi sembra di ascoltare quel ticchettio incessante e credere che l'ordigno stia per scoppiare da un momento all'altro.
Sono di fronte al mio laptop, intento a leggere un articolo di cronaca della mia zona, quando la vibrazione del mio smartphone mi fa distogliere lo sguardo e controllare chi sia a mandare un messaggio. La mia stanza è avvolta dalla penombra, sono le dieci del mattino e io non sopporto la luce del sole. Prendo tra le mani il mio telefono e vedo che il mittente è il mio migliore amico Luigi, l'unico che mi è stato sempre vicino nonostante tutto. Nel messaggio dice che vuole incontrarmi con una certa urgenza, ha una cosa da dirmi ma preferisce farlo di persona. Raccolgo le mie cose ed esco di casa, sto per svoltare l'angolo quando una Range Rover sport nera, con vetri oscurati, passa a tutta velocità, tagliandomi la strada, riesco ad arrestare la mia moto, rimanendo immobile a fissare quel veicolo che lanciato a tutta velocità diventava sempre più invisibile. Il telefono vibra avvisando che è arrivato un messaggio, lo tiro fuori dalla tasca e vedo che il mittente è sconosciuto; lo apro e rimango sbigottito da ciò che leggo: "QUESTA VOLTA TI ABBIAMO VOLUTO BENE, GUARDATI LE SPALLE".
Cosa significava questa minaccia? Chi erano quelli con quel macchinone? Cosa volevano da me?
Sono un tipo tranquillo, mi faccio i fatti miei e vivo la mia vita. Non ho nemici e non mi sono cercato guai.
Provo a chiamare Luigi, ma il telefono squilla a vuoto. Mi rimetto in sella alla mia moto e proseguo per casa del mio amico. Durante il tragitto flash di ricordi invadono la mia mente e varie domande inondano il mio cervello, che adesso gira più veloce di un ingranaggio appena oliato. Dò gas, sono impaziente di arrivare e scoprire cosa ha di tanto importante Luigi da dirmi, da non poterlo fare al telefono.
Sono fermo al semaforo, mi sembra quasi che non voglia più scattare il verde. Di fronte a me, dal lato opposto della strada, una moto simile alla mia da ripetutamente gas, sembra avere fretta. Il conducente mi fissa per svariati secondi, per poi partire ancora con il rosso e sparire come un puntino. Scatta il verde, ingrano la marcia e giro sulla destra imboccando la strada che mi condurrà al rione del mio amico. Ormai è mezzogiorno e spero vivamente che abbia preparato uno di quei suoi squisiti primi piatti con frutti di mare. Parcheggio la moto nello spiazzo di fronte al suo cancello, poggio il casco e mi avvicino al cancelletto. Noto che è socchiuso, forse lo avrà lasciato apposta per me? Pensai, ma suonai ugualmente il campanello.
Da qualche anno Luigi vive solo, è riuscito ad acquistare questa villetta a schiera dai risparmi messi da parte. È un affermato cuoco stellato e il suo nome, qui da noi, è uno dei più importanti.
Dalla finestra vetrata che dà sul giardino proviene una leggera melodia. Lui adora la musica classica, al contrario di me che prediligo la musica techno. Siamo come il giorno e la notte, ma allo stesso tempo ci completiamo. Lui è la calma, io la tempesta. Lui è la gioia, io le tenebre. Lui è la mente, io l'azione.
Ci siamo conosciuti alle superiori, inizialmente non andavamo molto d'accordo, ma è bastato poco per diventare inseparabili. Un giorno il professore di cucina, mi incaricò di creare, a mio piacere, tre primi inventati dalla base. Non ero mai stato bravo con i primi piatti e Luigi lo sapeva bene. Mi passò tre ricette che aveva inventato in quel momento, con ingredienti semplici ma allo stesso tempo abbastanza ingegnosi. Iniziai con i maltagliati con: tonno rosso insaporito con aglio e origano, soffritto dolcemente e sfumato con un cucchiaio di spumante, impiattato su crema di philadelphia e olive nere. Fu un successone, tanto che il professore rimase talmente colpito che mi risparmiò di fare le altre due portate. Da quel giorno, io e Luigi siamo inseparabili. Ci scambiamo tutt'ora trucchi e ricette.
Mi accorgo di essere rimasto immobile, con la mano sul ferro del cancelletto, osservando la vetrata socchiusa della sua casa, per un tempo indefinito, avvolto dai ricordi. Provo a suonare nuovamente, ma non ricevo nessuna risposta. Entro, percorrendo il vialetto acciottolato che porta alla vetrata, provo a chiamare il mio amico, ma non ottengo ancora risposta. Faccio scorrere la porta e varco l'uscio. La musica sembra provenire dalla sua cucina, mi incammino passando dal soggiorno, sembra un po' in disordine, cosa che non è da Luigi. A lui piace l'ordine e la precisione. Sbircio e continuo a invocare il mio amico, cerco di captare qualche tipo di movimento. Giro un po' tutta casa, fino a ripetere il suo nome varcando la porta della sua cucina...
Un forte odore di bruciato invade le mie narici, mi precipito a spegnere i fornelli a induzione e a cercare di capire dove sia finito il mio amico...

La Verità Che Uccide Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora