Capitolo 22

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Domande senza risposta

Il suono lontano di un'ambulanza mi fa aprire gli occhi. Una voce mi incita a riprendermi. "Riprendermi da cosa?"
«L'ambulanza sta arrivando. Sta calmo Riccardo»
Percepisco che il mio corpo è pervaso da spasmi, cerco di calmarmi e mettere a fuoco ciò che ho intorno. Sono disteso sull'asfalto al ciglio della strada e Giordano è chino su di me che mi regge la testa. 
«Riccardo, Riccardo, sì svegliati. È tutto apposto, l'ambulanza è vicina»
«No!» mi metto seduto di scatto e sento le mani del mio avvocato sorreggere la mia schiena: «ti prego, portami a casa, non ho bisogno di dottori»
«Sei svenuto, stavi delirando, mi sono spaventato. Riccardo tu hai bisogno d'aiuto»
«Non ho bisogno di niente, ho solo bisogno di andare a casa da mia madre, lei sarà già lì da un bel po' di tempo, si starà preoccupando.»
Mentre l'ambulanza si era parcheggiata, due operatori erano scesi con la borsa del primo soccorso, io ero già in piedi sulle mie gambe; mi visitano constatando che sto bene. Firmo il mio consenso che rifiuto di andare in ospedale per fare altri accertamenti. Mi infilo velocemente in macchina esortando Giordano a fare lo stesso. 
Siamo sulla strada del ritorno, stiamo percorrendo un tratto di litoranea e il mio sguardo corre tra le nuvole e l'azzurro del mare.
«Mi hai fatto spaventare sai?»
Mi volto come se non avessi capito cosa stesse dicendo. La mia mente sembra vuota. Cosa è successo? Perché sono svenuto? E perché ricordo Elisa come se lei fosse stata veramente vicino a me? 
«Mi dispiace» riesco solo a dire queste due semplici parole. Voglio solo riabbracciare mia madre, fare una doccia e andare a dormire. Ogni evento sembra risucchiare la mia vitalità, lasciandomi, ogni volta, senza forze. 
«Siamo quasi arrivati, vuoi che ci fermiamo a comprare qualcosa da mangiare?» il mio avvocato sembra non volermi lasciare a casa, la sua domanda mi sembra un prendere tempo. Stiamo quasi per svoltare verso il mio edificio, Giordano mi fissa e io capisco che ancora non avevo risposto alla sua domanda: «No grazie, qualcosa a casa c'è. Mia madre si accontenta anche di pasta e olio o pasta e burro» rispondo velocemente.
«Cerca di mangiare anche tu, hai solo gli stuzzichini di pomeriggio in corpo» il suo sguardo è dolce, non duro come quando è in azione a difendere o condannare gli assistiti.
«Adesso sembri proprio mia madre!» cerco di sembrare rilassato e accenno anche una risatina, non voglio che nessuno si preoccupi per me, non voglio compassione. 
«Eccoci qui! Salutami tua madre, ora scappo. Ci sentiamo domani, se hai qualche novità sulla collana o qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi. A qualsiasi ora, non preoccuparti»
Appoggio il braccio alla portiera e lo ringrazio per tutto. Non posso trascinare anche lui nel mio inferno, ne devo uscire da solo. Nessuno merita di fare la fine di Elisa e Luigi, sembra che intorno a me ci sia solo morte e disperazione. 
Corro per le scale, raggiungo il pianerottolo di casa e l'odore della salsa di pomodoro fresco con basilico mi inebria; mi è mancato questo profumino, penso sorridendo aprendo la porta di casa. La voce di mia madre che canticchia "Nessun dorma" mi fa rallegrare; finalmente un po' di normalità, per troppo tempo è stato silenzioso e privo di vita questo appartamento. Lei non mi sente arrivare, è intenta a girare la pasta. L'abbraccio da dietro e le stampo un lungo bacio sulla guancia.
«Tesoro mio..» si gira, mi abbraccia forte e inizia ad accarezzarmi il viso. Questo gesto mi fa tornare piccolo e appoggio la mia testa sulla sua spalla per rilassare i miei nervi tesi; solo il suo amore incondizionato sa calmarli.
Staccandomi da lei, dopo un po' di tempo, le dico: «cosa mi stai preparando di buono? C'è un profumino di sugo al basilico che fa svenire»
La sua risata risuona per tutta la cucina e io finalmente mi sento bene. 
«Bucatini con il sugo fresco. Roberto mi ha regalato una cassetta di pomodori freschi e siccome il frigo era vuoto, ho pensato di cucinarli. Tu dove sei stato fino a ora?»
Era già sera, mia madre era a casa da un bel po', non mi andava di dirgli niente; non volevo rovinarle l'entusiasmo che brillava nei suoi occhi parlando di mio padre.
«Con Giordano, dovevamo discutere di alcune cose»
«Riguardante la morte del nostro caro farmacista? Dio mio, ma chi può aver fatto una cosa simile? Le testate giornalistiche non parlano d'altro» con lo sguardo nel vuoto, mia madre scuote la testa, come se stesse cercando di capire. Ma in realtà c'era veramente poco da capire. Ho fatto io la scoperta. Qualcosa, o qualcuno, mi ha spinto ad andare lì. Ma chi? Solo domande e nessuna risposta. Porto la mano sulla tasca dei pantaloni e tocco la collana; chi è andato a mettere una collana con le iniziali mie e di Elisa proprio sulla tomba di mio padre? Ancora non riesco a comprendere. Se continuo così divento matto. 
«Non pensiamoci ora, è stata una dura giornata!» dico nella speranza di non sembrare troppo brusco.
«Hai ragione tesoro, siediti che è pronto» mi invita mia madre accarezzandomi il braccio.
Prendo posto a tavola dopo averla apparecchiata.
Il sapore della pasta è qualcosa di magnifico. Iniziavo a stancarmi del cibo spazzatura, era comodo e veloce, ma non appagante come un bel piatto di pasta fumante. 
«Come sta Giulia? Roberto ti ha detto qualcosa?» domando mentre mi verso un bicchiere di rosato.
«Eh! Non sta tanto bene. All'inizio sembrava aver accettato la morte di Luigi, ma adesso è caduta nella depressione. Mi ha detto che non le va di uscire, che rimane chiusa in camera anche per giorni senza mangiare. Roberto non sa più che fare. L'ho visto molto dimagrito sai?»
«È da tanto che non lo vedo» non riuscii a dire altro, anche ora, la mia testa scoppiava di domande. Domande senza risposta. Sarei mai riuscito a scoprire la verità che si cela dietro a tutta questa morte?.
Sparecchio tavola e lavo i piatti, mentre mando mia madre a stendersi sul divano. Ha fatto veramente tanto e non voglio che si affatichi ulteriormente. Il suono ripetuto di messaggi ricevuti sul mio telefono, spegne i pensieri che continuavano a tormentarmi; lo prendo in mano e le foto che compaiono me lo fanno scivolare da esse.

La Verità Che Uccide Where stories live. Discover now