Capitolo 18

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"Corvo Nero" e "Angelo Ribelle"

«Lasciateci soli!» tuonò Anna.
Tutti guardando intorno, come a capire cosa fare, rimangono immobili senza obbedire l'ordine, ma quando lo ripete a denti stretti, alzandosi in piedi, con il braccio teso e l'indice rivolto verso la porta, tutti lasciano la stanza sbigottiti. 
È contro il regolamento, non può il Pubblico Ministero interrogare un probabile sospettato senza la presenza di altri testimoni che attestano ciò che io affermo e soprattutto senza la presenza del mio avvocato; pensai. Infatti Giordano prima di uscire si avvicina al mio orecchio e mi sussurra di stare attento; sapeva che io e Anna ci conoscevamo molto bene. 
Quando sono usciti tutti e finalmente siamo soli esordisco con il mio atteggiamento provocatorio.
«Vuoi uccidermi? Così magari ti senti meglio. Saresti più sollevata dall'odio che porti dentro verso di me, ormai da anni!»
«Sta zitto Riccardo! sei l'ultima persona che avrei voluto avere davanti in questo momento!»
Noto, mentre si passa la mano sinistra sulla fronte, che ha la fede all'anulare. Alla fine si è sposata, penso toccando il mento senza farle capire la direzione del mio sguardo. Lei che affermava che non voleva nessuno accanto a sé, soprattutto se l'amore portava alla distruzione.
«Le mie felicitazioni, vedo che hai cambiato idea sull'amore?!» sono troppo filone per starmi zitto.
Anna apre gli occhi e mi guarda allibita, si versa un bicchiere d'acqua e lo manda giù tutto d'un sorso e successivamente si accomoda nuovamente sulla sua poltrona.
Dopo una pausa di silenzio seguita alla mia domanda affermazione, mi guarda fisso negli occhi. Rimaniamo così per un tempo imprecisato e io mi passo la mano sulla mia cicatrice che sembra essersi ricoperta di spine per quanto mi sta pulsando. 
«Dimmi tutto di quella sera! Dimmi cosa ci facevate sulle rotaie, dimmi se veramente Elisa voleva suicidarsi! Io non ci ho mai creduto. Tu conosci la verità e ora me la racconterai.»
Non mi aspettavo che lei ancora oggi dopo tanto tempo si facesse domande sulla morte di Elisa. Nuovamente percepii quella stretta al petto e fui costretto ad alzarmi e respirare, mi feci tre spruzzi del mio tranquillante.
«Cos'è quella roba?»
«Il mio spray tranquillante ai fiori di Bach!» le mie parole uscirò impastate.
«Funziona?»
«Sembra di sì!»
Era arrivata l'ora. L'unico che sapeva tutta la verità era Luigi e lui è morto per colpa mia, la mia anima aveva un peso troppo grande da sopportare. Non volevo fidarmi di Anna, ogni parola uscita dalla mia bocca, l'avrebbe potuta usare contro di me, era pur sempre il Pubblico Ministero, colei che stava svolgendo l'indagine per la morte del Dottor Congedo. 
Mi rilasso all'istante, torno a sedermi, fiumi di parole iniziano a sgorgare dalla mia bocca.
«Quella mattina abbiamo saltato la scuola, e ci ritrovammo al bar di Roberto, il padre di Luigi…»
«Sì mi ricordo di quella mattina, quando ci fu quel piccolo tornado.»
Ripresi il discorso alzandomi e camminando avanti e indietro.
«Proprio quella! Eravamo entrati in un gruppo, che si professava come possibili liberatori dell'anima. Eravamo dei ragazzini increduli, io soffrivo molto ed Elisa voleva solo aiutarmi, io ero e forse lo sono ancora un credente, ma non sono stato sempre protestante…»
Mi interruppi per riempire un bicchiere d'acqua, mi sentivo la bocca impastata e non riuscivo a proseguire. Anna si era alzata e con la sua penna tra i denti, ora anche lei andava avanti e indietro.
«Tutto bene?» 
Questa domanda non me la sarei mai aspettata da lei, annuii con la testa e continuai il mio racconto.
«In questo gruppo ci si iscriveva con un nome in codice, un animale o qualcosa di simile che ti caratterizzasse. Io scelsi "Corvo Nero", perché era ciò che caratterizzava di più la mia anima in quel momento, Elisa invece aveva scelto il nome di "Angelo Ribelle"...» Da quel ricordo il suo volto d'angelo mi apparve dinnanzi e sorrisi a quei suoi bellissimi occhi e a quel bellissimo sorriso.
«Era bellissima vero?»
A quelle parole alzo la testa e vedo Anna asciugarsi frettolosamente le lacrime che le erano scappate.
«Molto bella, era ed è il mio Angelo»
Continuo il mio discorso, dopo la mattinata trascorsa al bar, il pranzo a casa di Luigi e il rientro a casa. 
«Avevo un presentimento…»
«Che tipo?»
«Sai quando senti dentro di te che qualcosa di brutto deve accadere? Ecco, io, tornato a casa, avevo questo presentimento. Roberto aveva accompagnato Elisa, aveva insistito tanto per portarla lui, in quell'ultimo periodo mi sembrava quasi che volesse provarci con lei.»
«Eri solo geloso marcio, nessuno te la poteva guardare la tua Elisa» Anna fece un sorriso, che sembrava quasi amichevole.
«È vero! Ero geloso, ma solo in alcuni casi»
«E quali erano?»
A quella domanda non riuscivo a trovare la giusta risposta, era vero, forse ero sempre geloso di Elisa, perché la volevo solo per me.
«Ti stavo dicendo… Mentre l'accompagnava a casa Roberto fece delle domande a Elisa, che lei registrò e me le mandò. Avevamo deciso di non uscire quella sera perché faceva abbastanza freddo, ma poco prima della cena ricevetti un messaggio da un numero sconosciuto dove diceva che dovevo affrontare una prova e che se l'avrei superata, sarei entrato nel regno dei cieli libero da ogni mio peccato.»
«Quali sono questi peccati di cui parli e da cui puoi liberarti?»
«È un'altra lunga storia che poi ti racconterò!» non potevo raccontare anche di mio padre, non era proprio il momento. 
«Va bene, e dopo cosa è successo? Ti hanno detto di andare sulle rotaie? Era quella la prova da superare?»
A quel ricordo, dovetti prendere fiato. Mi avvicino alla finestra e apro un imposta. L'aria calda mi fa venire un conato e sono costretto a chiedere di poter andare in bagno. 
 

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