Capitolo 28

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Novità

La luce del mattino filtra dalle persiane lasciate socchiuse. Non sono riuscito a chiudere occhio questa notte. Mi ritornava in mente l'immagine di Roberto avvinghiato a quella biondina e il pensiero di quella povera donna, dilaniata dal dolore, uscita fuori senno perché il marito non è stato in grado di aiutarla a farle superare il lutto. Mi viene il voltastomaco solamente a pensarci. Chissà cosa ne avrebbe pensato il mio amico se oggi fosse qui, forse non ci sarebbe stato niente da pensare perché la vita trascorreva liscia come l'olio.
Mi giro e mi rigiro nel letto. Il telefono inizia a vibrare incessantemente, non ricordo di aver messo la sveglia. Controllo sul display e vedo comparire il nome di Anna, guardo l'ora e sono appena le sette del mattino.
«Che c'è, anche questa notte l'hai passata da sola?» Ironizzo abbozzando un mezzo sorriso.
«E tu questa mattina al posto del latte e biscotti ti sei bevuto limone?» Ribatte Anna in tono acido.
«Ok! Buongiorno, dimmi tutto.» Mi siedo sul letto e ascolto cosa ha da dirmi.
«Alle nove passerà Giordano a prenderti e verrete a casa mia, forse ho trovato qualcosa!» Il suo tono è serio.
«Qualcosa, cosa?» Ripeto con un tono cadenzato. 
«Quando sarai qui vedrai. Ora non posso dire niente.» Anna mette giù la telefonata senza nemmeno salutare. Secondo me era lei che aveva fatto colazione con il limone questa mattina.
Mi lavo e mi vesto velocemente, cerco di immaginare cosa abbia potuto trovare di tanto segreto da non poterlo dire al telefono. Prima che venga Giordano, avevo promesso a Elena che le avrei portato la colazione. Ieri sera siamo stati molto bene insieme.
Scendo sotto casa e prendo l'auto di mamma. Non tarderò molto, quindi se dovrà uscire più tardi la troverà nuovamente sotto casa. Passo dal bar-pasticceria Dolci Tentazioni e prendo due caffè macchiati e due cornetti alla Nutella.
La serranda della farmacia è tirata su a metà, do due piccoli colpetti e attendo che qualcuno venga ad aprire.
Elena alza la serranda e sorride nel vedermi. Le sventolo il sacchetto dei cornetti sotto al naso, lei annusa e mi fa cenno di seguirla dentro. Andiamo nel retro della farmacia, c'è una stanza piena di scatoloni con farmaci, ma non so se sono marce nuova o da buttare, un tavolino rotondo in legno e due sedie dello stesso materiale. Da un piccolo mobiletto estrae una confezione di tovaglioli, ne apre due uno di fronte a me e l'altro a lei. Scarto i caffè e gliene porgo uno e lo stesso faccio con il cornetto.
«La scommessa l'ho vinta proprio tutta!» Afferma Elena ridendo soddisfatta.
«Non ti ci abituare, non sono quel tipo di persona.» Il mio sguardo è basso, mi sto contraddicendo un'altra volta vicino a lei, ma perché? Di cosa devo giustificarmi o nascondermi? Forse del mio essere gentile e galante? Qualità che oggi non è apprezzata nei ragazzi o negli uomini!? Mentre penso a ciò, l'immagine di Roberto avvinghiato a quella bionda, mi torna prepotente in mente. Il mio telefono suona e mi riprendo dal mio stato di trance. Mi alzo dalla sedia e saluto Elena.
«Non hai nemmeno toccato il tuo cornetto!» Dice lei alzandosi e venendomi dietro, pulendosi dalle briciole.
«Mangialo tu, ora devo scappare scusa.» Mi allontano velocemente.
«Ci sentiamo allora!?» Dice speranzosa.
«Sì!» Affermo distratto già fuori dalla farmacia.
«Ah, dimenticavo, metti in ordine le mie gocce.» Urlo un po' perché Elena era ritornata indietro, non so nemmeno se mi abbia sentito.
Sto per salire in auto quando arriva una Range Rover nera con vetri oscurati. Ma nel mentre cerco di capire di chi possa essere, accelera sgommando e sparisce in fondo alla strada. Cerco di prendere la targa, ma mi sfuggono le ultime lettere.
Giordano è fuori dalla sua macchina ad aspettarmi, guarda l'ora come mi vede parcheggiare e poi mi bacchetta.
«Anna sarà furiosa, lo sai quanto ci tiene alla puntualità!»
«Lo so, lo so, scusa ho avuto un contrattempo.» Cerco di essere convincente, ma al mio avvocato non sfugge niente.
«Un contrattempo di prima mattina! Mah! Come si chiama questo contrattempo?» Dice ridacchiando.
«Certo che te sei proprio un impiccione. Sei peggio delle femmine.»
«E chi te lo ha detto che io non sia una donna?» Mima il gesto teatrale di tirare indietro i capelli con il dorso della mano. Io rido, perché quando fa così è proprio curioso. Il suo viso rotondo e ricoperto di lentiggini sembra luccicare alla luce del sole e i suoi riccioli rossi sembrano prender fuoco.
«Sbrigati dai, altrimenti saranno guai per noi. Ah, a proposito, ma dobbiamo andare all'appartamento di Maglie o di Lecce?»
«Ci aspetta a Maglie e non sarà sola!»
«Ah, ci presenterà il marito allora!» Guardo Giordano sorridendo, mentre lui è serio.
«Che c'è? Ho detto qualcosa di male? Anna si è separata? Per questo era acida questa mattina?»
«No Riccardo non è niente di tutto ciò che hai detto. Credo che abbia trovato qualche elemento importante che colleghi i casi.»
«I casi? Quello del dottor Congedo e poi? Ci sono state altre morti che io non so?»
«No, ti spiegherà Anna appena arriviamo, tu mantieni la calma. Ci farà vedere delle cose e credo che non ti piaceranno.»
«No, non dirmi che si tratta di Elisa, di nuovo no, ti prego. Fammi scendere, non ho più voglia di venire. Risolvete il caso senza di me.»
«Dove scendi qui? Sei impazzito?» Giordano alza la voce, non l'avevo mai sentito arrabbiato, lui era la calma fatta persona.
«Scusa, ora calmiamoci. Andiamo da Anna e vediamo cosa ha da dirci. Poi deciderai tu se rimanere o meno lì. Ok?»
«Ok, ma ti ripeto non ripercorreremo tutto quello che ho raccontato per anni, ho voglia di andare avanti. Ho bisogno di mettere il mio cervello a riposo.»
«Va bene, ma non sei curioso di scoprire qualcosa di nuovo? Un nuovo indizio, una nuova pista…»
Io e il mio avvocato ci guardiamo senza dire più una parola, ormai siamo quasi arrivati a Maglie e adesso ho proprio voglia di sentire quali sono queste "novità" che io già non conosca.

La Verità Che Uccide Where stories live. Discover now