Capitolo 3

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Ricordi: Primo incontro

Era un sabato mattina di giugno di circa cinque anni fa e con i miei amici sarei andato al mare a festeggiare l'inizio dell'estate. I motori erano caldi e noi carichi, dopo aver allacciato il casco partimmo a tutto gas, ci sentivamo grandi e invincibili. Parcheggiammo i motori e scendemmo giù alle Fontanelle; zaino in spalla e bottiglia di birra sempre in mano, ci faceva sentire un po' meno sfigati. Era una giornata tranquilla, ancora non c'erano i turisti ad affollare il posto. Mi fermai a metà della scalinata che conduce al mare, sollevai di poco gli occhiali da sole sulla fronte e dopo aver ammirato l'immensità del mare, feci un lungo respiro per liberare i polmoni; mentre ero intento ad accendere una sigaretta, sentii una voce di ragazza che mi chiedeva di accendere. Rimasi folgorato dalla sua bellezza, tanto che mi cadde la sigaretta dalle labbra. Mi meravigliai, perché mai nessuna ragazza del suo calibro mi aveva rivolto la parola; non mi sono mai reputato brutto, ma nemmeno il belloccio che fa impazzire tutte le ragazze. Mi avvicinai a lei e la feci accendere. Mi presentai spavaldo, dovevo fare colpo, volevo che percepisse la mia sicurezza, anche se la mia voce avrebbe potuto tradirmi.
«Piacere io sono Riccardo, tu sei?!»
«Elisa, piacere mio!»
Offrendole la mano notai che diventò rossa, ma non riuscii a capire se era dovuto alla mia presenza o per il sole cocente. Si staccò dalla mia presa poco dopo, salutandoci ognuno andò per la propria direzione. Lei andò dal suo gruppo di amiche e si sistemò sul suo telo, io raggiunsi i miei amici e indicai loro la bellissima ragazza che mi aveva rivolto la parola. Loro iniziarono a fare ricerche su tutti i social e alla fine la trovarono. Fu allora che scoprii che aveva la mia stessa età, frequentava la mia scuola, ma nella sezione opposta alla mia. Di tanto in tanto la osservavo ridere con le sue amiche. Avrei tanto voluto fare un bagno con lei, ma sarebbe stato inopportuno, visto che mi aveva solo chiesto di accendere. La mia mente iniziava già a volare, ero un sognatore nato, ma dovevo smetterla perché altrimenti mi sarei ritrovato scottato prima del tempo.
La stessa sera ci sarebbe stata la festa di inizio-estate nella villetta di Nico, il figlio di papà della nostra scuola. Speravo con tutto me stesso di rivederla, di poter avere occasione di parlare con lei un'altra volta. Volevo conoscerla perché, inutile nasconderlo, mi aveva stregato.

Erano le nove e un quarto, io ero già arrivato a casa di Nico e sorseggiavo la mia Nastro Azzurro. Fumavo e ridevo per le battute che Andrea riusciva a creare in ogni situazione, ma ero un po' in ansia, volevo mascherarlo, ma i movimenti del corpo parlavano da soli: sistemavo il colletto della camicia bianca, che avevo scelto per l'occasione, e asciugavo il palmo della mano sui jeans neri. Osservavo il mio riflesso sulle lastre di vetro, tirando indietro il mio ciuffo castano. Volevo essere perfetto anche se non ero sicuro che Elisa ci fosse stata. L'aria in casa iniziava a diventare pesante, o forse ero io a non sopportare di stare lì dentro a scrutare ogni ragazza che varcava l'uscio della porta d'ingresso; decisi di andare a prendere un po' d'aria nell'immenso giardino adiacente la villa. Mi addentrai attraversando un lungo pergolato, il mio olfatto fu subito inebriato da un effluvio di gelsomino. Respirando a pieni polmoni, chiusi gli occhi alzando il capo per ascoltare e connettermi con la natura, quando...

«Ciao Riccardo...»
Mi voltai di scatto, al suono di quella dolce melodia della sua voce. Lei mi sorrise e rimase immobile di fronte a me, di conseguenza io fui rapito ancora una volta dalla sua bellezza: i suoi capelli color del grano erano raccolti in una coda alta da cui partivano delle onde morbide, mentre un ciuffo le cadeva morbido su quel viso angelico e demoniaco allo stesso tempo. Mi stavo perdendo nell'immensità del suo sguardo, quel colore ceruleo che cambiava a seconda del luogo in cui era, un mix di blu-notte e verde scuro. Rimasi incantato anche dalle sue labbra di pesca, morbide e carnose, era come se mi stessero invitando a gettarmi su esse.
«Riccardo tutto bene?»
Stavo sognando a occhi aperti, sbattei le palpebre per riprendermi dal mio stato di trance e mi avvicinai a lei delicatamente, le accarezzai la mano, percorsi con la punta delle dita una linea sottile che arrivava fino alle sue spalle e la feci piroettare, per poi esclamare un "wow". Era veramente bellissima con quel vestitino di tulle, fin sopra al ginocchio, rosa antico. Lei mi sorrise e mi rispose che anche io non ero niente male. Ci fermammo a osservare le stelle, distesi sui lettini ai margini della piscina. Parlammo delle nostre vite ed era come se ci conoscessimo da sempre. Decidemmo di tornare dentro, ma prima di abbandonare il giardino, la guardai intensamente, mi avvicinai e la baciai. Fu un bacio lento, voluto e desiderato. Con lei mi sentivo bene, percepivo che mi stavo innamorando, anzi sicuramente ero già cotto. Passammo la serata insieme tra: balli, risate e baci più caldi del sole d'agosto; il nostro viaggio in una nuova vita insieme stava iniziando... ma non sapevo ancora cosa mi attendeva.

La Verità Che Uccide Where stories live. Discover now