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1974, gennaio.









Quando John Duncan Waters andò ad aprire la porta d'entrata di casa sua, e si trovò davanti al fratello minore, pensò immediatamente che fosse sotto effetto di qualche sostanza stupefacente particolarmente pesante: non solo aveva i vestiti dismessi ed i capelli stranamente scompigliati, ma aveva anche il viso più magro, pallido e tirato; gli occhi erano arrossati ed appena sotto ad essi aveva delle profonde occhiaie scure.

"Mio dio, ma lo sai che hai un aspetto proprio orribile? Si può sapere che cosa hai combinato?" domandò, sconcertato, spalancando gli occhi azzurri; pensò che fosse una fortuna che in quel momento la moglie non era in casa, perché altrimenti non avrebbe reagito bene alla vista del cognato in quelle condizioni pietose.

E di certo non avrebbe voluto farlo entrare in casa.

John, invece, senza che Roger avesse il tempo di chiedergli qualcosa (sempre se fosse stato in grado di formulare una frase di senso compiuto) si scostò subito dalla porta, e lo fece accomodare in salotto; una volta lì, senza tanti giri inutili di parole, andò immediatamente al punto cruciale della questione, ponendo al fratello minore una domanda tanto secca quanto diretta.

"Sei strafatto?".

Proprio quella domanda tanto secca quanto diretta risvegliò finalmente il bassista dallo stato di trance in cui si trovava e che lo faceva assomigliare ad un fantasma vivente: non solo il suo sguardo tornò ad essere vigile e presente, ma subito sul suo viso apparve un'espressione offesa, irritato perché il fratello maggiore aveva avanzato l'ipotesi che avesse assunto della droga.

"Non prendo più nulla da quella volta che mi sono ritrovato bloccato in mezzo ad una strada di New York e non ero più in grado di muovere un solo muscolo. E sono passati quattro anni"

"Hai bevuto ancora?"

"No. Ne ho ancora abbastanza dopo l'esperienza di due anni fa"

"Allora dovresti seriamente guardarti allo specchio, perché hai un aspetto a dir poco spaventoso. Se dovesse vederti nostra madre in questo momento..."

"Ma nostra madre non c'è in questo momento, quindi ti stai ponendo un problema inesistente" Roger bloccò John bruscamente, e prese da una tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette ed uno di fiammiferi; provò ad accendersene una, dopo averla portata alle labbra, ma non ci riuscì a causa delle mani che gli tremavano vistosamente.

John osservò, attonito, i tentativi del fratello minore, finché non decise d'intervenire di persona per porvi rimedio; ed anche se Roger gli aveva assicurato di non aver né assunto droga né bevuto alcol in quantità eccessive, lo spettacolo che aveva davanti ai propri occhi lo lasciava alquanto perplesso e scettico.

"Ti sei cacciato in qualche guaio?" chiese, allora, perché l'altro non aveva ancora aperto bocca riguardo la sua visita del tutto inaspettata; quella era l'unica opzione che gli era rimasta a disposizione, dato che le prime due erano state apparentemente scartate: fin da quando erano piccoli, nonostante il suo profondo orgoglio personale, Roger era sempre corso da lui a chiedergli aiuto quando si ritrovava invischiato in qualche brutta situazione a causa del suo pessimo carattere e della lingua che non riusciva mai a tenere a bada.

Il più piccolo, prima di rispondere, aspirò una profonda boccata di fumo che rilasciò dalle labbra socchiuse.

"No... Non proprio... Non è proprio un guaio, è più un problema... Non lo so... Non so bene come definirlo...".

Anche le sue parole frammentate non contribuivano molto ad allontanare definitivamente il sospetto che fosse o drogato o ubriaco.

"Beh, parlamene, no? Altrimenti come posso aiutarti se non so neppure quello che ti sta succedendo?"

Empty Spaces; Pink FloydDove le storie prendono vita. Scoprilo ora