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1974, 25 dicembre.










Capelli sciolti, labbra rosse, vestito color cremisi, calze nere e scarpe col tacco a spillo.

Pamela entrò nella camera da letto della figlia adottiva maggiore nel momento in cui stava dando gli ultimi ritocchi al trucco in viso, e s'immobilizzò, stupefatta, sulla soglia; non riusciva a credere a quello che stava vedendo, sia perché Ginger non era solita vestirsi così vistosamente e sia perché non le aveva detto nulla in merito ad una sua uscita.

"Ti stai preparando per andare via?"

"Sì" la giovane rispose con un semplice monosillabo, costringendo Pamela ad insistere per riuscire a toglierle dalla bocca una spiegazione più soddisfacente "mi sto preparando perché vado ad una festa"

"Da Juliette o da Lindy?" domandò, ingenuamente, la donna pensando subito che Ginger fosse stata invitata dall'una o dall'altra giovane; in quel caso, non avrebbe avuto nulla in contrario perché era la prima a ritenere che la figlia avesse bisogno di un po' di svago e di frequentare persone, ma la risposta che ricevette la lasciò ancora più sconcertata e dubbiosa di quello che già era.

"No, non parlo con loro da molti mesi. Fanno una festa in un locale in centro città, ed io voglio andarci"

"Completamente da sola?"

"Sì"

"E vestita in quel modo?".

Ginger posò il tubetto di mascara che aveva in mano, lo ripose dentro un piccolo astuccio in cui teneva tutti i trucchi, e si girò in direzione della madre adottiva con un'espressione infastidita, perché non le era piaciuto affatto il tono usato nel rivolgerle quella domanda; lanciò un'occhiata ai vestiti scelti per l'occasione prima di fissarla di nuovo.

"Hai qualcosa da ridire sui miei vestiti? Che cos'hanno che non va bene?" chiese, dal momento che non riusciva a vedere qual'era il problema; in risposta alla domanda, Pam sgranò gli occhi dall'incredulità, perché dal suo punto di vista era fin troppo evidente qual'era il problema.

"Se andassi fuori con addosso un accappatoio, avresti più stoffa addosso" sentenziò, senza preoccuparsi di usare una voce più morbida e dolce, facendo inarcare le sopracciglia a Ginger.

La rossa si guardò di nuovo allo specchio, soffermandosi sull'outfit scelto per l'occasione: forse il trucco era più marcato del dovuto, ed il vestito un po' troppo corto, ma a lei piaceva così.

Non ci vedeva nulla fuori luogo.

"A me sembra che vadano benissimo per una festa. Devo andare a divertirmi, non ad un colloquio dagli insegnanti di Keith"

"Se esci in strada con quei vestiti addosso, i passanti e gli automobilisti ti scambieranno per una prostituta. Ti sembra il caso di uscire a tarda sera con quei vestiti addosso, da sola, per andare ad una festa?" la donna aveva parlato in quel modo solo per riuscire a far capire alla figlia quanto fosse sbagliata la decisione che aveva preso, ma sfortunatamente tutto quello che riuscì ad ottenere fu solo uno sguardo carico di odio; era così profondo l'odio che traspariva dagli occhi della ragazza, da destabilizzare completamente la madre adottiva.

A causa del carattere ribelle della giovane, le due si erano ritrovate spesso a litigare (in modo particolare durante gli anni dell'adolescenza), ma in nessuna occasione, neppure quando le aveva impedito di frequentare un compagno di classe che non le piaceva affatto, Pamela non aveva mai ricevuto uno sguardo simile a quello.

"Tutte le ragazze si vestono così per andare ad una festa, perché dovrebbe esserci qualcosa di sbagliato in me? Non c'è nulla di sbagliato nei miei vestiti, e posso benissimo andare al locale da sola. Perché ti preoccupi così tanto della mia incolumità, quando, a diciannove anni, mi hai lasciata girare di notte insieme a quattro ragazzi senza battere ciglio?"

Empty Spaces; Pink FloydDove le storie prendono vita. Scoprilo ora