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Non c’era cosa più tremenda di essere costretta a fingere col proprio figlio, e Ginger lo sperimentò sulla propria pelle il giorno seguente, quando aprì gli occhi quasi in contemporanea a Keith; si ritrovò a dover sorridere in modo spontaneo ed allegro quando invece avrebbe voluto solo che gridare ed urlare con le mani tra i capelli, e la ragione era molto semplice: anche se, mentre s’infilava sotto le coperte, si era ripromessa di non lasciarsi rovinare la notte dal litigio con Roger, in realtà non era riuscita a chiudere occhio proprio a causa delle parole che lui le aveva rivolto.

Aveva continuato a girarsi e rigirarsi sul materasso, facendo attenzione a non disturbare il sonno sereno di Keith, con la mente concentrata su un'unica domanda, a cui non era riuscita a dare una risposta: quello di Roger era stato solo un bluff, come lei aveva affermato con sicurezza, o si trattava di una vera minaccia che avrebbe messo in atto il prima possibile?

E quando l’avrebbe messa in atto?

E come si sarebbe vendicato?

Avrebbe avuto il coraggio di farlo davanti a tutti, a David in modo particolare, rovinando l’intera vacanza? Oppure le aveva detto quelle parole col semplice scopo di tormentarla? In tal caso, aveva già raggiunto il suo obiettivo.

Il turbamento di Ginger non passò inosservato agli occhi attenti e curiosi del piccolo Keith: non solo il bimbo si accorse subito che c’era qualcosa che preoccupava molto la madre, ma mentre scendevano le scale per andare a fare colazione le strinse con forza la mano destra e si fermò sopra uno scalino per parlare.

Ginger si fermò a sua volta, rivolgendo un’espressione interrogativa al primogenito.

“Mamma, stai bene?”

“Certo che sto bene, tesoro” Ginger si ritrovò costretta non solo a fingere un altro sorriso sereno nel giro di pochissimi minuti, ma di mentire anche in modo spudorato al suo primogenito; ma che altro poteva fare, d’altronde? Mica poteva raccontare i propri problemi personali ad un bambino di appena sei anni “perché mi fai questa domanda?”

“Perché sembri molto preoccupata e pensierosa, mamma… Molto più del solito” rispose il piccolo, con un’espressione dispiaciuta, abbassando gli occhi sulle scarpe da ginnastica che indossava “è colpa mia, vero? Non sei felice perché ho insistito per partire e adesso sei costretta a vedere Dave?”

“Ohh, tesoro, no, tu non hai sbagliato nulla, ed io non sono né preoccupata né pensierosa”

“Ne sei sicura? Perché quando siamo arrivati, ti ho vista parlare con Dave e quindi ho pensato che forse… Che forse avete litigato ancora e che non sei felice per questo”.

Keith era già la seconda persona ad averla notata parlare in disparte con David, forse la sua mossa non era stata così discreta come aveva creduto in un primo momento, e se non era passata inosservata ad un bambino di sei anni, sicuramente lo stesso doveva valere per il resto del gruppo (fatta eccezione di Roger, che aveva ammesso candidamente di avere perfino origliato la loro conversazione).

Non aveva alcuna importanza, ad ogni modo, ma d’ora in avanti doveva prestare più attenzione ai passi successivi, ed accertarsi di agire veramente in modo discreto.

Fortuna che Roger era andato a bussare alla porta della sua camera in piena notte. Fosse accaduto di giorno, probabilmente anche quello non sarebbe passato inosservato agli occhi di qualcuno.

Sì, dare un taglio netto ai loro incontri era stata la decisione più saggia da prendere… Peccato che il bassista non sembrava averla presa bene… A meno che la sua minaccia non fosse stata solo un bluff… Ma poteva davvero essere un bluff dopo il colpo basso che aveva già ricevuto da Judith, oppure si era appena scavata la fossa con le proprie mani?

Empty Spaces; Pink FloydDove le storie prendono vita. Scoprilo ora