CAPITOLO 161

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«Tu...» Esitai. «Ieri, all'assemblea di Nai Nai...»

Avanzai un passo.
Il ginocchio debole, la voce tremante.

E nell'istante in cui l'acqua schizzò contro il mio pantalone, nell'istante in cui lo stivale si impregnò diventando aderente al fondale, la confusione si mischiò all'ansia, l'ira alla paura.

«Lo sapevi!» Gridai, ogni incertezza soffocata dalle altre emozioni. «Sapevi che Rubyo fosse vivo!»

E anche l'altro piede valicò la riva.

Allora la vera domanda non fu più come facesse a essere così tranquilla adesso, ma come potesse esserlo stata anche durante l'assemblea.

«Perché non hai detto la verità a Nai Nai?!»

La rabbia mi stava consumando la voce.
La preoccupazione accorciando il respiro.

Feci per avanzare ma Thui mi fermò, afferrandomi per il polso.

Aveva ragione, non eravamo lì per quello.

Se solo mi fossi lasciata andare, se solo avessi ignorato la mia coscienza e mi fossi abbandonata alle mie emozioni, le cose non sarebbero finite bene.

E di problemi a cui pensare, di guai da risolvere, ce ne erano già fin troppi.

Eppure quella presa quasi bruciava a contatto con la mia pelle.
I miei muscoli contratti al punto di soffocare le ossa.

Ma Aerin rideva.
Rideva di gusto.

La mia pazienza vacillò per l'ennesima volta dall'inizio di quella conversazione, ormai ridotta a un filo tanto sottile quanto consumato.

«Per quale motivo dovrei farlo?» Aprì le braccia, sollevò le spalle.

I suoi occhi cristallini mi guardarono con una purezza e ingenuità che non le appartenevano.

Quella risposta mi lasciò spiazzata.

«La mia vendetta non ha nulla a che vedere con le conseguenze della guerra.» Avanzò verso di me e le ciocche albine che le coprivano il seno si mossero al ritmo dei suoi passi.

Questa volta fu Thui ad incupirsi. «Che intendi dire?»

Senza mai lasciare la presa attorno al mio polso, raggiunse il mio fianco nel lago.

Quel suo avanzare poteva significare solo che anche la catena della sua pazienza stava iniziando a deteriorarsi.

E Aerin se ne accorse.

Se ne accorse e si voltò verso di lui, lo sguardo di chi la sa lunga.

«Che la tua cara nonnina è più ingenua di quel che pensassi.» Disse, mentre con un gesto svogliato della mano si portava una delle due ciocche di capelli dietro la spalla, rivelando il seno.

Eppure, in quell'atto, non c'era nulla di seducente, nulla di provocante.

Anzi, fu come vedere un animale estrarre i suoi artigli, mostrare le sue zanne.

«Le basta veramente poco per accontentarsi.» Continuò, la curva sinuosa del suo fianco scoperta.

«Non era la morte dell'ultimo dei Peccatori ciò che volevi?» Chiesi, e a quella domanda sentii le dita di Thui allentarsi attorno al mio polso.

Anche lui era tanto perplesso quanto me.

Non sapevo più cosa pensare, cosa credere.

«Sì.» Rispose lei.

E dal suo tono quasi mi parve si stesse prendendo gioco di me per averle posto una domanda tanto scontata.

«È ciò che voglio tutt'ora.»

Come in precedenza avevo visto fare a Gideon, dalla superficie del lago si sollevò una bolla d'acqua che prese a volteggiare intorno alla sua mano.

«Ma ho aspettato così tanti anni assaporandone il momento...» Incurante della nostra presenza, teneva lo sguardo fisso sulla superficie della sfera. «...che l'idea che la mia vendetta possa consumarsi in un chissà quale angolo remoto del Regno non la rende ugualmente appetibile.»

Osservai quella bolla muoversi nella mia direzione.

Le dita del Kelpie, ondeggianti al di dietro di questa, erano come le abili mani di un burattinaio che, agitando i fili, muoveva le sue bambole creando uno spettacolo.

Eppure qui di fili non ce ne erano.
E quello spettacolo non era gradito.

«Voglio assistere al momento con i miei occhi.»

Con un movimento della mano, intercettai la bolla prima che questa mi raggiungesse in volto ed esplose sotto al mio contatto.

Il palmo impregnato.
Il viso coperto di schizzi.

E a quella visione Aerin si portò entrambi i palmi alla bocca, come a soffocare un'improvvisa risata che non sembrava riuscire a trattenere.

Sollevai il mio sguardo, fissandolo nel suo: brillava di una gioia perversa.

Non resistetti più.

Non riuscii più, con la mia sola volontà, a placare il frastuono delle emozioni che, dentro di me, si accavallavano l'una all'altra, nonostante tutte volessero raggiungere lo stesso scopo, lo stesso obiettivo.

E prima che la mia mente riuscisse a razionalizzare, prima che Thui potesse fermarmi un'altra volta, mi divincolai dalla sua presa, ormai debole, e avanzai nel lago.

Ora l'acqua mi raggiungeva le ginocchia.

«Non osare toccare Rubyo!» Le puntai il dito contro, i nostri corpi a pochi centimetri.

I suoi occhi si illuminarono d'oro.

Ancora immobile con la mano sollevata a mezz'aria, cercavo di non far tremare l'arto, indebolito dall'ira, mi sforzavo di stabilizzare di nuovo i miei respiri, abbreviati dalla preoccupazione.

Ma neanche allora riuscii a placare la mia rabbia, il mio timore.

Perché la risposta che mi diede, ciò che le mie orecchie sentirono, non corrispondeva a quello che la mia mente si aspettava.

«Tranquilla.» Mi disse, e il mio cuore accelerò il suo ritmo. «Non è nelle mie intenzioni.»

Il ghigno sul suo volto si fece così ampio che non potetti più ignorarlo.

«Cos'è che sai?!» Gridai, ignorando la voce di Thui che mi chiamava alle mie spalle.

«Cos'è che sai che io non so?!» Continuai, e di nuovo una presa mi avvolse il polso.

Ma anche allora, Aerin rimase impassibile.

«So solo che non serve che io intervenga in alcun modo per ottenere quello che voglio.»

Mi dimenai, un vano tentativo di liberarmi dalla stretta di Thui.

Il mio sguardo che mai aveva lasciato gli occhi di Aerin.

«Sarà il tuo stesso sangue a tradirti.» Proseguì questa, e la rabbia in me cedette finalmente il suo posto alla preoccupazione.

«Cos-» Gli arti persero la determinazione di prima e Thui ne approfittò a tirarmi fuori dal lago.

«Non ascoltarla.» Sentii la sua voce rimbombarmi nell'orecchio. «Vuole solo provocarti.»

Scossi la testa, i miei occhi che ancora si rifiutavano di cambiare il loro punto di focalizzazione.

No, la conoscevo abbastanza bene per sapere che nessuna delle sue minacce fosse infondata.

«Hai ottenuto quello che volevi, adesso andiamo.»

Senza lasciarmi altra scelta, Thui mi issò su di sé, forzando le mie braccia a stringersi attorno al suo collo e, dopo un salto che mi fece scendere il cuore nello stomaco, si allontanò dal lago.

Royal Thief IIIWhere stories live. Discover now