CAPITOLO 196

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Il palazzo non era mai stato così silenzioso, neppure la notte della mia prima fuga in cui perfino i miei piedi scalzi non avevano emesso alcun suono.

Era una quiete che risuonava nelle mie orecchie come un'eco sinistro.

Il mio sguardo si incrociò con quello di Rubyo al mio fianco e la mia mente ricordò uno dei suoi primi insegnamenti: il silenzio della notte non era un alleato in cui rifugiarsi, ma un nemico insidioso da evitare.

Eppure non avevamo scelta. 

Quella notte, in quella situazione, non potevamo permetterci di aspettare oltre.

Tutte le settimane trascorse, i giorni passati, erano serviti per organizzare al meglio quell'unico secondo in cui avrei attuato il piano.

In cui avrei ucciso Markus.

E adesso ogni minuto, ogni attimo a nostra disposizione andava sfruttato prima che lui si svegliasse, prima che il destino della missione fosse svelato. 

Rabbrividii e una nuvola di condensa mi annebbiò la visuale per qualche istante.

Così vuoto, perfino l'interno del palazzo sembrava freddo quanto l'esterno.

Posai la mano sull'elsa di un pugnale che avevo preso più per conforto che per utilità e i battiti del mio cuore parvero rallentare.

Le lunghe falcate mi portarono difronte una finestra.

I piedi scalzi.
I talloni che a stento sfioravano il marmo.

L'alba si abbatteva sulle mura del palazzo.
L'ombra della cornice delle vetrate si allungava sul pavimento. 

Era come se il castello stesso respirasse, preparandosi a rivelare il suo lato oscuro.

Nascosti nella penombra, io e Rubyo osservammo oltre il vetro.

Nel cortile, sotto di noi, la prima battaglia era già iniziata e tutto procedeva secondo i piani.

Osservai i Rasseln caduti sull'erba pallida e quelli ancora in piedi che accerchiavano due figure.
Osservai la sagoma argentea di un Kelpie brillare di luce propria nell'occhio di quel ciclone.

Al suo fianco, Degorio.

Li avevano attirati.
Avevano fatto da esca.
Mi avevano liberato la strada.

All'alba di quel nuovo giorno, il sangue caldo già versato stava sciogliendo la brina appena nata.

Osservai in silenzio ancora per qualche istante, un'improvvisa esitazione che mi impediva di proseguire.

Capii cosa fosse a fermarmi solo quando degli occhi dorati si incrociarono con i miei.

Era lui.
Era Gideon.
Era il mio bisogno di volerlo guardare negli occhi un ultima volta.

«Va!» L'eco della sua voce risuonò inaspettato nella mia mente e i piedi iniziarono a muoversi prima che potessi comandarli, la stanza di Markus sempre più vicina.

Ma mentre proseguivo temetti, per la prima volta, che la seconda di quelle lacrime versate dalla Banshee potesse appartenere a Gideon.

Eppure, prima che il mio cuore potesse percepire i sentimenti derivanti da pensieri che la mia mente aveva già razionalizzato, un'alta porta in mogano mi bloccò la strada.

Il cuore mi piombò nello stomaco.
La mano, tremante, cercò stabilità sull'elsa del pugnale legato al mio fianco.

Era quello l'ultimo ostacolo che separava me dal luogo dove il mio passato, il mio presente e il mio futuro si accavallavano; dal luogo dove il mio viaggio mi aveva condotta.

Royal Thief IIIWhere stories live. Discover now