CAPITOLO 189

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In occasione di quella cena, né io né Rubyo ci cambiammo d'abito.

In quel momento, così fragili, il calore e l'odore dell'altro sui propri vestiti era l'unica rassicurazione di cui avevamo bisogno, l'unica armatura di cui avevamo bisogno.

E Markus lo avrebbe capito.
Capito che il suo piano non avrebbe funzionato.
Capito che non avremmo più sottostato ai suoi infantili giochetti.

Giochetti, come quello che era iniziato nel momento in cui il nascondino era giunto al suo termine: la famiglia felice.

«Vedo che non avete gradito le mie premure.» Ci accolse, indirizzandoci con la mano guantata verso due dei posti apparecchiati.

Li contai. 
In tutto erano cinque.

«Ho pensato che questa volta possa farti piacere stare in compagnia.» Aggiunse, notando a cosa fosse rivolta la mia attenzione. «Dopotutto è anche casa tua, è giusto trattare con ritegno anche i tuoi ospiti, per quanto indesiderati

I Rasseln non ebbero neppure il tempo di riavvicinare le nostre sedie al tavolo, che Aerin entrò dalla porta che si era da poco chiusa alle nostre spalle.

A seguirla a ruota c'era Gideon.

Il suo sguardo incrociò il mio, per poi depositarsi sul mio collo.

Desiderai non notare la luce cupa dei suoi occhi, o il modo di come questi si spostarono verso Rubyo.

Ora non era lui il mio problema, ma Markus.

«È casa tua.» Ripeté. «E voglio dimostrartelo.» Continuò, incurante dei due Kelpie che prendevano posto. «I Rasseln saranno sempre a tuo servizio e ho fatto in modo di preparare ogni ala del palazzo alla tua presenza, nel caso in cui volessi visitarla.»

Osservai gli angoli delle sue labbra venire tirati verso l'alto in una smorfia che nulla aveva a che fare con un sorriso.

«Ho anche piantato personalmente nuove specie di fiori nella serra, sono certo che ti piaceranno.»

Sentii la mia schiena irrigidirsi contro lo schienale.
Le sopracciglia aggrottate.

Quali erano le sue intenzioni?
Cosa voleva ottenere?

Iniziai a chiedermi se avessi sopravvalutato i piani di Markus, se il vero motivo dietro le sue azioni così inusuali fosse un vano tentativo di fare breccia nel mio cuore.

Al solo pensiero sentii la bile corrodermi l'esofago.

Che illuso.
Avrebbe fatto prima a morire.

In silenzio, osservai i Rasseln servire la prima portata.

Lo detestavo, ma sarei stata al gioco.

«Mancano due posti.» Dissi. 

Lo stridere del coltello di Markus contro il piatto mi fece chiudere nelle spalle.
Uno spasmo, un riflesso, che avevo sviluppato con il tempo e che ancora non ero riuscita a dimenticare.

«Come scusa?» Con il solito sguardo impassibile, Markus prese a osservarmi.

«Hai detto di volermi far stare in compagnia.»

Gli occhi neri.
Le labbra tirate all'insù come a formare un sorriso.

Ignorai la sensazione di freddo che si era insinuata sotto i vestiti e ripetei: «Mancano due posti.»

Fu allora che Markus lasciò ricadere le posate nel piatto.
Il rumore così acuto delle stoviglie da farmi serrare la mascella.

Un pezzo di carne appena tagliato finì sulla tovaglia.
Osservai il tessuto bianco colorarsi di un rosato pallido.

Royal Thief IIIWhere stories live. Discover now