CAPITOLO 187

279 19 44
                                    

MARKUS' POV

Lo sferragliare del cancello, chiudersi alle mie spalle, fece fremere il mio cuore.

Chiusi gli occhi.

Ispirai.
L'odore di quei gigli rossi mi annebbiò la mente, appannò la visuale.

Non ricordavo di averli mai piantati eppure erano comparsi, da un inverno a un altro, come se fossero sempre stati in quel punto, nascosti sotto terra, in attesa di fiorire.

E da allora erano sempre rimasti lì.

A vegliare.
Ad accogliermi.

Espirai.

Aprii gli occhi.

Casa dolce casa.

Mi chinai sul confine del sentiero in ghiaia, proprio sul quell'orlo di terreno colorato di verde pallido.

Odiavo quel colore.

Ero stato via per così poco, eppure quanto era cambiato il mio giardino in assenza delle mie solite premure.

Perché non mi aveva aspettato?
Perché non era rimasto lo stesso?
Perché aveva lasciato che quel verde acido dell'erba soffocasse i petali così delicati dei miei gigli rossi?

I miei gigli rossi.
Li osservai un'altra volta.
Quanto mi erano mancati.

Allungai la mano verso uno di loro.
Lo stelo così verde da confondersi con l'erba.

Lo odiavo.

Stinsi le dita attorno al gambo e tirai.

Tirai, fin quando uno schiocco secco non tagliò in due il fiore, separando quella bellissima testa dal resto del corpo vile e spoglio.

Sentii un angolo delle mie labbra incurvarsi.
Ora si che era di nuovo bello.

Mi sollevai, avvicinandomi a Lyranna con il fiore in mano.

E i petali di quel giglio, sottili e delicati come ragnatele rosse, mi solleticarono il guanto al lieve spostamento d'aria.

Con i polpastrelli, spostai i capelli dal viso della mia sorellona, incastrandoli dietro all'orecchio assieme al gambo menomato.

Amavo i miei gigli rossi.
Eppure, la vicinanza così prossima di quelle due sfumature cremisi, l'una a contatto con l'altra, rivelava come il colore di quei fiori altro non fosse che una brutta copia, che impallidiva quando accostato alla gradazione di capelli di Lyranna.

L'unica originale.

Ma ora, così come io avevo appena mozzato quello stelo, anche lei li aveva tagliati, accorciati.

Perché?
Erano così belli, delicati... puri.

Ora non c'era più alcun modo di intrecciarli.

Sentii la mia mascella contrarsi.

Non importava.
Sarebbero ricresciuti.

Mi chiesi allora quale sfumatura di cremisi sarebbe stata più bella: quella dei suoi capelli, o quella del sangue di chiunque avrebbe osato toccarglieli nuovamente.

Già una volta avevo resistito alla tentazione di decorare il soggiorno con un tappeto di pelliccia rubra... ma non ce ne sarebbe stata una seconda.

Eppure quello non era il momento di perdersi in inutili asti passati.
Non quando la mia sorellona era finalmente difronte a me.

Indietreggiai, osservandola.
La certezza che lei stesse seguendo le mie orme come un'ombra mi fece tremare le vene.

Quanto mi era mancata.

Royal Thief IIIWhere stories live. Discover now