CAPITOLO 162

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Poco dopo, Thui si infilò in una delle innumerevoli cavità dell'immensa quercia che faceva da casa ai membri dei Rayag.

Ero ancora scossa dalle parole, dalle minacce di Aerin, che alle mie orecchie suonavano tanto potenti quanto una maledizione, ma ora non potevo lasciare che i miei pensieri, le mie emozioni, indugiassero in una conversazione passata, in un dialogo già chiuso.

Perché adesso era un'altro il nemico che dovevo affrontare.

«Io ti aspetto fuori.» Mi bisbigliò Thui all'orecchio. «Per qualsiasi cos-»

«Lo so, lo so...» Lo interruppi. «Per qualsiasi cosa basta che bisbigli il tuo nome.»

Scoprì un canino, per poi sistemarmi una ciocca dietro l'orecchio.

Con una lentezza felina, Thui spostò lo sguardo da me a Nai Nai, alle mie spalle, e vidi chiaramente la sua pupilla del suo occhio restringersi ed allungarsi per pochi istanti.

Eppure, in quel fissarla di sbieco, non c'era nulla di malvagio, nulla di perverso.

Perché in fondo, per quanto Nai Nai potesse essere meschina e credere in princìpi opposti ai nostri, rimaneva pur sempre la nonna di Thui e, in quanto tale, parte integrante della sua famiglia.

La stessa famiglia per cui ora lui stava rischiando tutto, tenendo la nascosta la mia vera identità per spalleggiarmi in un'alleanza che avrebbe dovuto rendere il futuro di entrambi i Regni più stabile e sicuro.

Perché Thui era caparbio, determinato, pronto a tutto per il suo popolo.

Un vero capo, al contrario di me.

E io non potevo deluderlo, non dovevo indugiare.

Eppure, indugiare era l'unica cosa che avevo fatto da quando era arrivato Rubyo.

Osservai, dopo un ultimo saluto, il Gumiho gettarsi nel vuoto sotto di lui.

Mi presi qualche attimo, giusto il tempo di vederlo atterrare sano e salvo alle radici dell'albero, poi mi voltai verso Nai Nai.

Deglutii.
Un silenzioso tentativo di schiarirmi la gola.

Era seduta su una sporgenza in legno, ricurva su se stessa.
La carnagione di un colore che quasi si confondeva all'anima dell'albero.

«Vieni mia cara.» La voce più squillante di quanto mi ricordassi.

Con un debole oscillamento dell'arto, Nai Nai mosse nell'aria una mano tanto rugosa quanto fragile, eppure ero certa che, se solo l'avesse voluto, con quelle stesse dita avrebbe potuto spezzare delle ossa... cosa che probabilmente aveva già fatto.

Poi, lentamente, riappoggiò il palmo sul bastone che teneva tra le gambe.

«Temevo di dover aspettare il giorno del matrimonio per poter scambiare delle chiacchiere in privato.» Continuò, la visione corta persa nella penombra della stanza.

E in effetti, prima di allora non avevo avuto la ben che minima intenzione di iniziare un qualsiasi tipo di conversazione con Nai Nai.

Anzi, mi ero sempre accertata di starle lontana, lasciando che fosse suo nipote ad intercedere per me.

Così, ancora una volta, mi ero nascosta dietro qualcuno.
Per più di sei mesi.

Ma ora che sarei ufficialmente entrata a far parte dei Rayag, ora che mi sarei sposata con Thui, rimandare il nostro incontro ravvicinato sarebbe stato solo un problema che, prima o poi, avrei dovuto affrontare.

E adesso che avevo un motivo per iniziare quella prima conversazione, esitare, tirarsi indietro, sarebbe stato privo senso.

«Sono venuta a scusarmi per la sommossa di questa notte.» Iniziai.

Royal Thief IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora