XXVII. Amore perduto

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Il viaggio alla ricerca della sciamana non fu così tremendo. La madre di quest'ultima aveva dato informazioni ben chiare su come trovarla.

Bella non sopportava l'idea di aver perso la sua magia da sirena, ma in fondo Peter aveva mantenuto la sua promessa anche senza saperlo: trovare un modo per renderla umana. Non si era inventata nessuna scusa per andarsene dal villaggio, anzi, la moglie del Grande Capo lo stava facendo per lei, probabilmente in quel preciso momento. La questione doveva rimanere segreta senza però ingannare Peter e gli altri.

Era in marcia da quasi un giorno e le sue gambe ormai non riuscivano a mantenere un passo spedito come avrebbe voluto. Per fortuna al villaggio le era stata donata una sacca di tela per contenere cibo, acqua e le fiale con il veleno del rampicante. Infine era anche riuscita a cambiarsi d'abito e lasciarsi alle spalle le vesti del capitano.

Era sul punto di cedere quando in lontananza, proprio in mezzo alla foresta, vide una grotta ai margini delle radici di una montagna. La vista del rifugio combaciava con la descrizione della moglie del Grande Capo: un'entrata ovale in pietra con ai lati due grandi rocce dipinte con pitture rupestri. Quest'ultime rappresentavano disegni astratti e simboli che la ragazza non riusciva ad interpretare, ma si percepiva la magia che riuscivano ad attirare.

Bella prese fiato e si fermò a contemplare le sue scelte. Ormai era diventata una tradizione quotidiana, ma in quel momento poteva cambiare il suo futuro. L'unica cosa che la bloccava dal suo lieto fine era lei stessa.

Entrando nella caverna riuscì ad intravedere una luce a poca distanza da lei, probabilmente di un focolare. Man mano che camminava le pareti di un lungo corridoio si tingevano di battute di caccia, rituali magici e ancora simboli astratti, tutti dipinti a mano con diverse tonalità di nero o rosso. Il caldo sulla sua pelle le fece capire che ormai doveva essere giunta a destinazione.

Superate le pitture si ritrovò in un'area della caverna più spaziosa e adatta per ospitare una persona. Sembrava proprio l'interno di una tenda del villaggio, ma con le pareti di roccia. Girò in tondo al focolare per qualche istante nel caso non avesse notato la presenza della donna che stava cercando, ma senza risultato:

"C'è nessuno? Mi dispiace essermi introdotta senza invito, ma ho bisogno di risposte. Sono un'amica puoi stare tranquilla."

Le parole riecheggiavano nell'eco della grotta, ma infine non arrivò nessuna risposta.

"Non posso aver fatto questo viaggio per niente, ti prego aiutami!" continuò Bella. "Non voglio tenderti una trappola, non lo farei mai!"

"Forse perché ci sei già dentro tu."

Bella si voltò di scatto presa dalla paura. La voce che aveva appena parlato non apparteneva sicuramente ad una donna. La figura che si trovò davanti era ovviamente lui: Capitan Uncino.

L'uomo per un momento sbiancò in volto appoggiandosi di peso sul muro roccioso della grotta:

"Tu non sei lei! Tu sei viva!"

"Tu! Tu ignobile..." pianse Bella senza riuscire a trovare le parole.

Il capitano cercò di avvicinarsi a lei con le lacrime agli occhi. Bella tuttavia non apprezzò il gesto:

"Stammi lontano! Non voglio neanche rimanere nello stesso luogo con te, vattene non sei il benvenuto qui!"

"Aspetta, ti prego, lasciami parlare"

"No! Non ti lascerò farle del male di nuovo!"

Uncino quasi non riusciva a respirare. Lei era viva. L'unica cosa al mondo che gli importava era sana e salva. Tuttavia conosceva la sua storia con la sciamana:

"Non era mia intenzione farle del male. Come te volevo delle risposte!"

"E dimmi capitano, le hai trovate? Hai trovato il modo di uccidere Peter?"

Bella si trovava a pochi passi da lui. Il suo cuore batteva all'impazzata. Mentre le lacrime raggiungevano gli occhi, il suo respiro accelerava di pari passo. Lo stesso stava capitando ad Uncino. Amata e amante stavano diventando ancora una volta preda e predatore:

"E' questo che ti hanno raccontato? Tu non sai cosa mi è stato rivelato quel giorno!" gridò Uncino.

"No, non lo so. Non so nemmeno cosa ci faccia tu qui! Vattene!"

"No, io non me ne vado. Non me ne andrò mai più, anche se conosco quella stupida profezia."

Bella si riprese dal pianto. Il suo volto si fece più calmo, ma i suoi occhi gridavano di più. Finalmente il momento della verità.

"Cosa hai detto? Profezia?" domandò incuriosita.

"Sì. Ciò che ti hanno detto è vero. Ho cercato il modo di uccidere Pan e mi è stato rivelato da quella sciamana, ma ad un prezzo troppo alto. La donna disse che la mia ricerca della polvere magica sarebbe stata vana, forse avrebbe risolto il dolore delle mie ferite, ma nulla di più. Avrei dovuto ascoltarla e smetterla con quell'impresa."

Uncinò si avvicinò lentamente a Bella, la quale ascoltava con attenzione:

"La costrinsi a svolgere i suoi rituali magici per saperne di più ed infine mi rivelò la verità: un modo per uccidere Peter Pan esisteva eccome. Nella laguna viveva una sirena diversa dalle altre, talmente potente da poter soggiogare ogni creatura dell'Isola che non c'è. Lei sarebbe stata la chiave per uccidere il bambino volante. Tuttavia non sarebbe mai accaduto, perché in realtà lei aveva già il suo destino scritto: lei era nata per uccidere me."

Bella trasse un profondo respiro e crollò sulle sue stesse gambe. Rimase in ginocchio guardando il terreno della caverna con gli occhi che ormai non smettevano di lacrimare. Non voleva questo. Non l'aveva mai voluto. Per tutto questo tempo era stata in cerca di quella verità che avrebbe odiato per il resto della sua vita.

Uncino si chinò al fianco di lei facendole alzare lo sguardo con una mano per incontrare il suo:

"Questo non mi hai mai fermato dall'amarti. Nonostante le parole della sciamana ti ho incontrato e da allora ti ho amato alla follia. Mai una volta ho pensato di ucciderti per quello che avresti potuto fare. Durante quella nefasta battaglia ho commesso l'errore più grande della mia vita e non mi aspetto il tuo perdono, ma sappi che sono giunto qui con il solo scopo di trovare una soluzione a tutto ciò. Nulla di più."

"Ti amo e così sarà per sempre" concluse Uncino rialzandosi e allontanandosi da Bella.

Mentre camminava per uscire dal rifugio si fermò un istante a guardare l'amore della sua vita per un'ultima volta:

"Se potessi donarti una mattina di primavera dalla mia vita e portarti lì per sempre, lo farei."

La ragazza si alzò in piedi e corse tra le braccia del suo uomo:

"Voglio che tu tenga questo pensiero stretto nella mente e lo trasformi in un ricordo. Non è mai accaduto, ma accadrà per sempre."

Uncino non sopportò il pensiero di un nuovo addio e baciò Bella con la forza di un leone. Lei ricambiò con altrettanta forza e accavallò le gambe al suo bacino.

Non riuscendo a mantenere quella posizione con una mano sola stese Bella per terra slacciandole la veste con l'uncino. Lei ne approfittò per togliergli di dosso la camicia facendo rivelare il petto dal pelo scuro del pirata.

Dopo aver baciato e morso i centri del piacere della ragazza, il capitano montò infine sul corpo di lei baciandola con ardore.

Quando si aprì per lui emise un suono che pareva porre fine a tutti i suoi tormenti.

Aveva trovato finalmente il suo fuoco.

L'amore di UncinoWhere stories live. Discover now