VI. L'incontro

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Uncino e Spugna arrivarono sulla Jolly Roger. Spugna raggiunse gli altri pirati, mentre Uncino si ritirò nella sua cabina. Sul tavolo al centro della stanza, trionfava un'enorme ciotola di cristallo piena di frutti succosi e squisiti. Le candele illuminavano delicatamente l'ambiente creando graziosi riflessi sulle eleganti librerie colme di volumi dalle copertine in preziosa seta colorata e il mappamondo pregiato brillava. Non sembrava più lo stesso, era sempre iperattivo per cercare una trappola per Peter, ma ora aveva in testa quella sirena. La nave aveva ricominciato a cavalcare le onde del mare e sul ponte Spugna si era addormentato, come al solito. Un rumore lo svegliò di sopraffatto, come un rumore di pinne.

"Cosa diamine è stato?" chiese Spugna a Nuddle.

"Non lo so, un delfino?" rispose quest'ultimo.

"No peggio uno squalo!" aggiunse Bill, il quale si era scaraventato sui due pirati per partecipare alla conversazione.

Iniziarono ad ascoltare il silenzio della notte e tutta la ciurma cominciò una discussione su cosa fosse il rumore.

"Per me è un pesce palla!"

"No testa di fagiolo è un calamaro gigante!"

"Ma no! Ovviamente è un polpo!".

La ciurma si mise a discutere talmente forte che Uncino uscì dalla cabina.

" Cos'è questo baccano? Tornate al lavoro sottospecie di mozzi!" urlò Uncino.

"Ma capitano c'è uno squalo-pesce palla-polpo nell'acqua!" rispose un pirata.

Gli occhi di Uncino si illuminarono per un secondo.

"E se fosse una sirena? Potrebbe essersi innamorata di uno dell'equipaggio e ora ci sta seguendo"

Il capitano affondò il suo uncino nel petto del pirata che aveva osato dirlo.

"Ci sono altre riflessioni? Tornate al lavoro!" gridò alla ciurma.

I pirati ritornarono al loro posto e Uncino si affacciò dal ponte. Vide il riflesso di qualcosa muoversi nell'acqua, poi scorse un viso di una fanciulla. Il viso uscì dalla superficie dell'acqua e Uncino si ricordò di esso, quegli occhi verdi, quei capelli castani. Era la sirena che lo aveva salvato. I due si guardarono l'un l'altra. Quando la vide, Uncino credette davvero come si faceva a respirare. Non sapeva neanche come spiegare la nascita di quel sentimento, visto e considerato che non credeva nemmeno di poterlo provare. Eppure lo provava e, in quel momento, ne stava sperimentando gli effetti collaterali.

"Sai parlare?" chiese Uncino.

"Sì" rispose la sirena avvicinandosi alla nave.

"Sei tu che mi hai salvato oggi?" continuò Uncino.

"Sì" rispose ancora una volta la sirena.

"Sono in dovere di ringraziarti allora" mormorò il pirata.

"Non c'è di che Uncino".

"Chiamami James, e tu saresti..?" chiese incuriosito Uncino.

"Isabella.." rispose.

Un rumore interruppe la conversazione. Un tuono si era impossessato del cielo e l'espressione di Isabella cambiò.

"Scusa, devo andare al più presto" disse la sirena con tono impaurito

"Devono aver scoperto che me ne sono andata." continuò.

"Aspetta! Domani all'isola del teschio a mezzo dì" ordinò Uncino.

Isabella apprezzò quella frase, indicava l'interesse di Uncino per lei.

"Ci sarò" e con uno sguardo dolciastro guardò il pirata e si intrufolò nel mare profondo senza dimenticarsi di quell'episodio. Uncino tornò nella sua cabina, neutro agli occhi della ciurma. Come usanza, si addormentò sul tavolo della cabina e sussurrò il nome della sirena mentre lo faceva, impaziente per il giorno dopo.

L'amore di UncinoWhere stories live. Discover now