XXI. Riprovaci

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"Quale graziosa veste, mia bella."

"Quali belle parole, capitano."

"Che cosa vuoi da me?"

"Tutto a suo tempo."

Uncino legò le mani di Bella e la fece sedere sul freddo legno della nave: "Spugna, portiamola all'albero delle fate e prendiamo quella maledettissima polvere. Ciurma! Preparate le scialuppe!"
Dopo un istante, i pirati erano nelle barche, immersi dai banchi di nebbia nell'atto di scrutare le rive dell'isola. Bella osservava Uncino, il quale aveva appoggiato una gamba sul bordo della sua scialuppa.
Lui malediceva la bellezza di lei, poiché l'amava ancora, pur avendolo tradito.
L'equipaggio giunse alla riva: "Spugna, facci strada!"

"Rami e sassi ovunque. Un paio di scarpe no, Uncino?"

"Capitano. Non osare chiamarmi in altri modi, e dopotutto le scarpe te le devi guadagnare. Non pensare di falsificare le tue emozioni per farmi cambiare idea."

"Già...come non dovevo falsificare altro ieri sera..."

Sberla sulla guancia destra. Caduta. Presa per i capelli. Fatta rialzare. Tutto ciò in meno di trenta secondi. "Capitano, siamo arrivati! Guardate!" sussurrò Spugna.
La ciurma si accostò dietro le piante che circondavano l'albero e Uncino slegò la ragazza.
"Ecco tutto: vai dall'albero, prendi la polvere e la porti da me. Facile no? Se in quella bella testolina, ti venisse l'idea di tradirmi, cosa alquanto prevedibile, sappi che non proverò alcun rimorso nel riempire di piombo le tue nobili intenzioni" disse Uncino prendendo la sua pistola in mano e sfiorando il grilletto.

Che persona orribile.
Sia sirena che donna.
Pronta ad obbedire al gioco perverso di Uncino.
L'albero era lì. Splendente come non mai, ma ben presto sarebbe divenuto solo un'altra prova di tradimento.

"FERMA DOVE SEI!" gridò un voce dal nulla.

"Cosa diamine..."

"So che sei qui Uncino, vieni fuori e combatti da uomo a uomo!"

Peter! Trilli era riuscita ad avvertirlo in tempo.

"Vuoi dire da uomo...A BAMBINO!" esclamò il pirata correndo verso il ragazzo.

Si creò una grande confusione.
Tutti i pirati corsero verso i bimbi sperduti, i quali erano arrivati insieme a Peter. Uncino lottava insieme a quest'utlimo e Bella correva disperata cercando una fonte d'acqua. Tra spari e colpi di lame, nessuno badava all'ennesimo pericolo in agguato. Bella inciampò su un ramo e cadde nuovamente. Quel ramo, non era un ramo. Ovviamente non era un ramo. Nel bel mezzo di un battaglia deve arrivare il solito rompiscatole. Il rampicante che aveva morso Bella vicino all'albero.

"Oh no caro mio, io ti estirpo e poi..."

Zacchete! Un dente della pianta rimase nella gamba sinistra di Bella, provocandole ancora più dolore dell'ultima volta. Nessuno sentì l'urlo della ragazza, poiché tutti erano occupati a combattere. Si rialzò in tutta fretta: "Pennino! Pugnale!" urlò. Prese al volo l'arma e tagliò quel maledettissimo rampicante. Soddisfatta di essersi finalmente liberata di quel lerciume, si gettò nel mezzo della battaglia non curandosi della ferita. Quando ad un tratto....

BOOM!

Un proiettile colpì il petto della ragazza e una parte d'ala di Trilli, poiché quest'ultima aveva cercato di fermare il colpo, fallendo.

Silenzio assordante.

L'amore di UncinoWhere stories live. Discover now